Dopo una prima carrellata sulle nuove birre italiane di martedì scorso, oggi torniamo sull’argomento annunciando le altre novità dei nostri produttori. Partiamo allora dal lombardo Brewfist, che nelle ultime settimane è stato coinvolto in una serie di interessanti collaboration brew. La più importante risale a inizio marzo, nella quale sono stati coinvolti ben altri tre birrifici: gli italiani Toccalmatto e Ducato e l’olandese De Molen. Da questo incontro è nata la M.I.L.D. (acronimo di Mild I’d Like to Drink 🙂 ), che a quanto pare appartiene alla categoria delle Imperial Mild. Una simile definizione è quasi una provocazione, poiché le classiche Mild inglesi hanno caratteristiche assolutamente lontane dal concetto di “imperial”, tuttavia – che vi piaccia o meno – l’uso di questa espressione si sta diffondendo sempre di più nell’ambiente internazionale della birra.
La collaborazione con De Molen deve essere stata molto proficua, se è vero che con gli olandesi è stata messa a punto anche un’altra ricetta. È quella della Beautiful & Strange (3,7% alc.), una birra prodotta ispirandosi alle tradizionali Gose di Lipsia (e dintorni). È quindi una birra di frumento, acidula e dissetante, che immagino brassata con l’aggiunta di sale, coriandolo e lattobacilli. Infine la terza produzione collaborativa di chiama Space Frontier ed è stata realizzata insieme ai danesi di To Øl. Si tratta di una birra molto particolare, etichettata come “Grape IPA”: tra gli ingredienti infatti appare anche mosto di vino, oltre a malto Pils, avena e luppoli Citra e Mosaic. Se non sbaglio è la prima volta in Italia che si sperimenta l’uso di mosto di vino su uno stile del genere.
Chiuso il discorso Brewfist, apriamo quello Buskers Beer, ugualmente ampio. Il marchio “itinerante” di Mirko Caretta continua a sfornare nuove birre, ma soprattutto ha imboccato una nuova strada evolutiva, di cui vi parlerò tra qualche riga. Nel frattempo parliamo delle nuove creazioni. La Peacemaker (7,2% alc.) è una Scotch Ale prodotta presso l’impianto de La Casa di Cura, che prevede malto Maris Otter e una piccola percentuale di Peated (sarà quindi leggermente torbata). Dovrebbe essere disponibile in questi giorni presso il pub della beer firm e in altri locali della Capitale.
Sempre presso La Casa di Cura è stata realizzata la Shiatsu, una Golden Ale brassata con il ricorso a mandarini cinesi e a luppoli di varietà Sorachi Ace. Facile immaginarsela perfettamente adatta al caldo di questi e dei prossimi giorni. Infine tra le novità c’è da segnalare la Blacula, una Black IPA che prevede luppoli Galaxy, Cascade e Citra, utilizzati con generosità anche in dry hopping. Il nome è un omaggio all’omonimo B movie degli anni ’70. Infine segnalo il ritorno della Ecstasy of Gold in versione “pompata” per l’anniversario del pub a giugno e quello la Double Jagger.
Poco sopra ho accennato alla nuova strada intrapresa da Buskers, che si può intendere come la versione 2.0 del progetto. L’idea è semplice ma credo senza precedenti: acquistare dei fermentatori da piazzare nei birrifici legati al progetto, così da avere sempre uno spazio per le proprie birre. Se non vado errato i birrifici dovranno garantire un tot di cotte l’anno utilizzando i fermentatori Buskers, potendoli poi impiegare per scopi personali nei periodi restanti. Il primo fermentatore è stato collocato da Free Lions, mentre nei prossimi mesi altri due fermentatori entreranno nelle sedi di altrettanti produttori.
Concludiamo la panoramica di oggi con le due ultime novità del birrificio agricolo Gjulia, presentate proprio in questi giorni al Vinitaly. La prima si chiama Nostrana ed è una Golden Ale prodotta con orzo biologico, che fa ricorso al dry hopping. La seconda novità è invece a marchio Toz – linea parallela del birrificio – e si chiama Strong. Appartiene allo stile delle American Pale Ale, con luppolatura di stampo americano e un amaro deciso, ma mai invadente.
Che mi sapete dire delle birre qui presentate? E dell’evoluzione del progetto Buskers Beer?