Esiste una nazione più ricca del Belgio a livello brassicolo, almeno rispetto alla sua estensione territoriale? Direi proprio di no. In uno spazio grande un decimo dell’Italia possiamo trovare realtà birrarie eccezionali ed estremamente diverse tra loro: pensiamo alle fermentazioni spontanee del Pajottenland, ai birrifici trappisti, ai caffè tradizionali, agli stili antichi delle Fiandre o della Vallonia. Ciononostante negli ultimi anni il Belgio è passato da tappa birraria imperdibile a destinazione di seconda fascia, sopravanzata nei sogni degli appassionati da nazioni più giovani o più capaci di restare al passo coi tempi. In particolare i birrai belgi sono stati spiazzati dalla crescente diffusione delle birre amare, provenienti soprattutto dagli States e, successivamente, dalla Scandinavia. Alcuni hanno provato a seguire la moda, salvo creare spesso birre anonime e senza troppo senso. In pochi, pochissimi sono riusciti a interpretare la birra belga in modo innovativo e tra questi non possiamo non citare De Ranke. Oggi parliamo proprio di questo fantastico produttore.
Il pretesto per scrivere di De Ranke è stato un evento tenutosi la scorsa settimana al Barley Wine di Roma. Giovedì scorso il locale capitolino ha infatti ospitato Nino Bacelle, il birraio, accompagnato nell’occasione dal figlio Jeroen. Nino ha condotto una degustazione di alcune sue birre in bottiglia, mentre altre erano disponibili alla spina. In pratica in un’unica occasione era possibile assaggiare l’intera gamma di De Ranke: c’erano le classiche XX Bitter e Guldenberg, le più recenti XXX Bitter e Noir des Dottignies, la poco conosciuta Kriek De Ranke – realizzata, se non ricordo male, con Lambic di Girardin – e ancora Saison des Dottignies, Hop Harvest, Père Noel e Cuvée De Ranke. Inutile dire che l’evento è stato un grande successo e tantissimi appassionati hanno voluto parteciparvi.
E chiaramente anche io. De Ranke è infatti uno dei miei birrifici preferiti in assoluto e l’unico – forse insieme a De La Senne – che considero in Belgio genuinamente moderno. Il mio primo impatto con questo produttore è avvenuto quando ancora avevo alle spalle pochi assaggi di birra artigianale: ricordo che con i miei compagni di bevute andavamo in un pub a San Lorenzo per sbronzarci a suon di XX Bitter e Guldenberg. Credo che proprio queste due birre siano state per tanti appassionati la via d’ingresso al mondo De Ranke: due creazioni strepitose, che nonostante alti e bassi rappresentano sempre una sicurezza. In particolare la XX Bitter per anni è stata accompagnata dalla fama di essere la birra più amara del Belgio: per una nazione famosa per le sue birre “dolci” è un aspetto da non sottovalutare.
Ma l’idea di Nino – e del socio Guido Devos – era proprio quello di rompere con le “tradizioni” brassicole della madre patria. Le virgolette sono d’obbligo, così come è necessario fare una precisazione su quanto scritto finora: citando De Ranke ho più volte richiamato il concetto di “modernità”, ma a ben vedere questo birrificio è molto più tradizionale di tanti suoi concorrenti di stampo classico. L’idea di creare birre amare non nacque in Nino per la voglia di seguire le mode del momento – nel 1994, quando l’avventura partì, il Belgio ancora non si era scontrato con l’ascesa delle produzioni extra luppolate – ma per riproporre il gusto delle birre di un tempo. Nino infatti ricordava che in passato le birre belghe non erano state tutte dolci e che questa tendenza ad “addolcire” le ricette fu imposta solo più tardi dal crescente dominio dell’industria. L’avvento di De Ranke rappresentò quindi un ritorno al passato, ma in chiave strettamente moderna.
D’altro canto l’attenzione di Nino e Guido per le tradizioni si riscontrano in altri dettagli. La presenza di una Kriek in gamma, fin da tempi non sospetti, è un dettaglio importantissimo in questo senso, che raramente si riscontra in altri birrifici non produttori di Lambic. Così come la volontà di mantenere una dimensione totalmente artigianale, sebbene il successo ottenuto a livello internazionale e le pressanti richieste dei clienti avrebbero tranquillamente permesso al birrificio di ampliare in questi anni le sue dimensioni. È questa capacità di galleggiare tra la tradizione e la modernità, tra l’impostazione artigianale e la visione ad ampio raggio a rendere De Ranke un produttore unico in Belgio, azzarderei quasi leggendario.
Parlare con Nino Bacelle è estremamente piacevole: riesce a imprimere passione in ogni frase e dimostra di avere sempre le idee chiare sul suo concetto di birra. Elementi che ha ereditato anche il figlio Jeroen, a cui piacerebbe tornare ad affiancare il padre in birrificio nonostante oggi abiti in Olanda e lavori in un settore totalmente diverso. Insomma, partecipare a un evento De Ranke con la presenza di Nino è davvero un splendida esperienza, che consiglierei a ogni appassionato (e non solo).
Conoscete le birre di De Ranke? Ne amate una in particolare?
mi mancano la XXX Bitter e la Hop Harvest, provvederò quanto prima..
Guldenberg una sicurezza ma, ad oggi, la mia preferita è la Saison des Dottignies. curioso di assaggiare la Noir on tap. e poi, scusate se è poco, il rapporto qualità/prezzo che offre De Ranke ha pochi rivali..
Ricordo questa primavera, quando Nino mi ha aperto la sua cella piena di sacchi di fiori di Luppolo….è stato come quando Willy Wonka apre la fabbrica di Cioccolato a Charlie Bucket!
Una XX Bitter è di gran lunga preferibile alla quasi totalità delle APA o IPA (italiane o straniere) in circolazione. Vince per manifesta superiorità.
Quando la Guldenberg è “lei” ha ben poche rivali.
Spero che qualcuno gli abbia fatto notare che ci sono beershop che vendono ancora la sua harvest 2012….
Verissimo, tra le sue è quella che meno soddisfa e forse fa perdere al birrificio qualche punto di considerazione, soprattutto perchè arriva allo stremo delle forze sugli scaffali. XX leggendaria, elegante ed appagante come poche, mi aspettavo qualcosa in più dalla XXX ma avercene.
Tutti si aspettano qualcosa di più dalla XXX, ma la regina resta sempre la XX.
Ne ho parlato a lungo con Nino al Villaggio della Birra, a mio avviso la XXX è più una (inevitabile) mossa marketing che una vera birra del cuore, quale è invece la XX.
Anche per me la XX è stata una delle prime birre artigianali provate ( non u.k almeno ) ed ancora oggi la considero una grande birra con una propria ” anima” che invece manca a tante ipa / apa seppur piacevoli .. Goundenberg un passetto indietro ma sempre ottima .. Provata da poco la loro kriek che ho trovato più semplice rispetto ad una Cantillon bio o lou pepe ma non sono un grande esperto di ” acido ” .. Cmq come qualcuno ha già accennato oltre alla qualità de ranke ha pure un prezzo veramente ottimo che manda ha casa molte ns breweries ( più per la qualità che per il prezzo ) ..