La prima panoramica del nuovo anno sulle novità brassicole italiane è sempre una sorta di ponte tra il prima e il dopo. Le birre che presentiamo oggi – ma la stessa cosa presumibilmente avverrà anche nelle prossime settimane – sono state lanciate infatti tutte nel 2023. Le segnaliamo in questa occasione sia perché è ancora presto per accogliere le birre inedite del 2024, sia perché in prossimità delle festività si concentrano molte novità assolute. Partiamo allora dalla Otto (7,5%), la creazione che il birrificio Liquida (sito web) ha realizzato per questo inverno. La scelta è ricaduta su una Winter Strong Lager, che dalla descrizione potremmo vagamente associare a una Bock chiara: il grist è composto da solo malto Pils, la luppolatura è effettuata con luppolo Perle dell’azienda Locher-Hopfen e l’aroma verte su note di miele e panificato, con il supporto del luppolo. Il processo produttivo è stato piuttosto lungo: quasi due mesi di lenta fermentazione a cui si sono aggiunti 30 giorni di lagerizzazione.
Il giorno di Santo Stefano il toscano Brasseria della Fonte (sito web) ha annunciato qualche novità, tra cui l’inedita Mother Oak, Father Barrel (12,8%). Si tratta di una one shot che rientra nel programma di affinamenti in botte del produttore di Pienza, ma comunque molto particolare: la ricetta infatti prevede l’aggiunta di miele di castagno, mentre per l’invecchiamento è stata usato un caratello ex vinsanto, già impiegato in birrificio per la maturazione di sciroppo d’acero extra dark. Dopo otto mesi la birra è stata confezionata nel suo momento migliore, riuscendo a esprimere un ricco corredo aromatico che spazia dal vino liquoroso al legno, dai cioccolatini al latte alla melassa, dal miele al tabacco. L’assenza di bollicine richiama il lento sorseggiare di un vino fortificato. Il nome della birra è un omaggio al brano Mother Earth Father Thunder dei Bathory, gruppo Viking Metal svedese.
Qualche ora prima, e cioè proprio il giorno della Vigilia, il friulano Basei (sito web) ha annunciato il vincitore del contest ideato per la sua nuova birra, una New Zealand Double IPA. Per l’occasione il birrificio ha chiesto ai suoi fan di proporre un nome e una grafica per la sua novità, primogenita della linea You Do It – un appellativo che suggerisce modalità simili anche per le prossime incarnazioni. Il vincitore è Paolo Primon, che ha battezzato la birra Kiri (8%) accompagnandola con l’illustrazione delle posizioni dell’Haka (variante Ka Mate), la famosa danza maori resa celebre dalla nazionale degli All Blacks. Il nome invece significa “pelle di legno” o “pelle di frutta”, due accezioni usate per creare un parallelismo tra la solidità dei giocatori di rugby e il contributo aromatico tipico dei luppoli neozelandesi. A proposito di luppoli, la varietà utilizzate sono Waimea, Rakau e Nectaron, mentre la base fermentescibile è composta da malto Pale (Golden Promise) e fiocchi d’avena.
A proposito di linee speciali, si chiama Santa Barbara (6,5%) la seconda creazione della Collaborations Series del marchio Dank Brewing (sito web), realizzata in partnership con il birrificio 50&50 (sito web) di Varese. La novità ribadisce la predilezione di Dank per gli stili luppolati, seguendo il filone delle Modern IPA: di colore dorato con una leggera opalescenza, la Santa Barbara si contraddistingue per toni resinosi, tropicali e agrumati (mandarino, arancia vaniglia) e un finale lungo e morbido, privo di astringenze. Quattro le varietà di luppolo utilizzate , provenienti da Stati Uniti (Mosaic, Citra) e Nuova Zelanda (Motueka, Nelson Sauvin), mentre la base maltata è assolutamente leggera e funge da “semplice” supporto alla bevuta. Come sempre la realizzazione dell’etichetta è opera dell’artista romano Diego Furia, che per la Santa Barbara ha scelto di raffigurare un delfino, animale simbolo dell’omonima città californiana.
Concludiamo la prima panoramica del 2024 con un salto in provincia di Lecco, dove un paio di settimane fa il birrificio Wackybrew (sito web) ha annunciato la sua ultima novità. La birra si chiama Rufus (9,2%) ed è una Belgian Tripel in pieno stile fiammingo, con una decisa secchezza e un finale elegantemente amaro. Sul fronte aromatico attendiamoci una grande espressività del lievito, con note di frutta gialla sciroppata e sotto spirito (fino alla banana matura), miele millefiori e sfumature speziate. È una birra calda e avvolgente – il tenore alcolico raggiunge quasi l’estremo previsto dalla tipologia – ma anche relativamente facile da bere. Uno stile nato nelle abbazie trappiste, ma che si adatta perfettamente alla stagione in corso.