La birra artigianale in Italia tira, se ne stanno accorgendo tutti. Negli ultimi anni abbiamo assistito non solo a una costante apertura di nuovi birrifici, ma anche all’entrata nel settore di protagonisti inediti, provenienti dalle realtà più differenti. Non è dunque un caso che recentemente anche le aziende operanti nel generico mercato del beverage abbiano iniziato a scendere in campo, proponendo birre a marchio proprio, forti di una rete commerciale già ampiamente sviluppata. Un fenomeno interessante, che potenzialmente potrebbe avere ripercussioni notevoli sul comparto artigianale e che quindi merita un minimo di attenzione. Oggi andremo alla scoperta delle ultime novità al riguardo…
La prima notizia riguarda il comune di Cervia, una birra al sale e un gemellaggio in terra germanica. La “città del sale” è infatti legata tradizionalmente a quella tedesca di Aalen, dove negli scorsi giorni si è tenuto il festival Reichsstädter Tage. Dalla Romagna è partita una delegazione di rappresentanza, che ha portato con sé una birra prodotta per l’occasione. L’ingrediente principale, neanche a dirlo, è il sale dolce locale.
Secondo quanto riporta il sito Ravenna 24 Ore, la birra è prodotta dall’azienda Mister Drink, che ha sede proprio nel comune romagnolo. Data l’area di attività della società , non è da escludere che, dopo il debutto in Germania, il prodotto sia inserito nel mercato italiano.
Qualche giorno fa su Beverfood è invece apparsa la notizia che la San Geminiano Italia, consorzio di distributori di bevande per l’Horeca, ha lanciato due nuovi marchi di birra artigianale, denominati L’Italica e Abracadabra. Al primo brand appartengono due produzioni: l’Italica Chiara (4,5% alc.) e – udite udite – l’Italica IPA Doppio Malto (6,5% alc.). Interessante notare come il termine “IPA” stia dunque abbandonando la frangia più appassionata di consumatori, per occupare le etichette di birre posizionate a un livello meno specializzato.
Ecco come viene descritta l’Italica Chiara:
Birra […] ad alta fermentazione, ottenuta da ingredienti altamente selezionati, dal colore giallo chiaro e dalla schiuma candida e persistente. I profumi agrumati ed erbacei sono accompagnati da piacevoli note di miele d’acacia. Al palato si presenta secca, di corpo leggero e con un taglio finale gradevolmente amaro. È una birra facile da bere, ricca di sapore e di gusto.
Così invece viene presentata l’Italica IPA Doppio Malto:
Questa birra ha un colore ambrato chiaro e una schiuma candida. Ispirata alle classiche American IPA, colpisce per i suoi straordinari profumi agrumati, di arancia amara e pompelmo, con aggiunta di note balsamiche. Al palato si ritrova la freschezza dei suoi profumi accompagnata anche da leggere note caramellate e da un amaro pronunciato. È una birra di grande carattere.
A marchio Abracadabra è stata lanciata invece una sola birra, l’Abracadabra Speciale Bionda (5,5% alc.), realizzata a bassa fermentazione. Vi risparmio la descrizione, poco interessante e zeppa di concetti commerciali più che brassicoli.
Per concludere questa rassegna, segnalo infine che anche la Coop ha ora le sue birre artigianali, prodotte presso gli impianti di Pedavena. Sono una chiara in stile Pils e una triste analcolica, che ovviamente potrete trovare – se proprio interessanti – nei relativi punti vendita.
il sale di Cervia e’ stato usato per la saltinmalto 2011 del bidu’…buna! come dice beppe vento…purtroppo e’ gia un pezzo che le mie 12 bott. da 75 cl sono un lontano ricordo! ciaooo
Se è la stessa Saltinmalto dell’ultimo IBF Roma, devo ammettere che preferivo mille volte la prima versione, realizzata con sale delle Hawaii se non ricordo male
grande Lallo, sempre sul pezzo!
Dalle mie parti hanno cominciato nei bar ad allestire piccoli “angoli-beer shop” con piccolo stand cartonato e pubblicità su grandi manifesti ( apre in via xxx il beer shop xxx xxx – sic!). Lo sta facendo Turatello, forte anche – probabilmente- di un accordo con con Interbrau, a inizio estate. Sugli scaffali cartonati, Orval, Blanche de Namur ed alcune birre targate Turatello, ma made in birrifici in Toscana e Roma.
si ormai persino alla Doc e al Despar ci sta lo scaffale cartonato di “birre artigianali”..
mah…se penso a come saranno state trasportate,a come saranno conservate quelle birre..mi viene paura….
Secondo me non sarebbe negativo se le birre artigianali entrassero nei circuiti tradizionali della distribuzione. Ma, per far si, che entrando, non perdano alcune loro caratteristiche commerciali positive, il distributore di bevande (e forse anche con l’aiuto del produttore birraio stesso) dovrebbe tener presente alcuni punti chiave:
– le birre artigianali raccontano una esperienza specifica, una storia, metterle semplicemente in un volantino promozionale accanto alla Beck’s non farebbe altro che posizionarle in modo del tutto errato sul mercato, impedendone il giusto apprezzamento dal mercato;
– i venditori del distributore di bevande, devono essere preparati per proporre questo tipo di prodotti e a loro volta scegliere e “preparare” i loro clienti gestori, in modo che la “storia” di una specifica birra sia trasmessa al meglio possibile fino a chi finalmente la consumerà ;
D’altra parte è anche vero che possono esserci birrifici che ne godrebbero parecchio se i loro prodotti trovassero sfoghi commerciali più ampi, riuscendo così a pareggiare i loro conti o ad andare a migliorare con nuovi investimenti le loro linee di produzione o il loro modo di fare birra e di proporla.
Al momento, molti – purtroppo – distributori pensano che basti fare una bottiglietta strana, aggiungerci una etichetta fuori dai normali canoni commerciali, aggiungerci la famosa parolina “artigianale” e proporla nel loro volantino insieme a Heineken e Estatè.
Forse proprio sulla dicitura “artigianale” secondo me dovremmo fare qualcosa, un pò sulle linee di quanto nel tempo ha fatto il Camra in Gran Bretagna definendo le “Real Ales”..
ragazzi un mio amico mi ha detto che a velletri c è un distributore di birra automatico ,ve la vende a litro ,chi mi sa dire la marca,grazie