Nell’articolo di giovedì scorso ho affrontato il declino della tendenza dei birrai italiani di ricorrere a ingredienti insoliti. Dai commenti molti di voi si sono trovati d’accordo con la mia visione, rispetto alla quale tuttavia avevo citato un paio di eccezioni come esempio: Troll e Foglie d’Erba. Due birrifici che hanno fatto dell’aromatizzazione insolita il loro cavallo di battaglia, decidendo di specializzarsi in questa filosofia piuttosto che cavalcarla in base al momento. A loro bisogna sicuramente aggiungere anche il birrificio Karma di Mario Cipriano, che sin dalla sua nascita (2007) ha cercato di caratterizzare la propria produzione con ingredienti locali. Dopo 5 anni di onorata carriera, ora l’azienda di Alvignano (CE) ha deciso di dare una ventata di novità alla sua gamma di birre, arricchendola con quattro nuove etichette che oggi vi presento in anteprima. Nelle quali – come vedremo – i criteri produttivi restano inalterati…
Prima di scendere nei dettagli delle novità, ripercorriamo la produzione di Karma sottolineandone il legame con il territorio. Come scrive Paolo Mazzola su Scatti di Gusto, questo elemento si ritrova praticamente in ogni ricetta: famosa è la Lemon Ale con limoni di Sorrento, così come il ricorso al caffè di Passalacqua per ‘Na Tazzulella ‘e cafè (collaboration brew con il maestro Almond ’22) e il mosto cotto di Pallagrello e la confettura di mela annurca per la Centesimale. Al di là delle materie prime locali, l’aromatizzazione insolita è la cifra stilistica principale di Mario Cipriano: ad esempio la Radica utilizza zenzero, liquirizia e genziana, oppure la De Rinaldi prevede l’impiego di anice e uvetta.
Passando alle novità, si parte subito con spezie molto particolari per quanto riguarda la Roxy, un’alta fermentazione da soli 3,5% alc. La ricetta prevede un’aromatizzazione con coriandolo, boccioli di rosa e pepe rosa, mentre la base fermentabile è composta non solo di malto d’orzo, ma anche di avena in fiocchi e frumento e farro non maltati. E’ una birra che evidentemente segue il trend dei prodotti “al femminile”: gradazione bassa, etichetta virata sul rosa, luppolatura non invadente, beverina e molto profumata. Si propone come perfetta birra da aperitivo, soprattutto durante le calde giornate estive.
Rimanendo in tema di birre estive, la seconda novità a firma Karma si chiama Witbier e, come il nome suggerisce, appartiene allo stile omonimo, pur con una personalizzazione molto evidente. Come da copione è infatti prevista una percentuale di frumento non maltato, al quale però si aggiungono anche farro e avena. La speziatura classica con coriandolo e bucce d’arancia si arricchisce di altri due ingredienti molto particolari: bacche di cardamomo e fiori di camomilla. Il risultato è una birra leggera e dissetante, con una netta nota speziata leggermente piccante e aromi di fiori bianchi e agrumi.
Precedentemente abbiamo visto come il vino sia impiegato nella forma di mosto cotto per la Centesimale. Lo stesso ingrediente torna protagonista nelle ultime due birre, tuttavia in modalità alquanto diverse. Nella Brama viene utilizzato il mosto per aggiungere un’aromatizzazione decisamente insolita al tradizionale stile delle Tripel. Il risultato è una birra di colore dorato carico con riflessi aranciati e schiuma compatta, profumi di vaniglia e uvetta, gusto di banana pesca e datteri.
Nell’Experience 1.0 invece il vino entra in gioco in maniera indiretta, ma pur sempre decisiva. Qui siamo al cospetto infatti di una Lemon Ale passata in botti di Pallagrello rosso, dove la maturazione in legno viene associata a una tipologia di birra che solitamente non subisce questo processo. Il risultato dunque può essere davvero sorprendente. Il nome di questa novità sembra prospettare ulteriori evoluzioni della ricetta, oppure l’inaugurazione di una nuova linea di produzioni sperimentali. Staremo a vedere.
Corpose novità quindi dal birrificio Karma, che aspetteremo di assaggiare in futuro. Cosa ne pensate del birrificio di Mario Cipriano?
conosco KARMA e conosco Mario.
Credo che la passione che lo spinge a produrre le sue birre sia la dimostrazione che la birra artigianale può sicuramente essere espressione di un territorio.
Le birre di Mario sono tutt’altro che banali “esperimenti” fatti per mescolare sapori e aromi.
Complimenti per l’articolo.
Grazie Guido
La Campania ha bisogno di produttori così peccato sia di Caserta 🙂
qual è il problema di essere di Caserta? 😀
avete x caso letto l’ articolo del fatto quotidiano sulla birra artigianale ecc ecc??
Intendi questo?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/26/birra-artigianale-esiste-legge/186604
non lo conosco personalmente ma anche al lavoro spesso prendiamo qualcosai di Karma e devo dire che sono davvero interessanti, alla spina lemon ale e carminia fanno la loro porca figura, in bottiglia mi è piaciuta la plenzick (mi sembra si scriva così)…ricordo già scorso anno a rimini la lemonale passata in botte, davvero particolare, mi piacque molto insieme alla pianto antiquo di Maltovivo (per impatto particolare)
Andrea, a proposito di mode, comunque, a quanto sembra adesso va forte il “pepe rosa”, anche in Puglia ne abbiamo una appena nata (Opus Grain)…
Beh, sarà un’interessante confronto su come lo hanno integrato alla ricetta i diversi birrai.
Eh sì ultimamente l’ho visto usato in molte birre! Possiamo parlare addirittura di moda? Staremo a vedere…
scusate l’italiano ma con iphone non so proprio cmmentare