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Assaggi di… Birragastrofonici, Birrificio Settimo e Riedenburger

gastrofonici-300x283Durante le passate vacanze ho dedicato un po’ del tempo libero a disposizione per “recensire” alcune birre che avevo in fresco da tempo. Un’attività che porto avanti sempre con piacere, ma che è più impegnativa di quanto si possa pensare e che richiede il giusto contesto, fatto soprattutto di tranquillità e concentrazione. E che non si può esaurire nel giro di pochi minuti. Oggi ne approfitto allora per trarre le somme degli ultimi assaggi con un post che, come già accaduto in passato, non si concentrerà su un solo produttore, ma sulle birre di diversi birrifici.

Partiamo dal progetto Birrogastrofonici, beer firm della quale ho parlato in passato e che vede coinvolto, oltre a Francesco Caprioli, un certo Roy Paci. Su invito del primo (che ringrazio) ho avuto modo di assaggiare due versioni della Plectrum, un Barley Wine realizzato con una percentuale di malto torbato. La prima è la Barone Ricasoli (10,5% alc.), che invecchia in botti di Chianti dell’omonimo produttore. Si presenta molto opalescente e di colore marrone, con sfumature tendenti all’ambrato. La schiuma è pressoché inesistente, dettaglio perfettamente prevedibile. Alla vista comunque è francamente bruttina.

Al naso appare subito molto complessa, con in primo piano una netta nota torbata. Non domina però la scena, lasciando spazio anche a sentori di caramello e di “bruciato”. L’alcool è evidente, ma non disturba, mentre più in lontananza si avvertono sfumature fresche di mela e pera, melassa, agrumi e tabacco. In bocca entra molto dolce, poi a metà corsa sale il torbato, che continua nel finale, mediamente persistente. L’alcool è celato in maniera eccellente, mentre il tocco acido del legno contribuisce a una certa freschezza. Tutte le componenti sono molto equilibrate e la bevuta è piacevole, riuscendo a scaldare in modo elegante.

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La Plectrum Barone Ricasoli è dunque un Barley Wine davvero interessante, al quale il passaggio in legno ha aggiunto complessità senza prevaricare altre sensazioni, anzi esaltandole. L’unico appunto è che rimane leggermente corta.

L’altra Plectrum è invece la Bellenda (10,5% alc.), affinata in botti dell’azienda omonima. Alla vista è senz’altro migliore della sorella, con un bel colore bruno/rubino e riflessi ambrati. Anche qui la schiuma non è pervenuta. Al naso si avverte subito una nota etilica di frutta sotto spirito, ben presto sopraffatta dal carattere torbato e affumicato. Si ritrovano sfumature di datteri e mandorla a comporre un ventaglio aromatico piuttosto complesso. L’ingresso in bocca è dolce di frutta rossa e a livello tattile arriva immediatamente l’abbraccio dell’alcool. Successivamente fa capolino il torbato, per lasciare spazio infine a un finale zuccherino molto articolato, con rimandi a mandorle, vaniglia, melassa e frutta rossa.

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La migliore virtù della Plectrum Bellenda è la capacità di non restare monocorde e a evolvere continuamente, aspetto non scontato quando si vira sul torbato/affumicato. Di contro si avverte la necessità di maggiore eleganza e armonia, che la trasformerebbero in un Barley Wine eccellente. In conclusione si tratta comunque di due ottimi prodotti, con una mia leggera predilezione per il primo.

