Quante sono le forme che può assumere un’azienda birraria? Direi essenzialmente quattro: birrificio, brewpub, beer firm e birrificio itinerante. L’ultima è probabilmente la più giovane comparsa nell’ambiente ed è proprio ad essa che appartiene il marchio Jungle Juice, il primo della panoramica di oggi sui nuovi birrifici italiani. Dietro all’originale nome si nasconde Umberto Calabria, appassionato di lungo corso e homebrewer da diversi anni, che ha deciso di compiere il grande salto: passare da semplice birraio casalingo a gipsy brewer, iniziando a brassare le sue ricette presso impianti italiani e stranieri. La sua idea però non è semplicemente di “affittare” lo spazio del birrificio di turno, ma di lavorare a stretto contatto col relativo birraio per sviluppare un feeling che possa ripercuotersi positivamente sulla ricetta. L’aspetto socializzante è quindi fondamentale.
Per il momento a marchio Jungle Juice sono uscite tre birre. La prima si chiama Jellyfish (6% alc.) ed è una Saison brassata presso Turan, che mantiene le stimmate classiche dello stile (no aromatizzazioni) pur giocando molto con la base fermentabile e i luppoli: per la prima è previsto frumento sia maltato che torrefatto e malto di segale (oltre a quello d’orzo), tra i secondi si segnala l’Aramis, varietà alsaziana con note resinose e balsamiche. La Baba Jaga è invece una moderna American IPA prodotta presso il PBC di Livorno, con una ricetta pensata per valorizzare l’acqua utilizzata dal birrificio (molto dura e con parecchi fosfati). La Lady Jane, infine, è una Belgian Pale Ale realizza presso Eataly Birreria.
Una menzione finale la meritano le etichette, davvero splendide, create da Emanuele Grimaldi (grafica) e Patrizio Anastasi (illustrazioni). Ulteriori informazioni sulla pagina Facebook di Jungle Juice.
Dal Lazio – non ho specificato che Umberto è di Roma – ci spostiamo a Castellalto, in Abruzzo. Molti di voi conosceranno il piccolo comune del teramano per il suo festival estivo, tuttavia da qualche mese è anche diventato la sede di un nuovo progetto brassicolo, battezzato Bibibir. Il birraio si chiama Flaviano Brandi e attualmente ha in gamma tre birre: la Granapa è un’American Pale Ale decisamente luppolata; la Witaly una Witbier di stampo belga; la Birrantonio una Golden Ale facile da bere. Anche qui da sottolineare le belle illustrazioni che compaiono sulle etichette, etichette che tra l’altro riportano informazioni interessanti per il consumatore, come colore, bicchiere consigliato, temperatura di servizio e livello di amaro. Se ne volete sapere di più, vi rimando al sito web di Bibibir (attualmente in costruzione, ma con un link alla pagina Facebook).
Nelle ultime panoramiche sui nuovi birrifici mi è capitato sempre di parlare della Sicilia. Fortunatamente il trend si conferma anche questa volta grazie a Birra Epica, azienda di Sinagra, in provincia di Messina, fondata da tre soci: Elio, Piero e Carmelo. L’impianto è costituito da una sala cottura da 5 hl a 3 tini e da 4 fermentatori, oltre chiaramente ai locali di stoccaggio. La filosofia di Birra Epica si caratterizza per l’idea di creare birre legate al territorio, ma anche di rispettare le antiche tradizioni brassicole e in particolare i tempi che scandiscono l’iter produttivo. Da un punto di vista più meramente commerciale, i modelli sono quelli americani e del Nord Europa, nello specifico Sierra Nevada, Dogfish Head e Brewdog.
Attualmente sono commercializzate tre birre. La Eolo (4,9%) è una Pale Ale che gioca sull’equilibrio tra malti e luppoli e si ispira alla Sierra Nevada Pale Ale; la Polifemo (6,5%) è invece un’American IPA complessa ma anche facile da bere; la Cerere infine una classica Weizen pensata per i mesi più caldi. Attualmente sono in fermentazioni anche due prossime novità: la Tifeo (Belgian Strong Ale), nata dalla “collaborazione” con il gruppo jazz Trinacria Express, e la Ares (Imperial Stout), che sarò presentata a Natale. Se ne volete sapere di più su Birra Epica potete consultare il rispettivo sito web.
Se la Sicilia sta finalmente crescendo, la Toscana si mantiene tra le regioni più “birrose” d’Italia. È a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, che recentemente è partita l’avventura del Birrificio Mastrale. La produzione è già abbastanza varia e numerosa, spaziando tra i principali stili europeri e americani. Le birre attualmente prodotte sono le seguenti: la Kiara (4%) è una Blond Ale fresca e facile da bere, con aromi floreali, mielati e leggermente agrumati; la Horus (6%) un’APA dal carattere forte e amaro; la Arya (5%) un’American Amber Ale dai profumi erbacei e resinosi; la Witrose (4%) una classica Blanche belga; la Diva (4,5%), infine, una tradizionale Weizen tedesca.
Avete già avuto modo di provare uno o più dei nuovi birrifici presentati oggi?
[…] Non riesco neanche a conoscerli tutti, i nuovi birrifici artigianali, ma per fortuna ci pensa Cronache di Birra a pareggiare il conto. Fatto sta che siamo quasi arrivati a una crescita a doppia cifra. […]