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Assaggi di… Maneba

Negli ultimissimi anni abbiamo documentato con soddisfazione come la rivoluzione birraria stia finalmente contagiando con decisione anche il Sud Italia. Tra le regioni del Meridione che hanno mostrato un tasso di crescita sostenuto, dobbiamo senza dubbio inserire la Campania, che in tempi recenti ha visto nascere un discreto numero di birrifici. Il Maneba (sito web) di Striano (NA), inaugurato nel 2008, è uno dei principali rappresentanti della new wave campana e oggi andiamo a scoprire le sue birre, che grazie alla cortesia del birraio Nello Marciano ho avuto il piacere di assaggiare in bottiglia negli scorsi giorni – con un rapido “richiamino” durante l’IBF del passato fine settimana.

Solitamente i birrai si distinguono in due tipologie: quelli che rimangono fedeli a poche ricette da perfezionare continuamente (con qualche novità ogni tanto) e quelli che sfornano novità con frequenza costante. Nello Marciano rientra chiaramente nella prima tipologia, poiché la gamma del Maneba è composta di solo quattro birre, una delle quali è stata lanciata solo recentemente.

La “chiara” base è stata battezzata L’Oro di Napoli (5% alc.) ed è una Blonde leggera, di colore dorato carico e schiuma bianchissima. Il perlage è visibile ma non eccessivo, mentre si nota una leggera velatura, perfettamente legittima. E’ una birra che rivela tutta la sua freschezza tanto al naso quanto al palato: i profumi di malto sono bilanciati da un gradevole erbaceo, mentre al palato appare di corpo leggero, assai beverina e con aromi di agrumi. Il finale è rinfrescante e leggermente acidulo. Una Blonde semplice ma non scontata: un’ottima scelta come apripista della linea del birrificio.

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La Vesuvia (7,5% alc.) è invece una Strong Ale di ispirazione belga, realizzata con l’impiego di coriandolo. Alla vista si presenta di un bel colore castano con riflessi ambrati e una schiuma discretamente ambrata e persistente. Al naso emerge tutta la ricchezza di questa birra, con profumi intensi ma estremamente puliti di frutta secca. Naturalmente il coriandolo è evidente da subito, ma tende a non prevalere sul resto, contribuendo piuttosto a donare ulteriori note speziate a un panorama olfattivo già piuttosto complesso. Al palato si notano subito una buona struttura e una carbonazione perfetta per la tipologia. Il dolce domina le sensazioni gustative, con miele di castagno e frutta secca, mentre il coriandolo tende a risaltare nel finale, rendendolo più speziato che secco. Buon equilibrio generale, con una nota alcolica evidente ma mai invadente. Come forse avrete intuito, questa Vesuvia è di gran lunga la birra che ho apprezzato maggiormente.

Con la Clelia (5,2% alc.) entriamo invece nel mondo delle Blanche belghe. Si presenta di colore giallo pallido e una schiuma bianca, non particolarmente rigogliosa. Come da copione c’è una netta opalescenza, mentre si può distinguere una frizzantezza piuttosto energica. Il naso è quello tipico da Blanche, con una decisa nota speziata proveniente dal coriandolo e un leggero tocco agrumato derivante dall’impiego di bucce d’arancia. La carbonazione evidente alla vista si ritrova anche al gusto, risultando a mio parere un po’ penalizzante, perché tende a coprire gli aromi della birra. Aromi che tornano evidenti nel finale, con toni speziati e di frutta matura. Nello mi ha rivelato che la netta carbonazione è voluta, quindi ho escluso che sia frutto di una bottiglia non al meglio. Secondo me una frizzantezza più moderata gioverebbe non poco alla Clelia.

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Concludiamo infine con l’ultima arrivata, la Masaniello (6,8% alc.), anch’essa assimilabile alle Strong Ale di provenienza belga. Alla vista appare di colore mogano con riflessi arancio, schiuma imponente, compatta e assai persistente. All’olfatto è un’esplosione di frutta rossa e frutti di bosco, accompagnati da un leggero tocco di caramello e di miele di castagno. Ricca e complessa nei profumi, che forse richiederebbero solo una maggiore pulizia. Il naso ha in realtà poco riscontro al palato, dove la birra risulta meno intensa. In ingresso è tuttavia evidente un piacevole fruttato, bilanciato poi da un finale più amaro di quanto ci si potrebbe aspettare. La Masaniello è una Strong Ale decisamente particolare, lontana dal poter essere considerata anonima o monocorde. A mio parere necessità di qualche aggiustamento in termini di affinamento e armonia tra i vari aromi, mentre rivedrei l’amaro finale che potrebbe risultare un po’ troppo slegato e invadente.

In definitiva il birrificio Maneba si contraddistingue per una gamma di buon livello e che risulta interessante e variegata. L’ultimo aspetto permette di comprendere l’abilità del birraio, che riesce nell’intento pur con sole quattro birre e traendo ispirazione quasi esclusivamente dal Belgio. L’azienda è sicuramente un ottimo riferimento per comprendere la rivoluzione birraria in atto in Campania. Che ne pensate?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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7 Commenti

  1. Mi sono imbattuto la scorsa estate in due birre di Maneba. L’Oro di Napoli complessivamente beverina e pulita nel gusto. La Vesuvia, invece, mi aveva colpito in negativo…immagino adesso sia migliorata.

  2. Aggiungo che Nello è simpaticissimo, espressione del suo territorio, come il nome delle birre che produce, di buon livello e che cresceranno in qualità col tempo. E poi è uno dei pochi che in Campania hanno un proprio birrificio, con il quale mi ha confidato di recente di essere entrato in piena sintonia. Concordo con Jarrett, ma è una questione di gusti. Concordo anche con il Presidente sulla Clelia, che può evolversi al meglio.

  3. Mi associo ai complimenti di Andrea. Nello, oltre ad essere un birraio scrupoloso e perfezionista, tende a non far uscire sul mercato prodotti che non siano perfetta espressione del suo essere.
    E’ un amico e soprattutto un uomo col quale poter parlare di birre senza preconcetti, anzi è molto felice di ricevere critiche e di dare il suo parere su altre produzioni.
    Tra le sue birre inizialmente la mia preferita è stata la Vesuvia, per poi riscoprire con piacere la Clelia, davvero molto personale e sempre in grado di fornire nuovi spunti all’assaggiatore.

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