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Ecco le nuove birre italiane: novità da Toccalmatto, Civale, Free Lions e Kashmir

Con la crescente attenzione dei birrifici italiani nel pubblicizzare le loro nuove creazione – o quantomeno nell’informare i clienti del loro lancio – i post come quello di oggi si sono moltiplicati vistosamente negli ultimi tempi. Fenomeno senza dubbio positivo, che da un lato dimostra una maggiore sensibilità dei produttori a questo aspetto della comunicazione, dall’altro permette agli appassionati di restare aggiornati sulle ultime novità del settore. Che, nel caso dell’articolo odierno, non sono certo poche. Partiamo a tutta velocità allora con l’ultima nata in casa Toccalmatto: si tratta della Uber Pils, realizzata in collaborazione con Ryan Witter-Merithew della danese Fano Bryghus, già disponibile da alcune settimane.

Dopo l’esordio nelle basse fermentazioni con la Big Sister, Bruno Carilli sembra averci preso gusto: la Uber Pils (6,2% alc.) è infatti un’Imperial Pils – cioè una versione più muscolare delle normali Pils – prodotta con un grande quantità di luppoli. Sono curioso di provarla, qualcuno che l’ha già fatto può darmi la sua opinione?

Con l’inverno all’orizzonte iniziano a fiorire Winter Warmer e birre natalizie, che presumibilmente nelle prossime settimane affolleranno scaffali e spine di molti locali italiani. Ad esempio da lunedì scorso è disponibile la Moonrise del birrificio Civale, ispirata alle Strong Ale d’abbazia belghe. E’ un’ambrata con una schiuma pannosa, aromi di futta matura, spezie e una decisa nota luppolata. Al palato è morbida e avvolgente, dolce ma con un finale leggermente amaro a bilanciare la bevuta. L’etichetta è opera dell’artista e homebrewer Bruno Dettoni.

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Ispirata espressamente al Natale è invece l’Agreste Fidelis del birrificio Free Lions. Il riferimento è rappresentato dalle Kerstbier belghe, soprattutto per la presenza di una vagonata di spezie: cannella, cardamomo, chiodi di garofano, coriandolo, ginepro, pepe rosa, zenzero e noce moscata. Il tenore alcolico invece è relativamente contenuto (5,4%) è come previsto sostenuto (8,7%), mentre gli aromi sono naturalmente speziati, con un tocco amaro deciso e in bella evidenza.

L’Agreste Fidelis non è l’unica novità di Andrea Fralleoni, visto che negli ultimi mesi si sono aggiunte altre due nuove creazioni nella gamma del giovane birrificio laziale. La Madonna Pils è invece ispirata allo stile delle Bohemian Pils ed è prodotta col 100% di malto da orzo coltivato nel Lazio. Nonostante il modello di riferimento, è una Pils con diversi caratteri italiani. Il profumo è intenso ed erbaceo, con note mielate; in bocca spicca innegabilmente l’amaro, bilanciato però da un corpo rotondo e un buon sentore di malto.

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La MADdeké è invece un’alta fermentazione ispirata alle IPA inglesi, dal contenuto alcolico non irrilevante (6,7% alc.). Il nome deriva da un’espressione in dialetto romano, che può essere tradotta con un categorico “assolutamente no” e che nella fattispecie indica l’assenza di luppolo Amarillo, molto in voga recentemente per produzioni del genere e spesso difficile da reperire sul mercato (da qui le prime tre lettere maiuscole).

Rimaniamo nel campo delle IPA con la nuova birra del molisano Kashmir, chiamata Dulcamara. In controtendenza rispetto alla moda del momento, la Dulcamara è un’IPA più britannica che americana, nonostante due delle quattro varietà di luppolo utilizzate siano statunitensi: Chinook e Willamette. Le altre due, inglesi, sono le nobili Fuggle e East Kent Golding. Nonostante le caratteristiche conferite da luppolo, la Dulcamara si distingue per un evidente gusto maltato di biscotto (malto Biscuit, appunto), bilanciato chiaramente dalla controparte amara.

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Come sempre al termine di questa carrellate vi porgo la stessa domanda: avete già avuto modo di assaggiare qualcuna delle suddette novità?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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15 Commenti

  1. PRESTO ARRIVA LA DEEP UNDERGROUND! (NA PAROLA è TROPPA E 2 SO POCHE!)

    ASSAGGIATA LA UBERPILS AI GIORNI DELL’IPA…DAVVERO BUONA! GRANDE BRUNO 😉

  2. C’è un refuso sul pdf con la descrizione delle birre che ti ho mandato….Agreste Fidelis è 8,7°….decisamente più alcolica.

    Scusate il disguido dovuto con tutta probabilità alle abbondanti dosi birra bevute prima di scrivere le schede delle birre……
    🙂

  3. Ho assaggiato l’Agreste Fidelis al Salone di Torino, mi ha sorpreso molto positivamente. Uso sapiente (non era facile) delle spezie, soprattutto del cardamomo che è molto difficile da gestire. A mio avviso è una birra che col tempo migliorerà ulteriormente.

  4. Ryan…è americano….. e lavorava in Danimarca….tra poco si occuperà di una Start-Up in Inghilterra….e credo che faremo altre Birre insieme….è uno dei birrai che stimo di più…

  5. E’ il solito discorso degli stili. Ho assaggiato l’Uber Pils. Birra molto buona, ma se penso a una pils mi lascia un po’ lì. Ora leggo che è Imperial Pils, ma ormai l’imprinting è fatto. Insomma, gran bel bere, ma non l’avrei chiamata pils.

      • Quando l’ho assaggiata a settembre mi è stato detto che era la nuova pils (imperial è stato omesso, o non si sapeva) di Toccalmatto. Ricordandomi delle pils classiche la sua opulenza mi ha parecchio spiazzato, e della stessa opinione era il publican. Non perchè fosse cattiva, ma perchè era molto lontana da una classica pils limpida, profumata, amara ma non esagerata ecc ecc. Se mi dicevano “imperial” prima di pils mi sarei aspettato qualcosa di diverso. Forse è qui il problema, l’aspettativa

        • Mi è venuta in mente un’altra cosa. La sensazione era di bere una pils “grassa”, dove ogni aspetto era amplificato. Ma qui entra in gioco anche la soggettività, io amo le birre più equilibrate che “estreme” e anche questo ha fatto il suo.

          • Beh le Imperial Pils sono in effetti più muscolari delle Pils. In altre parole, da quanto scrivi mi pare che lo stile sia perfettamente centrato. A parte il fatto che tu non ne eri a conoscenza 🙂 L’aspettativa può influenzare così tanto l’assaggio? Certo che sì, basta vedere quali risultati sorprendenti emergono dalle degustazioni alla cieca

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