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Villaggio della Birra 2012: il mio resoconto

Lunedì post Villaggio della Birra, è il momento dell’immancabile resoconto su una delle mie manifestazioni preferite in assoluto. Che anche quest’anno non mi ha deluso: solita bella atmosfera, solita selezione interessante da Belgio e Italia, solita imperdibile opportunità di ridere, scherzare e chiacchierare con tanti amici dell’ambiente. E soprattutto solita occasione di entrare in contatto con il mondo brassicolo belga, scambiare due parole direttamente con i birrai e capire (almeno in parte) la loro filosofia di birra. La curiosità dei presenti è stata ampiamente ripagata da ben 15 produttori dal Belgio, affiancati da 6 birrifici italiani e alle chicche del Belgian Tradition Corner. Complementi quindi a Gianni Tacchini, Alberto Laschi e tutta l’organizzazione per la riuscita del festival.

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Entrando nel dettaglio, direi che i birrifici italiani si sono ben difesi se rapportati ai colleghi belgi. Anzi, direi che non c’è stata proprio partita: sapete che non tendo necessariamente a esaltare i nostri birrai, eppure in questa occasione hanno dimostrato una qualità generale decisamente superiore. Merito loro, senza dubbio, ma soprattutto demerito dei belgi, che personalmente mi hanno assai deluso. Alcune birre erano oggettivamente impresentabili, altre nate da sperimentazioni superficiali e mal realizzate. C’era poco di veramente interessante sul lato belga e anche i nomi consolidati hanno mostrato qualche passaggio a vuoto.

Tra i migliori segnalo De Glazen Toren, che per me parte sempre con 10 punti di vantaggio grazie alla sua Jan De Lichte – che volete farci, ognuno ha le sue fisse. Oltre all’ottima “Double Blanche”, il sempre vulcanico Jef Van den Steen aveva Saison D’Erpe Mere e Cuvée Angelique, entrambe in gran forma. Boelens inizialmente mi ha terrorizzato con una censurabile Balzello, poi quando ho avuto il coraggio di tornarci mi ha deliziato con una Tripel Klok, non al 100% ma comunque assai godibile. Il debutto di De Ryck al Villaggio ha coinciso con una discreta Special (Blond) e una meno apprezzabile Arend Tripel. Il vero colpo al cuore è stata una Bink Blond in condizioni infernali, mentre Schelde mi ha incuriosito con birre non eccezionali, ma originali (nel senso più positivo del termine): la Oesterstout era complessa e gustosa, sebbene lontana dal concetto classico di Stout alle ostriche, la Hop Ruiter una Belgian Ipa intrigante (dry hopping di Nelson Sauvin), anche se non certo perfetta. Decisamente diversa l’altra Belgian Ipa presente: la dimenticabile Belle-Fleur di De Dochter van de Korenaar, che mi ha fatto riemergere i dubbi della capacità dei belgi di confrontarsi con questa tipologia birraria.

Non mi sono piaciute molto le birre maturate in legno di Hof Ten Dormaal, così come la Ma Mère Speciale di De Leite. Non ho assaggiato De Ranke che conosco a memoria, ma mi hanno parlato di una XX Bitter francamente evitabile. Rispetto allo scorso anno erano invece a posto le birre di Cazeau: la Saison de Cazeau era finalmente bevibile, con la sua netta aromatizzazione ai fiori di sambuco (per me eccessiva, ma son gusti). Per il resto assaggi nella media, con un trionfo di Tripel che hanno messo a dura prova i presenti per il loro grado alcolico, regalando in cambio alcune sensazioni interessanti. Due parole le spendo per la Caractere Rouge di Rodenbach, che Gianni è riuscito ad avere in quantità impressionanti: a me è piaciuta tantissimo e l’ho trovata più complessa di quanto possa sembrare a un primo approccio.

Passando all’Italia, le note negative sono diminuite sensibilmente. Vera rivelazione dell’evento è stata la nuova Polska di Amiata, di cui ho parlato in un recente post. Essendo una birra di solo grano affumicato immaginavo che potesse non piacere a tutti, invece i pareri che ho sentito sono stati tutti allineati: affumicatura evidente ma delicata, grande bevibilità, in generale piuttosto gustosa. Altra sorpresa è stata la nuova Pils di Brùton: deve ancora migliorare in armonia generale, ma già adesso è un prodotto entusiasmante, che ricorda le migliori incarnazioni italiane dello stile.

