In maniera costante ma piuttosto silenziosa il gluten free è penetrato nel settore della birra artigianale italiana. È stata un’ascesa discreta ma molto repentina, tanto che fino a una decina di anni fa il concetto di prodotti senza glutine nel nostro settore era pressoché sconosciuto. Oggi invece quasi ogni birrificio conta almeno una birra gluten free nella sua gamma e il trend continua a crescere, come dimostrano le tante novità a tema che possiamo incrociare di continuo. Una delle ultime è la End Game (6,5%), una DDH IPA con cui il birrificio romano Jungle Juice (sito web) ha deciso di affiancare la Extra Life, l’altra gluten free della casa uscita nel 2021. La End Game è realizzata sul modello delle Hazy IPA, con una percentuale di avena nel grist e luppoli Idaho 7, Sabro ed Ekuanot. Il profilo aromatico ricorda il cocco, l’ananas e la frutta a pasta gialla, mentre in bocca è morbida e delicatamente amara.
Lo scorso 6 giugno si è tenuto il Minipony Day, un evento che ha coinvolto una quarantina di locali italiani dove è stato possibile assaggiare in anteprima l’ultima creazione dei birrifici Brewfist (sito web) e Podere La Berta (sito web). La birra si chiama Minipony (5,4%) ed è definita una English Pale Ale “moderna”, perché parte dalla ricetta tradizionale della tipologia britannica incorporando però elementi dal gusto contemporaneo. Tali elementi si ritrovano nella luppolatura, che prevede varietà americane accanto alle classiche inglesi, mentre la base fermentescibile rimane costituita esclusivamente da malti tipici dello stile. La Minipony strizza l’occhio all’attuale attenzione italiana per la birra “da bancone”, ma virando verso una direzione non necessariamente old fashioned.
A proposito di collaborazioni, recentemente il birrificio Canediguerra (sito web) ne ha annunciate due con altrettanti produttori. La prima si chiama Faccardino (5%) ed è realizzata insieme al birrificio libanese Elmir (sito web): si tratta di una bassa fermentazione scura aromatizzata con l’aggiunta di sciroppo di dattero, uno dei frutti più identificativi del Medio Oriente. I sentori di frutta secca, caffè e toffee preludono a una iniziale sensazione di rotondità, che lascia presto spazio ad un finale lungo e secco, con rimandi al cacao amaro. La seconda novità è invece la Ginepride (4,7%) ed è prodotta in collaborazione con il Birrificio della Granda (sito web). Qui siamo al cospetto di una rivisitazione in chiave mixology delle Gose, grazie all’aggiunta di botaniche spesso associate al Gin. La ricetta prevede anche l’impiego di lime e sale, oltre a batteri lattici per fornire la tipica acidità dello stile tedesco.
Avendo parlato di botaniche non possiamo non citare l’ultima nata in casa Loverbeer (sito web), birrificio non certo avvezzo al lancio di continue novità. È dunque con una certa curiosità che accogliamo la Artesyke, birra nata dalla partnership con il marchio veneziano Verbezia. Questa giovane azienda, che si occupa della coltivazione e distribuzione di erbe alimentari particolari e semisconosciute, ha selezionato per l’occasione artemisia e foglioline di fico, che donano alla birra rispettivamente sentori erbacei e balsamici e note fresche e vegetali. Il risultato è una birra birra elegante nonostante il complesso bouquet gustativo, arricchito da sorprendenti suggestioni di cacao e noci pecan.
Torniamo ancora sulle collaborazioni italiane perché di recente il birrificio Otus (sito web) di Seriate (BG) ha annunciato una new entry della linea Shot Lab, dedicata chiaramente a birre create una tantum. Realizzata insieme al birrificio Dada (sito web), si chiama semplicemente Italian Pilsner (5%) e appartiene all’omonima declinazione nostrana dello stile delle Pils. La ricetta parte da quella della pluripremiata Pils2, ma con una variazione sul tema della luppolatura: in questo caso infatti sono utilizzate varietà Diamant e Akoya (oltre al Saphir), entrambe di origine tedesca ma di nuova generazione. Aspettiamoci dunque una bassa fermentazione leggera e facile da bere, ma anche con un carattere deciso grazie a una maggiore definizione degli aromi erbacei e luppolati.
Infine sabato scorso si è tenuto l’evento per l’undicesimo anniversario di Birra Bellazzi (sito web) e il birrificio emiliano ha scelto di celebrare il traguardo con una nuova birra, abbastanza particolare. La base della Young Prickly Bastard (3,7%) è infatti quella di una tradizionale Mild di stampo inglese, a cui però è aggiunta purea di fichi d’India. La classica base maltata dello stile è dunque accompagnata da una nota fruttata fresca e “spinosa”, che ne amplifica la facilità di bevuta. Una variazione sul tema delle Mild, che forse sarà vista con qualche perplessità dai puristi del genere, ma che sicuramente vale un assaggio. Occhio però perché è una one shot e quindi difficilmente sarà replicata in futuro.