Il 2024 birrario verrà probabilmente ricordato per il grande interesse destato dalla cultura birraria della Repubblica Ceca, con la scelta di tanti birrifici italiani di replicare i grandi stili classici locali (con tanto di denominazioni originali). Ne troviamo conferma anche nella panoramica di oggi sulle nuove birre italiane, caratterizzata da altri due fattori: la presenza di spezie e il ritorno in pompa magna delle collaborazioni, sia italiane che internazionali. Se il primo elemento è giustificato dalle festività all’orizzonte, il secondo è un riassestamento dopo la loro quasi totale assenza, per motivi puramente casuali, nelle ultime carrellate a tema.
Birra dell’Eremo + Sibeeria
Uno dei produttori che più ci ha colpito nel nostro ultimo viaggio in Repubblica Ceca è stato Sibeeria (sito web), birrificio di impostazione moderna che possiede una tap room nel centro di Praga. È dunque con una certa curiosità che segnaliamo la nuova Nevermind (4,8%) dell’umbro Birra dell’Eremo (sito web), realizzata proprio in collaborazione con il produttore ceco. La ricetta richiama fedelmente uno dei grandi classici dell’arte brassicola locale: lo stile di ispirazione è quello delle Tmavé, scure a bassa fermentazione che ricordano vagamente le Schwarz tedesche. Al naso la Nevermind si contraddistingue per note di caramello, toffee ed un leggero torrefatto, che torna anche al palato accompagnato da un accenno di caffè. Il corpo è setoso ma esile, con quell’equilibrio straordinario rintracciabile solo in certe birre ceche.
Hilltop
Negli ultimi mesi il laziale Hilltop (sito web) è apparso decisamente attivo, con alcune novità molto particolari. Una delle ultime new entry è la Imperial Gallagher Stout (13%), “upgrade” di una delle Stout italiane più celebri (e buone) in assoluto. La caratteristica principale in termini di ingredienti, ossia l’impiego di alghe marine essiccate irlandesi, si ritrova anche in questa incarnazione, accompagnate da una percentuale di malto torbato, bacche di vaniglia del Madagascar e grue di cacao brasiliano. È ovviamente una birra da meditazione, perfetta per la stagione in corso, la cui genesi è raccontata direttamente su Facebook dal birraio Conor Gallagher-Deeks:
L’obiettivo (della birra ndr) è ricordare i viaggi in Irlanda da bambino, a Natale, a casa dei nonni sulla costa di Bangor a est di Belfast. Ricordando la passeggiata nel bosco che porta al mare ritornano in mente tanti odori e sapori… tanto cioccolato, tanto iodio, tanti dolci vanigliati e il rientro a casa con i profumi della torba messa a bruciare nel camino.
Muttnik + Birrificio Italiano
Dalla Lombardia arriva una collaborazione importante che vede coinvolti il birrificio Muttnik (sito web) e lo storico Birrificio Italiano (sito web). L’idea di brassare una birra insieme risale a qualche anno fa e nasce dalla passione di Lorenzo Beghelli, birraio di Muttnik, per la Cinnamon Bitter Ale, che forse alcuni di voi ricorderanno stabilmente nella gamma delle stagionali del Birrificio Italiano: una Bitter tradizionale nello scheletro ma fuori stile nella veste, perché aromatizzata con l’aggiunta di zenzero e cannella. Dopo una vita tribolata, la birra è uscita di produzione qualche anno fa, perché difficile da piazzare a livello commerciale: era spiazzante e divisiva, con pochi veri estimatori. Tra loro c’erano, come detto, Lorenzo e naturalmente Agostino Arioli, che l’aveva creata da zero. Così nel ricordo della Cinnamon Bitter Ale, i due hanno deciso di realizzare insieme la London Dry Bitter Ale (4,5%), una Bitter speziata che strizza l’occhio all’attuale interesse per il gin, da cui si ispira per la scelta delle botaniche. La London Dry Bitter Ale è una delle prime birre brassate da Muttnik nella sua nuova sede di di Sesto San Giovanni (MI).
Granda + Brewdog
Novembre è stato un mese intensissimo per il Birrificio della Granda (sito web) – non che gli altri siano stati tranquilli, sia chiaro – e all’elenco delle tante novità che hanno scandito il 2024 del produttore piemontese vanno aggiunte altre due creazioni inedite. La prima è la versione barricata della Quadrupel, battezzata Barrel Aged Spiced Quadrupel (10,4%) che ha riposato per un anno in botte acquisendo delle sfumature ossidative che ne hanno ulteriormente arricchito il bouquet. La seconda è invece una collaborazione realizzata nientemeno che con Brewdog (sito web): presso il birrificio scozzese è stata messa a punto la Grape Escape (6,9%), un’Italian Pilsner arricchita dall’aggiunta di mosto di uve moscato. Una novità che in qualche modo si ricollega alla filosofia del progetto Be Grapeful, sul quale Granda ha investito parecchio negli ultimi mesi.
Boia Brewing
Due sono le novità provenienti dall’ossolano Boia Brewing (sito web), entrambe nel solco della collaborazioni. La prima si chiama Carnage (7,5%) ed è una Doppelbock prodotta in collaborazione con il birrificio Elvo (sito web). Di colore ambrato profondo e schiuma cremosa, al naso mostra un aroma complesso di malti tostati, caramello e sentori di frutta secca, bilanciati da una leggera nota di luppolo. In bocca, il suo corpo pieno avvolge il palato con sfumature di cioccolato fondente e un finale assai persistente. La seconda new entry si chiama semplicemente Sette (5%) perché vede il coinvolgimento di altrettanti birrifici: oltre a Boia Brewing hanno partecipato alla cotta Canediguerra (sito web), Filodilana (sito web), Sagrin (sito web), Edit (sito web), Croce di Malto (sito web) e il già citato Elvo (tutti piemontesi). La Sette può essere definita Italian Modern Keller perché cavalca l’attuale interesse per le Lager della Franconia, ma con un tocco di italianità. Rispetto a una Keller classica c’è dunque un dry hopping con luppolo continentale (varietà Diamant fornito da Italian Hops Company), che restituisce un intenso profilo floreale accompagnato da un finale secco e piacevole.
Renton
Chiudiamo con un’immancabile birra natalizia, poiché di recente il marchigiano Renton (sito web) ha annunciato la sua Drool (7,5%). Appartiene alla corrente delle Belgian IPA, luppolate di profilo belga che sul mercato sono diventate una rarità dopo il discreto (e volatile) interesse di una decina di anni fa. Renton dunque lo ripropone ora in chiave natalizia, avvantaggiandosi del contributo aromatico dei luppoli moderni grazie all’impiego delle varietà Nectaron e Azacca. In effetti ripensare le Belgian IPA in chiave più “tropicale” potrebbe essere un buon esperimento per rilanciare la tipologia, staremo a vedere. Intanto sarà interessante assaggiare questa Drool, tenendo presente che la secchezza garantita dal ceppo di lievito belga (e dallo zucchero candito) la rende particolarmente “pericolosa”.