Tra le altre novità segnalo la Pvk nel Salco di Olmaia, versione maturata in legno della birra ai cereali di Moreno Ercolani. Davvero niente male, con il legno che apporta note aggiuntive al seducente profilo aromatico della Pvk. Invece non ho provato (o almeno credo di non averlo fatto 🙂 ) La 14, blend tra La 5 e La 9. Nel vicino stand Buskers ho provato un’ottima Devochka e le due inedite Black Junkie (una Belgian Black Ale molto tostata) e Nausicaa (una Saison con brettanomiceti): bene la prima, non altrettanto la seconda – il brett era veramente troppo presente. Curiosamente anche il Ducato aveva un prodotto analogo, chiamato Vieille Ville: decisamente più bilanciata, era davvero gradevole da bere. Non l’unica novità per l’azienda di Roncole Verdi, presente anche con una Ipa “leggera” (3,5% alc.), la Victoria Light: tanti birrifici scandinavi dovrebbero prendere esempio da una birra del genere, sebbene domenica fosse molto meno esaltante del giorno precedente. Per il resto tutte birre in buona forma, con un livello qualitativo sicuramente confortante.

In chiusura segnalo anche due piccoli appunti organizzativi, che mi sembra giusto sottolineare. Visto il numero più alto di birrifici italiani, quest’anno c’è stata una diversa distribuzione degli stand: da un lato i belgi, dall’altro gli italiani. Questo dettaglio ha assecondato le nuove esigenze logistiche, ma ha anche quasi completamente cancellato quella complicità che si creava tra i birrai delle due nazioni nelle scorse edizioni. A mio avviso ne ha un po’ risentito l’atmosfera: si percepiva meno divertimento e baldoria collettiva dietro gli stand, ma magari è stata solo una mia impressione. Vera nota dolente invece è stato il cibo: di buon livello, ma in certi momenti le code per mangiare erano davvero impressionanti. Niente di nuovo rispetto alle precedenti edizioni, ma speravo che con la chiusura del servizio ristorante le cose sarebbero migliorate.

A parte questi dettagli, come già detto anche stavolta il Villaggio non ha deluso le aspettative. Rimane un evento immancabile e unico nel suo genere, punto di riferimento per tanti appassionati che annualmente si ritrovano lì, complice anche la posizione geografica non troppo sbilanciata.

Chiudo con due immagini del Villaggio 2012. La prima è quella di Gino di Foglie d’Erba, che si è palesato dal nulla sabato notte armato di un fusto di Babèl (immensa): la sua simpatia è sempre coinvolgente, così come la sua voglia di fare festa in ogni occasione. La seconda è quella del mitico Romeno Corelani, per me la più grande rivelazione birraria del Villaggio 😛 . Ah, shame on you per il gruppo musicale del sabato: mi hanno fomentato partendo con i Pink Floyd, per poi calare costantemente la qualità delle loro scelte musicali fino alle cover di Ligabue. Ma l’illusione iniziale mi ha spinto a cantare e ballare fino a fine concerto 😛 .

Grande Villaggio della Birra, ci vediamo il prossimo anno! Voi come lo avete vissuto?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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15 Commenti

  1. Come spesso accade il tuo puntuale resoconto è la raccolta delle cose che ci siamo detti a più riprese durante l’evento! A parte quelle da te citate a me sono piaciute particolarmente anche la Vicardin di Vicaris (una triple con geuze) molto fresca e ben bilanciata, la triple luppolata di Cazeau e la Ezequiel di Buskers.

  2. Ciao

    il mio primo Villaggio, con i Malti da Legare e grande festa, un bellissimo momento di aggregazione e baldoria e di turismo…la zona di Senese ha dei pesaggi unici.
    Poi ci vorrebbe una cassa in più, ma il cibo vedi grigliate era ottimo (fegatelli e salsiccia pepata) e rimettere gli stand dei birrai mischiati come gli anni precedenti poi arriviamo alle birre.