settimoLasciati i Birragastrofonici, spostiamoci su una vecchia conoscenza di questa “rubrica” e cioè sul Birrificio Settimo, ex Siebter Himmel. Partiamo dalla Levis, una Belgian Pale Ale di 3,8% alc., che il birraio Nicola Grande ha pensato per il periodo estivo. Si presenta di colore dorato con riflessi arancio chiaro e una leggera opalescenza. La schiuma è chiara e brillante, di discreta aderenza e lunga persistenza. Al naso troviamo tanta crosta di pane e frutta bianca, con un tocco fresco e floreale a tratti quasi balsamico. Si riconosce il carattere ruvido del lievito belga, che contribuisce a creare complessità. Al palato appare subito la nota dolce di frutta, poi emerge il carattere vivace del lievito e una carbonazione evidente, che favorisce la bevibilità e non disturba affatto. Il finale è un capolavoro, con un amaro penetrante ma non violento. Troviamo una secchezza invidiabile e una spiccata attenuazione. Il retrogusto è leggermente erbaceo e appena agrumato. Lunghissima persistenza in bocca e bevibilità sorprendente.

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La Levis è una Blond Ale perfetta per l’estate, con un potere dissetante clamoroso. Il finale secco e amaro è la prima caratteristica che si nota, ma in realtà tutta la ricetta è ben congegnata, con una carattere belga che le regala una marcia in più.

La Prius Exxtra è invece una versione “extra” – per l’appunto – della Prius standard. La doppia “x” non è però un refuso, bensì una sorta di omaggio a una birra belga che ha fatto innamorare tanti appassionati: la XX Bitter di De Ranke. Si presenta di color ambrato opaco con riflessi arancio e molto opalescente. La schiuma è di buona fattura, aderente e parecchio duratura. Al naso è evidente la frutta gialla e un tocco erbaceo e speziato di noce moscata che dona freschezza. C’è anche un carattere rustico, proveniente dal lievito belga. La stessa rusticità emerge innegabilmente al palato, dove riscontriamo un corto molto snello e scorrevole, sorretto da una corretta carbonazione. Il lungo finale è caratterizzato da un amaro deciso, ancora “selvatico”, non molto aromatico ma astringete il giusto. Nel retrolfatto torna la frutta e la sensazione di erba tagliata, con una freschezza che invita ad altri sorsi.

La Prius Exxtra si può dunque ritenere una Belgian Bitter ben costruita, modellata sulla XX Bitter che ricorda per diversi aspetti. Le differenze si concentrano essenzialmente in termini di eleganza e armonia generale, che sono più evidenti nel prodotto belga. Ma anche essersi avvicinati a quel capolavoro è una grande impresa, quindi possiamo promuovere questa birra senza alcun dubbio.

Flyer_Doldensud_Vorderseite_komprimiertConcludiamo con la Dolden Sud di Riedenburger, produttore tedesco importato dalla Cantina della Birra di Luca Eusebi. È stato proprio lui a inviarmi questa particolare IPA bavarese, che misura 6,5% di alcool. Si presenta di colore arancio scarico con riflessi gialli, schiuma bianca a bolle medio-piccole, di giusta quantità, ordinata e persistente. Al naso è decisamente invitante, con una peculiare freschezza con intensi profumi di frutta gialla e agrumi, mentre più dietro si nota un tocco mielato e resinoso. L’ingresso è dolce di miele e frutta gialla, la carbonazione corretta e il corpo snello. Nel finale il luppolo diventa protagonista con tanto aroma (ritorno di agrumi) e un amaro non molto prominente. Il retrogusto è caratterizzato da una nota terrosa e di melassa, che la distingue da altre IPA ma che può non piacere a tutti. Il finale è un po’ corto.

Questa IPA tedesca è stata per me una bella sorpresa ed è riuscita a cancellare i pregiudizi che ho a volte con queste commistioni di stili e tradizioni brassicole. Appare ben costruita, con begli aromi fruttati sia al naso che in bocca. Grande bevibilità nonostante un tenore alcolico non proprio da pesi piuma. Il neo più evidente è il finale poco persistente, che si accompagna a un retrogusto non del tutto convincente.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Prius eXXtra e Levis per me sono colpi di genio, in pochi sanno giocare così delicatamente tra secchezza, corpo ed eleganza olfattiva.
    Alla spina sono davvero da ritiro della patente…

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