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Nuove birre da Birrificio Italiano, Ducato, Lariano, Stavio e altri

birrificio-italiano-640x426L’ultima volta che ho scritto un aggiornamento sulle nuove birre italiane era metà marzo, ma è chiaro che ormai post del genere necessitano di una frequenza molto maggiore. Oggi dedichiamoci allora a una prima panoramica delle novità brassicole nazionali partendo dal Birrificio Italiano, produttore che ieri dicevo studiare con grande attenzione ogni nuova birra da lanciare sul mercato. E stavolta immagino che la pianificazione sia massima, visto che Agostino Arioli sta per uscirsene con la sua prima IPA. Proprio così, anche lui alla fine ha deciso di confrontarsi con lo stile più modaiolo del momento, proponendo un’anteprima della sua ultima creatura al Luppolo 12 di Roma. Come si può leggere su Dissapore, la birra ancora non ha un nome e la ricetta è da considerarsi “in progress”, ma ha già raggiunto un livello qualitativo eccellente. Ora non resta che assaggiarla nella sua forma definitiva.

suprema ratioAppartiene allo stile delle IPA anche l’ultima nata in casa Birrificio del Ducato. Si chiama Suprema Ratio (5,4% alc.) e può essere considerata una India Pale Ale molto classica, la cui ricetta prevede una sola qualità di malto e una di luppolo: rispettivamente Maris Otter e Centennial. Conoscendo le capacità di Giovanni Campari c’è da giurare che anche questa birra farà la gioia di tutti gli appassionati, anzi sono già in tanti che hanno avuto la possibilità di provarla in giro per l’Italia. Opinioni al riguardo?

vergottTra i birrifici molto attivi recentemente dobbiamo inserire anche il Lariano, che a fine marzo ha presentato la sua nuova produzione. Si chiama Vergött (5,5% alc.) ed è una White IPA “brassata come una Blanche”, cioè con una base fermentabile costituita da malto d’orzo e frumento e avena non maltati e una speziatura con coriandolo e arancia amara. La tipologia tradisce ovviamente una luppolatura piuttosto generosa, effettuata anche tramite dry hopping, con varietà Galaxy e Mosaic. Più che una White IPA la definirei quindi una Witbier molto luppolata, assolutamente da testare durante le calde giornate che ormai si stanno moltiplicando.

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hell pantoffelContinuiamo con due veloci segnalazioni. La beer firm laziale Stavio ha recentemente lanciato la sua Hell Pantoffel, di cui non si trovano informazioni in giro se non che è una bassa fermentazione abbastanza alcolica (6,8%). In compenso l’etichetta è tutto un programma 🙂 , in perfetto stile Stavio. L’altra segnalazione invece è relativa alla Bevera UK di Menaresta, versione speciale della Golden Ale della casa prodotta con luppoli europei e un ceppo di lievito anglosassone. È disponibile solo in fusto e naturalmente da il meglio di sé a pompa.

ilbeershopConcludiamo questa carrellata con le due birre prodotte da ilbeershop.it, battezzate Geisha e Geans. La Geisha (5,5% alc.) è una classica Blanche, profumata e aromatica, dove oltre all’impiego di coriandolo e arancia amara è previsto anche quello di bergamotto. I luppoli utilizzati invece sono inglesi: Fuggle e Brewer’s Gold. La Geans (5,5% alc.) è invece un’American Pale Ale amara e dissetante, brassata con luppoli Citra e Willamette e malti Pils, Monaco e Carared.

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Quali tra queste birre avete già avuto modo di provare nei giorni passati?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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6 Commenti

      • Forse è arrivato il momento di aggiornare questo elenco:

        “Come accennavo in apertura, mi è bastato sfogliare l’indice analitico della guida in questione per notare curiose omonimie. E non sto certo parlando delle tante “Bionda”, “Rossa” o “Chiara” dalle quali molti birrifici sembrano non saper prescindere. Abbiamo ad esempio la Caesar di Atlas Coelestis e quella di Gilac, la Cometa di Jeb e quella di Atlas Coelestis, la Diau di Henquet e la Diaul di Bauscia, la D’Oro di Abbà e quella di Opus Grain, la Fredric di Almond ’22 e la Fredrik de La Terra e il Sole, la Gaia di Boero e quella di Statalenove, la Marilyn del Birrificio di Como e quella di Karma, la Mathias di Bicu e la Matthias di Maiella, la Morgana del birrificio omonimo e quella di Mostodolce, la Nicolas di Bicu e quella di Lion, la Porpora del Lambrate e quella di Hops! Civitanova, la Sibilla di Praforte e quella di Toccalmatto, la Sophia de La Buttiga e la Sophie di Gilac, la SpeziAle di Lungo Sorso e la Speziale di Trunasse, la Vertigo di Orso Verde e quella di Stazione Birra.

        Nel Lazio ha in passato suscitato perplessità la IrreAle di Birradamare, simile nel nome alla Re Ale di Birra del Borgo. A Roma si registra persino un’analogia tra due produttori della stessa città: Atlas Coelestis produce una Spica Weizen, mentre Stazione Birra una Spiga Weizen. D’accordo che il frumento è l’elemento fondamentale di questo stile birrario, ma un nome così simile a pochi chilometri di distanza lascia quantomeno interdetti.”

  1. Vergott (qualcosa in dialetto lecchese) assaggiata Domenica ai 30 anni del Birrifugio.
    Non sono un esperto della tipologia, ne ho bevute troppo poche, posso solo dire che è buona, fresca, beverina e che dopo 3 ore il primo fusto era partito.
    La presenza di cereali non malta ti si sente al naso, la luppolatura c’è ma senza esagerare, decisa ma gentile. Insomma una buona birra.

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