Nel panorama brassicolo italiano la Sardegna ha sempre rappresentato un caso a sé stante. Il suo rapporto con la nostra amata bevanda si perde infatti nella notte dei tempi e ancora oggi i sardi sono i maggiori consumatori di birra in Italia (più del doppio della media nazionale pro capite). La presenza di microbirrifici sul territorio è stata però sempre modesta, ma negli ultimissimi anni qualcosa è cambiato: dei 24 produttori attivi oggi, più della metà hanno aperto i battenti solo nel triennio più recente. A questi esponenti di nuova generazione da qualche giorno bisogna aggiungere anche il brewpub Trulla, sorto a Nuoro e la cui inaugurazione si è tenuta lo scorso 14 novembre. Per la cronaca è la prima realtà brassicola ad avere aperto nel capoluogo sardo.
Le birre prodotte al momento sono tre, tutte ispirate agli stili di stampo angloamericano. La Lupina (5,1% alc.) è un’American Pale Ale brassata con malto Maris Otter e luppoli Citra, Chinook e Centennial; la Iscurigada (6,2%) è una Porter dai riflessi rubino, realizzata con malti Maris Otter, Chocolate, Crystal, Carapils e Roast Wheat e luppoli Pilgrim e Fuggle; la Mesubirra (4,1%), infine, è una Golden Ale che prevede luppoli Pilgrim, Fuggle e Goldings e una piccola percentuale di frumento oltre all’immancabile Maris Otter. Il locale – lo ricordo, è un brewpub – è discretamente ampio e oltre alle birre della casa propone altre produzioni ospiti, ma tutte di birrifici sardi. Per altre informazioni vi rimando alla pagina Facebook di Trulla.
Una regione al momento ancora più frizzante della Sardegna è la Puglia, dove è recentemente partita l’avventura del Birrificio Artigianale delle Puglie. I due soci, Paolo e Pasquale, hanno ristrutturato una vecchia azienda agricola per dar vita al birrificio, che sfrutta un impianto da 2,5 hl. L’idea è di creare birre con un’impronta molto territoriale, con l’obiettivo a tendere di produrre personalmente le materie prime di ogni ricetta. Chiaramente le difficoltà maggiori sono rappresentate dalla coltivazione del luppolo, poiché l’orzo è piuttosto diffuso in zona: a tal riguardo i ragazzi già da un paio di anni stanno studiando l’andamento di alcune specie di luppolo per identificare quelle più adatte al loro terreno e al loro clima. Le prime tre birre rientreranno nella linea Iapigia, che al momento è però costituita da un solo prodotto: la Daunia. Si tratta di una Pale Ale leggermente sui generis, che per questo motivo è stata battezzata con l’appellativo di Apulian Pale Ale, secondo una moda in voga ultimamente e che trovo piuttosto stucchevole. Ulteriori informazioni sulla pagina Facebook del birrificio.
Dal sud ci spostiamo a Roma per annunciare l’ennesima beer firm. Il nome è Birra Bolivia ed è la creatura di Roberto “Bob” Giunchi, homebrewer piuttosto conosciuto nella Capitale, con un diploma ADB Lazio alle spalle. Dopo qualche anno di birrificazione casalinga, Bob ha deciso di fare le cose in grande lanciando il suo marchio, che – come si può leggere su Birramoriamoci – al momento consta di tra birre, tutte ispirate a stili relativamente moderni. La Nobel è una APA da 6,3%, la BMP (Bicchiere Mezzo Pieno) una sorta di Belgian IPA brassata con un solo luppolo (Cascade), la Horizonte (5,4%) una American Wheat, tipologia poco diffusa in Italia. Le cotte al momento vengono realizzate presso l’impianto di Homo Luppolo, mentre ulteriori informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook di Birra Bolivia.
Anche la neonata Birra 100venti è una beer firm, ma si colloca molto più a nord della precedente e precisamente a Borgomanero, in provincia di Novara. Il curriculum del suo fondatore, Oliviero Giberti, è simile a quello di Roberto: esperienza di alcuni anni come homebrewer, diploma ADB e quindi il grande salto. Le birre prodotte fino a questo momento sono tre. La Sex Porter (5%) è una Brown Porter molto tradizionale, brassata con malti Maris Otter, Brown, Crystal e Chocolate e luppolo EK Golding. La James Blonde è invece una American Blonde, realizzata con malti Pils, Carapils e Carahell e luppoli provenienti da tutto il mondo (Magnum, Cascade, Saaz, Simcoe, Wakatu e Wai-iti). La Apache (6,3%), infine, è un’American IPA che prevede l’impiego di Maris Otter, Muniche e Crystal e luppoli Amarillo, Cascade, Pacific Jade e Simcoe. Per saperne di più, anche ai tanti eventi di cui è protagonista Birra 100venti, vi rimando al relativo sito web.
E concludiamo la panoramica di oggi con la Birra Artigianale Diecinove, prodotta dalla Cooperativa Impulso di Spello (PG). Inaugurato lo scorso 15 novembre, il birrificio si caratterizza per produrre birre con i cosiddetti “frutti dimenticati”, come carrube, sorbe, nespole, fichi, ecc. Così le due birre finora realizzate hanno nomi inequivocabili: la Miele & Fichi è un’ambrata brassata con i due omonimi ingredienti speciali, mentre la Scura alla Carruba utilizza il frutto, tanto diffuso quanto ignorato, tipico della macchia mediterranea. Se ne volete sapere di più vi rimando al sito della cooperativa.
A proposito di carrube, vi lascio con un quiz. Qual è il birrificio italiano che in passato ha già usato questo ingrediente per una sua birra?
Beh, che ritmo d’aperture..uno a settimana in media almeno..speriamo poi producano cose vendibili, e le vendano..
per le carrube credo sia GradoPlato con la eloquente Chocarrubica 😉
Ero rimasto solo a quella di Grado Plato in effetti, ma vedo che è in buona compagnia 🙂
Quanti siamo ormai…800!!??
In Sicilia ,il birrificio Rocca dei Conti produce l’ottima Tarì Quirat..
Saluti
O Pausa Caffè o Grado Plato 🙂
Io invece ho pensato subito alle due birre di Menaresta, Dirk e Roots in Wine.
carrube anche noi per la Kykeon
La birra alle carrube fa parte anche delle nostre birre, è stata battezzata “VAINELL” proveniente dal dialetto foggiano.È la nostra birra di Natale, stagionale, in quanto la raccolta delle carrube viene effettuata personalmente da noi sul Gargano tra agosto e settembre.
Dimenticavo la parte migliore:il tutto by OPUS GRAIN….stay tuned.