E’ da molto tempo che non apro una finestra sulle novità birrarie dei birrifici stranieri. In passato era una pratica alla quale ricorrevo spesso, ma col tempo il mio interesse è scemato a causa della mancanza di prodotti innovativi e/o intriganti. Oggi però torniamo in argomento, per presentare tre nuove creazioni da due aziende europee famose, ma per ragioni diverse. Prima scopriremo l’ultimo parto dell’irriverente Brewdog, giovane birrificio che non necessita di presentazioni; poi passeremo a Rodenbach, un nome che ha scritto la storia della birra in Belgio (e non solo). Partiamo dunque dalla Scozia…
Come prevedibile, anche negli ultimi mesi Brewdog ha sfornato una valanga di nuove idee, ma nessuna mi è parsa davvero interessante – a meno che non riteniate interessante una testa di cervo utilizzata per spillare l’ennesima bomba alcolica. Ieri invece il birrificio scozzese ha annunciato una nuova birra, che mi ha incuriosito, quantomeno per le sue implicazioni produttive. Si tratta infatti della prima birra al mondo fermentata sott’acqua, battezzata Sunk Punk.
Vi risparmio la storiella – ops, leggenda scozzese – con la quale James e Martin hanno giustificato questa nuova pazzia, piuttosto passo direttamente ai dettagli sulle soluzione tecniche adottate per permettere la fermentazione sotto la superficie dell’oceano. Un tino, modificato all’uopo per sopportare la pressione marina, è stato fissato a 20 metri di profondità, in un punto in cui si raggiungono i 10 gradi centigradi di temperatura. Una valvola collegata a una boa mediante un tubo ha permesso la fuoriuscita dell’anidride carbonica durante il processo, impedendo all’acqua salata di entrare. Dopo due settimane i ragazzi di Brewdog sono tornati per recuperare il tino e imbottigliare la birra.
Quali caratteristiche può apportare una fermentazione del genere alla birra? Direi praticamente nessuna (sono pronto a essere smentito da qualche birraio), ma rientra perfettamente nei progetti fuori di testa di Brewdog. Progetti che talvolta si rivelano essere grandi operazioni commerciali e poco altro. Dite che questo è uno di quei casi? Vedendo il prezzo di una 33 cl di Sunk Punk, i dubbi non sono pochi.
Per la cronaca la birra è una IPA da 7,1% alc., prodotta con l’impiego di ingredienti che ricordano il mare: olivello spinoso, sale marino distillato e rum. Il metodo di fermentazione è nuovo, ma quello di tenere la birra sott’acqua no: l’italiano Le Coti Nere, ad esempio, nella sua gamma ha la Birra del Palombaro, maturata nelle profondità marine a largo dell’Isola d’Elba. Comunque tornando alla Sunk Punk, beccatevi il relativo video che è quantomai spassoso.
Virando su prodotti decisamente più seriosi, recentemente Rodenbach ha annunciato due succose novità. Coma anticipato recentemente da In Birrerya – e dai blog di mezzo mondo – il birrificio belga ha messo in commercio lo scorso mese la sua Vintage 2009. Si tratta di una versione speciale dell’ammiraglia della casa, fatta riposare per diversi mesi in una delle botti di rovere che costituiscono la sconfinata cantina del produttore. Per l’edizione 2009 è stata impiegata la botte di rovere numero 145, che ha ospitato la birra per ben due anni. Il risultato è una birra incisiva e rinfrescante allo stesso tempo, con note di mela e caramello mescolate a quelle di legno di quercia.
La seconda è un’esclusiva a tiratura super limitata (900 esemplari) prodotta in collaborazione con Viki Geunes, chef del ristorante ‘T Zilte (due stelle Michelin). Si chiama Caractére Rouge ed è una Rodenbach passata per due anni in botti di rovere e quindi maturata per altri sei mesi con l’aggiunta di ciliege fresche, lamponi e mirtilli. E’ rifermentata in bottiglia e misura 7% alc. Lo chef la descrive in questo modo:
Un sottile profumo fruttato di lampone e ciliegia, con note di legno e caramello. C’è anche un profumo di viola, e accenni di cuoio e tabacco: in breve, è una birra con un profumo vinoso. In bocca, l’iniziale acidità è contrastata dalla dolcezza e secchezza residue data dai mirtilli. Questa Rodenbach, mi ricorda un Bordeaux fresco.
Amen.
Fai male a trascurare la “testa di cervo”. A differenza di questa cialtronata marina, l’altra birra raggiungeva il suo livello alcolico (bomba come tu dici) esclusivamente grazie al lavoro dei lieviti.
Tecnicamente parlando è un qualcosa di molto interessante e che a livello di sapori può meritare un assaggio.
