Cosa succede quando un mercato che fino a qualche tempo fa andava al ritmo di decine di nuove aperture all’anno, mostra un’improvvisa frenata? Le risposte possono essere molteplici, ma tra le varie conseguenze che si producono c’è certamente un innalzamento medio della qualità dei progetti. Ed è ciò che sta accadendo nel settore della birra artigianale italiana, dove il periodo dei facili entusiasmi è passato abbondantemente. Una notizia però solo apparentemente negativa, perché un aumento della concorrenza obbliga a presentarsi sulla piazza con idee chiare, originali, solide e opportunamente dimensionate. Quelle che sembrano possedere Marco e Michele, due amici che dopo anni di homebrewing hanno dato vita al marchio con cui apriamo la panoramica di oggi sui nuovi produttori italiani: si chiama Noiz ed è attivo da qualche mese a Santarcangelo di Romagna (RN), in piena Valmarecchia.
Il birrificio Noiz può avvalersi di una sala cotte da 10 hl e di una cantina da 70 hl, a cui aggiungere maturatori con una portata totale di 20 hl. La produzione stimata per il 2019 (quindi il primo anno di attività ) si attesta sui 200 hl, non male come inizio. Le birre uniscono il rispetto per le tradizioni brassicole con la predisposizione alla sperimentazione, con l’obiettivo di infondere un carattere preciso (“una vibrazione inconfondibile”) in ogni ricetta. Al momento le etichette prodotte sono quattro: la Yes Sir (4,2%) è una Golden Ale costruita sul modello inglese, ma che non disdegna una personalizzazione in chiave moderna; la Cut It Out (5%) è un’American Pale Ale che punta all’equilibrio e alla facilità di bevuta; la Slapback (6%) è un’America Brown Ale prodotta con una percentuale di grano sareceno, dal profilo aromatico ricco e complesso; la Blackground (4,2%), infine, è un’Oatmeal Stout poco impegnativa e molto godibile. Da sottolineare che a novembre sarà inaugurata la tap room. Se ne volete sapere di più su questo giovane birrificio vi consiglio di consultare il sito di Noiz.
Meno recente è l’apertura del birrificio Bachground, nato dall’iniziativa di Marco e Pierangelo, due amici conosciutisi da adolescenti in Conservatorio. Il loro marchio unisce la passione per la birra a quella per la musica, omaggiando uno dei più grandi compositori della storia – chiaramente Johann Sebastian Bach. Il birrificio sorge nel comune di Darfo Boario Terme (BS), nel cuore della Valcamonica, all’interno di una vecchia cantina col soffitto a volta risalente ai primi del ‘900. L’impianto è stato progettato e costruito personalmente per adattarsi agli spazi disponibili e funziona grazie a un generatore di vapore a biomassa, alimentato con legna. Lo stesso vapore viene impiegato per la sanificazione degli impianti, nonché per riscaldare i locali del birrificio. Per questa ragione Bachground è socio attivo del Bio-distretto della Valcamonica, il cui intento è promuovere e realizzare la gestione sostenibile delle risorse locali.
Le birre a firma Bachground sono al momento cinque. Allemanda (4,8%) è ispirata alle Kölsch ed è contraddistinta da un accenno fruttato del lievito e un aroma luppolato fresco e leggero; Sarabanda (6,5%) è brassata con l’aggiunta di miele di rododendro prodotto a 1800 metri dall’Apicoltura Lares di Edolo; Corrente (6%) è un’American Pale Ale che richiama i frutti esotici e gli agrumi e che si chiude con un amaro robusto, molto persistente; Giga (7,5%) è un’Imperial Stout la cui ricetta prevede una percentuale di grano saraceno dell’azienda agricola Raetia Biodiversità Alpina di Teglio; Basilica (4,8%) è infine una Blanche realizzata con l’impiego di basilico dell’azienda agricola Iside di Sulzano e con segale e grano saraceno. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito di Bachground.
Ha invece da poco aperto i battenti a Castelnuovo di Napoli (NA) il Birrificio Incanto, nato dallo spirito d’iniziativa di Ignazio “Igo” Iavarone, che in un momento particolare della sua vita ha deciso di compiere una svolta importante lanciandosi in questa avventura. Il logo richiama la mitologia pagana locale e in particolare la figura della sirena Partenope, dalle cui membra ebbero origine il Vesuvio e tutto il Golfo di Napoli. Le birre prodotte attualmente sono tre: Luna Janca (5%) è una Blanche piuttosto fedele al modello belga, che prevede un’aromatizzazione con semi di coriandolo e scorze di agrumi; ‘A Piccerella (4,8%) è una Golden Ale brassata con l’impiego di luppoli continentali, che risulta molto vicina alla classica incarnazione anglosassone dello stile; Malupina (5,9%) è infine una Belgian Pale Ale dal profilo aromatico intenso e strutturato. Maggiori informazioni sul Birrificio Incanto sono disponibili sul relativo sito web.
E concludiamo l’odierna carrellata con una beer firm, modello produttivo molto meno diffuso rispetto al passato ma che continua a essere preso in considerazione da chi muove i primi passi nel mercato. Shardana Beer Brothers è il marchio fondato ad Assemini (CA) da Diego, Pino e Riccardo, tre amici che dopo alcuni anni di produzione casalinga hanno compiuto il grande salto. Attualmente le birre prodotte sono due e si ispirano entrambe allo straordinario Carnevale Barbaricino (proprio cioè della Barbagia), incarnando altrettante maschere: Merdule è una Munich Helles che prende il nome dal pastore deforme che si staglia sulle altre figure nel Carnevale di Ottana; Boe è invece una Bock dedicata all’omonima bestia bovina che lo stesso Merdule cerca di governare. Maggiori informazioni sulla beer firm sono disponibili sulla rispettiva pagina Facebook.