    Le ITALIANE le ho un po’ tralasciate ma condivido i tuoi giudizi: la Polska mi è piaciuta ed anche la Saison brettata del Ducato e la PVK nel Salco purtroppo non ho provato la Pils di Bruton; Brew Fist lo conosco molto bene e mi son ripreso la Fear, mancava la Jail, la mia preferita.
    Il nostro livello è sempre più elevato e per certe cose il Belgio no ci fa più paura…

    le BELGHE…su tutti Tilquin che non avevo ancora avuto modo di bere..una goduria in entrambe le versioni; “tradition corner”, moooolto interessante ma la Rodenbach non mi ha fatto impazzire
    la Kerkomse Triple era buona la Bink non l’ho provata
    Glazen Toren è una ceretezza
    De Ranke: Guldemberg buona la XX ce l’ho a casa :-))
    Hof Den Tormal: la Sherry Barrel Aged a me è piaciuta parecchio, purtroppo mi sono dimenticato di provare quella nell’Ardberg e quella nel Porto..
    Cazeu: al pre villaggio mi ha rifilato una Triple super brettata/ghiacciata che si è fatta sentire la mattina dopo…
    Schelde: buone
    Le altre le ho provate da amici ma era meglio lasciarle in Belgio…per fortuna che al Pre Villaggio mi sono bevuto una indimenticabile Taras Boulba!!!

    Spero per i prossimi anni in una più oculata selezione delle birre e dei birrifici Belgi comunque un grazie a Gianni ed Alberto

    alla prossima

  3. Tutto bello , come sempre.
    Io ho fatto un gioco di prestigio anche questa volta , addormentandomi sabato sera alle sette e mezza in albergo per risvegliarmi la mattina dopo , perdendomi tutta la serata.
    Concordo su tutti i tuoi giudizi sulle birre ; ai plausi generali aggiungerei per meriti “defaticanti” la California Lager di Busker’s.
    Poi Andrea , peccato che siete andati via prima , ma domenica sera c’erano diversi belgi attaccati alle spine italiane e viceversa….con il team Brewfist+Carboneria Reggiana che ha svuotato in due ore il frigo di Tilquin….so’ ragazzi!

  4. Anche io sono rimasto soddisfatto del villaggio,era la prima volta che presenziavo e non ha deluso me mie aspettative.
    Organizzazione:vero delle code x il cibo,ma verso le 8 (parlo del sabato) si affrontava,il problema era dalle 9 in poi. Ho mangiato una discreta carbonnade forse un po’ freddina.
    Birra: i miei assaggi sono stati Saison Cazeau (non male,ma col senno di poi avrei ri-bevuto la New Morning); Cuvee jeun’homme di De Leite (piacevole il tocco acidulo); Arend Tripel (senza lampi decisivi); Blondelle in bottiglia (delusione, ma sono io a non amare questo tipo di birre poco carbonate); Machete Del Ducato (per spezzare i sapori con una tonnellata di luppolo); Olmaia La9 (ottima); Hof ten Porto e Bruton 10 a chiudere (quest’ultima dalla bottiglia,mi è piaciuta davvero).
    Sulla musica non posso che condividere le sensazioni contrastanti di Andrea nel passare da The Wall a Alan Sorrenti.

  5. Da partecipanti attivi quest’anno, approfittiamo di questo spazio per ringraziare veramente tutti (tanti tanti) quelli che son passati da noi per una birra (1?), una chiacchera, un consiglio, un complimento! Grazie infitnite! E grazie a Gianni & Alberto di tutto!
    Quando mi son staccato dal banco ho assaggiato molte birre, segnalondene una per birrificio direi a memoria:
    Amiata Polska direi, davvero interessante.
    Bruton pils assolutamente, anche se tutta la produzione era in forma.
    Ducato: Victoria Ipa e Belle Veille (clamorosa, c’è sempre da imparare dai maestri)
    Olmaia: pvk nel salco e la 19 😛 (vai lupo)
    Buskers: delle nostre (“tutte bone” cit.:) direi Paranoid a pompa, ezekiel e dave. La Nausicaa, che è piaciuta moltissimo, devo ammettere che parlando con birrai molto esperti e soprattutto Giovanni del Ducato, mi dicevano che con il brett bisogna pazientare almeno 5/6 mesi. Così com’era non era evidentemente pronta, continuerò a provare e soprattutto ad aspettare 😀 Vedremo anno nuovo 😀
    Brewfist: una Fear davvero davvero ottima.
    Del Belgio a naso direi: de rick tripel, Bieken, Tilquin (compriamola una bottiglia è?) De Dolle al venerdì mostruose, da panettone settembrino la Stille :D, Rodenbach notevolissima con un’eleganza strepitosa. Glazen Jeff Toren tutte in grande forma, Saison d’erpe mere al top! Bink quoto andrea. E poi altre che no nricordo più…Nel complesso il livello era abbastanza alto di tutti gli stand presenti, con un’atmosfera particolare che solo il Villaggio ha. Fegatelli su tutto!!!
    Gino di Foglie d’erba ha vinto lui ancora una volta.
    Grazie a tutti ancora una volta.