In realtà tutta la manfrina sulla testa di cervo mi ha distolto dalla caratteristica produttiva che citi
C’è qualcosa che non quadra nella Sunk Punk (ma va?). A parte il sale ed il rum, solitamente i maturatori, perché è di maturazione che si parla, cioè fermentazione secondaria, nei birrifici vengono installati a bolla. Durante la maturazione il lievito si deposita di giorno in giorno, per poi essere spurgato a fine del processo.
Visto il video e visto come fanno a recuperare i maturatori ed a trasportarli, ciò provoca il rimescolamento, che fa alzare di nuovo il lievito, rendendo la birra inevitabilmente torbida. Oltre ad alzare il lievito appena depositato, cioè alzerebbe anche le cellule di lievito ormai morto con susseguente alterazione del gusto.
Sempre visto il video i serbatoi immersi sono piuttosto piccoli o parliamo di una produzione molto limitata o facilmente è l’ennesima bufala. E qui incaricheremo il Turco di dotarsi di pinne, fucile ed occhiali ed andare a verificare se c’è birra nel mare di Scozia. Da notare poi che tra il modo di gettarli in acqua ed il modo il recupero degli stessi, questi tini durerebbero davvero poco, se notate almeno uno dei due, una volta recuperato presenta una evidente ammaccatura.
Per quanto riguarda invece il fatto che siano opportunamente modificati per resistere alla pressione d’immersione, non c’è bisogno di nessuna modifica. I maturatori normalmente sopportano una pressione di 3 bar e la pressione interna è più che sufficiente a controbilanciare quella esterna.
Esaminandola come trovata di marketing, quale peraltro è, i brewdoghi stavolta si sono lasciati sfuggire l’occasione per rendere questa tecnica, della maturazione in immersione, davvero particolare almeno dal punto di vista estetico.
In realtà è la fermentazione primaria ad essere coinvolta nel processo subacqueo.
Da quando una IPA fermenta a 10°C? A meno che non sia una IPA a bassa!
Infatti hanno usato lieviti a bassa… la definizione che le hanno voluto dare (IPA) è del tutto arbitraria, oltre che errata. Non vedo altre spiegazioni.
Non c’è limite al peggio. Una IPA a bassa, fermentata in mare, con aggiunta di sale e rum. Filosofia aziendale Brewdog: tanto questi se bevono de tutto.
Tanto i brewdoggi filtrano di brutto. Del rimescolamento del lievito penso possano anche “fregarsene”…
esattamente.
Penso che, trattandosi di un’operazione puramente pubblicitaria, fare i pignoli sull’ammaccatura del fermentatore mi sembra quanto meno assurdo..
e non mi vorrete mica dire che questa idea non sia nata dal bisogno di disfarsi di due fermentatori….
Ciò che ho scritto era proprio quello. Trattasi di trovata pubblicitaria e non di pratica che poi sarà effettivamente eseguita. Questo è l’assurdo, che ci raccontano panzane. Non per fare i pignoli, ma per non farsi prendere per i fondelli.
Altera il gusto durante il processo, indipendentemente che poi filtrino o meno. A meno che se ne freghino anche di quello.
Non mi interessa più di tanto l’ennesima trovata a firma Brewdog… Piuttosto, essendo io un fan di Rodenbach, non vedo l’ora di assaggiare le sue novità! Ho gia l’acquolina in bocca…
Due commenti veloci:
Rodenbach: tantaroba…….e tanta serietà!
Brewdog: va bè….mi piacciono molto le loro birre “normali” …sul resto per favore …qualcuno gli dica di smettere !!!!
Sono minchiate fini e se stesse….che senso hanno?
A quando una birra fermentata in un bel prolasso? ….ma per favore…. 🙁
Assaggiata la Caractere Rouge da Nino (grazie, fratello) qualche giorno fa.
Molto interessante, per nulla ruffiana, il carattere non c’è solo nel nome…
Ero già rimasto molto colpito dalla Vin du Cereale (che purtroppo mi dicono estinta, qualcuno ne sa di più?), questa nuova è ulteriore conferma di come Rodenbach stia lavorando davvero bene, sotto la guida di Palm.
La Vin du Cereale era disponibile al Delirium fino a dieci giorni fa!
Ciao Giacu,
da quello che so le pastorizzano tutte..ma le due speciali?
Ah ho visto il sito e ho scoperto che Boon fa parte della Palm..non lo sapevo
Brewdog: che si siano ispirati ad un’idea made in Italy (ma con finalità decisamente più meditate)?
http://www.tavoladautore.it/spumante_abissi.html
No, perché gli Italiani in questione hanno colto il lato estetico della cosa. Gli Scozzesi no.