Torno finalmente a scrivere su queste pagine dopo alcuni giorni in cui sono stato costretto a letto causa influenza: ebbene sì, il colpa di coda della recente epidemia che ha messo ko mezza penisola ha colpito anche me, proprio quando ormai ero sicuro di esserne rimasto immune. Per questa ragione mi si perdoni il ritardo con cui pubblico il presente post, che ormai rischia di risultare anacronistico, perché riporta una notizia di qualche giorno fa, ma che mi sembrava comunque meritevole di mezione: la Gouden Carolus Hopsinjoor è stata votata migliore birra dalla giuria popolare del recente Zythos Bier Festival.
Inutile tediare tutti con la spiegazione di cosa rappresenti lo Zythos – anche perché è stato invaso da metà degli appassionati di birra residenti in Italia -, basti sapere che è una delle manifestazioni birrarie più importanti d’Europa. Piuttosto è indicato spendere qualche parola per la Hopsinjoor, ultima nata in casa Het Anker, birrificio famoso per la “linea” Gouden Carolus. Si tratta di una novità recentissima, tant’è che volevo dedicargli un articolo a parte quando lessi della sua presentazione su In.Birrerya, ottimo blog collegato al sito di “beer-shopping” Birrerya.com. Al tempo decisi di desistere, ma a quanto pare l’occasione per riprendere in mano questa idea non si è fatta attendere.
Il nome, per noi ai limiti dell’impronunciabile, è un gioco di parole tra “sinjoor”, personaggio della cultura tradizionale di Mechelen, e “hops”, luppolo. Per chi da questo piccolo indizio già sta immaginando di trovarsi davanti a una nuova puntata dell’attuale moda belga per le luppolature abbondanti, beh… ha perfettamente ragione. Dopo la Duvel Tripel Hop, dopo la Chouffe Houblon, dopo la Struise Mikkeller (e chi più ne ha, più ne metta… o siamo arrivati alla fine?), anche la Het Anker se n’è uscita con la sua “belgian ale extra-amara”. Che poi, da quello che si può leggere dalla recensione tratta sempre dalla stessa fonte, non è neppure così estrema come le cuginette.
Non avendola assaggiata, ovviamente evito di esprimere giudizi personali sulla birra. Quello che invece colpisce è che un prodotto del “nuovo corso” belga vinca superando una lista di concorrenti impressionante per quantità e qualità. Trattandosi di un premio popolare, l’osservazione più immediata è che Het Anker e gli altri birrifici nominati sopra hanno evidentemente saputo anticipare il gusto dei consumatori, cioè hanno individuato per tempo un segmento di mercato vergine e con un discreto potenziale da esprimere.
Sulla moda belga delle birre dalla luppolatura (più o meno) estrema, solitamente le posizioni degli appassionati oscillano tra chi accetta qualunque tipo di creazione, purché di qualità, e di chi storce il naso di fronte a produzioni che ben poco hanno in comune con la tradizione brassicola belga. Questi ultimi temono solitamente un’omologazione del mercato a causa di canoni imposti dalla moda o dai gusti che vanno per la maggiore. Rischio non trascurabile, ma è pur vero che la creatività di certe realtà difficilmente si piega in maniera completa a simili leggi di mercato. Più facile che si tratti di esperimenti “guidati”, e allora è interessante vedere come la tradizione brassicola di una nazione si esprima su strade in qualche modo nuove.
A tal proposito rimando a un interessante thread apparso sul forum dei Domozimurghi Romani non molto tempo fa, che affronta diverse problematiche legate all’argomento. Personalmente sono curioso di assaggiare questa nuova fatica dei birrai della Het Anker.