  6. In realtà prima dell’inizio del concerto vero e proprio (circa un’oretta prima) avevano fatto una o due canzoni iniziando (doverosamente e come omaggio) con T.N.T. … solo per la precisione… Cmq, grande villaggio, grandi fegatelli, ma soprattutto grande Gino, una leggenda!

    • Ciao Andrea e ciao a tutti voi! Non potevo certo mancare, anche se (purtroppo) per poche ore ho avuto lo squisito piacere di respirare l’aria unica del Villaggio…troppi i carissimi amici presenti, birrai e non. Tutti assolutamente indispensabili per rendere specialissimo questo nostro gran bel microcosmo. Il Villaggio è davvero stupendo, vi si respira qualcosa di “diverso” e prezioso, una sorta di distillato di arte e piacere conviviale nel nome della buonissima birra di qualità, soprattutto nel senso del positivo modo in cui questa apre la mente di chi ritiene sia un bel modo di approcciarsi meglio al vivere quotidiano…non mi dilungo e ringrazio voi tutti per la presenza al Villaggio e ad ogni altro evento di qualità, per gli apprezzamenti (grazie Andrea, è la prima cotta, non sono affatto soddisfatto ma con alcune correzzioni spero di migliorarla a brevissimo).
      Un abbraccio a tutti, ad Andrea per il super lavoro indispensabile che ci regala
      ogni giorno su queste reti, ad Alberto e Gianni per l’invuito e per un milione di altri motivi, a voi appassionati e competenti naviganti in questo dolce lago di schiuma e, soprattutto, ai miei grandi amici birrai, da Moreno a Mirco, da Gennaro ai ragazzacci del Bruton, da Giovanni a quei bravissimi mascalzoni di Brewfist ed al grande Schigi in via di conversione ai colori giusti…(solo per citare quelli presenti al Villaggio, altrimenti la lista si allunga troppo…). Grazie per le birre che ci regalate e per tutto lo spirito che contribuite a costruire giorno dopo giorno!
      A presto da qualche altra parte. Gino

  7. Una due giorni entusiasmante come sempre e devo dire che quest’anno l’Italia batte il Belgio e non ai punti: in effetti le birre nostrane erano quasi tutte in forma strepitosa, Ducato su tutti seguito da Amiata con la piacevolissima Polska, Olmaia una sicurezza (anche se la 14 si poteva evitare…), lanciatissimi i Buskers (a me, però, la Nausicaa non è piaciuta…) e sicuramente godibilissimi Bruton e Brewfist.
    I belgi, invece, probabilmente hanno portato fusti provati dalle temperature estive e forse mal trasportati, non si spiegano altrimenti alcune debacle francamente clamorose (sulle quali non mi dilungo in quanto già è stato scritto), non concordo sulla Balzello di Boelens che non ho trovato così impresentabile (certo una birra non clamorosa, ma bevibile, direi senza infamia e senza lode), e sulla Rodenbach che invece giudico poco equilibrata e per nulla entusiasmante (sarà che amo la Gran Cru…), la Embrasse di De Dochter è stata invece una bella “scoperta” anche se è ovviamente una birra molto estrema. Nota dolente, come al solito, per il cibo: file troppo lunghe e disorganizzazione (ma Gianni da quell’orecchio non ci sente, è dal 2009 che glielo ripeto…), la qualità sarebbe anche accettabile però se mi finite il peposo alle 20.30 vuol dire che ne avete preso davvero pochino!!!!!
    Comunque, al di là delle birre e del cibo, il Villaggio è bello per l’atmosfera che si respira ed i tanti amici belgi ed italiani che si ha l’occasione di (re)incontrare.

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