Senza dubbio due tra i migliori birrifici italiani nati nell’ultimo lustro sono Sieman e Liquida. Le loro filosofie produttive partono da concetti molto distanti tra loro, eppure hanno trovato un punto d’incontro nella nuova birra collaborativa annunciata di recente e battezzata Liquid Barrel (6,2%). L’obiettivo è unire il carattere funky e wild tipico degli affinamenti in legno con la freschezza e la potenza degli stili luppolati di moderna concezione, mantenendo nel frattempo equilibrio gustativo e una grande bevibilità . Il risultato è una Wild Ale in cui le classiche note delle maturazioni in botti si fondono con i toni fruttati dei luppoli (varietà Ekuanot, Simcoe, Citra e Mosaic), usati sia a caldo che a freddo. Se una birra luppolata e barricata allo stesso tempo vi spaventa – ed è comprensibile, dato che ne può scaturire un gran pastrocchio – sappiate che non è la prima volta che Sieman si confronta con un’idea del genere: nel 2020 uscì la strepitosa Ritual Blend in collaborazione con Ritual Lab, una delle migliori novità brassicole di quell’anno.
Quella con Sieman non è tuttavia l’unica new entry di Liquida, perché un paio di settimane fa è stata svelata l’ultima IPA del birrificio emiliano. Si chiama Confidential (6%) ed è una birra luppolata secondo lo stile della West Coast americana. Le varietà qui usate sono Strata, Nelson Sauvin e Nugget, tutte nella versione CGX. Con questa denominazione si indica un prodotto della farm statunitense Crosby Hops, ottenuto tramite un processo criogeno avanzato (-30/-45 °C) che separa la luppolina dalla materia vegetativa del luppolo, in un ambiente totalmente privo di ossigeno. CGX quindi rientra in quella famiglia di prodotti che puntano a offrire il massimo della potenza aromatica evitando la resa degenerativa della parte “verde” della pianta. La Confidential si contraddistingue per un intenso profilo aromatico (pesca e papaya) e una corsa setosa ed equilibrata, con un delicato amaro finale.
Una novità dal forte valore simbolico è quella che arriva da Birra Nursia, il marchio brassicolo dei monaci benedettini di Norcia. La nuova Nursia Tripel (8%), infatti, non solo celebra il decimo anniversario della fondazione del birrificio, ma rappresenta un segnale importante dopo le mille difficoltà degli ultimi anni. Il monastero infatti fu gravemente danneggiato dal terribile terremoto del 2016 e i monaci furono costretti ad abbandonare la struttura, interrompendo ovviamente anche la produzione di birra. In questi anni l’attività di ricostruzione è proseguita regolarmente e i monaci sono tornati a realizzare le proprie birre, appoggiandosi però all’impianto di Mastri Birrai Umbri. Grazie a questo felice sodalizio, ora Birra Nursia ha potuto presentare una creazione inedita, che segue fedelmente i dettami dello stile monastico del Belgio. La nuova Tripel è contraddistinta dal contributo del lievito, con un profilo fruttato in cui emergono note agrumate seguite da pera, banana matura e frutta sotto spirito. Il malto offre una buona struttura di panificato, mentre l’evidente ma elegante amaro finale pulisce il palato e invoglia subito a un altro sorso.
Cambiamo totalmente tipologia brassicola per segnalare un’altra collaborazione tra due birrifici italiani, questa volta realizzata sull’asse Torino – Milano. Dalla partnership tra Edit (sito web) e War (sito web), infatti, è recentemente nata la Agaverne (3,8%), una birra molto sui generis definita in etichetta “Mezcal Margarita Gose”. Il riferimento al classico cocktail messicano si ritrova in alcuni ingredienti, in particolare la purea di lime e il sale, quest’ultimo tipico delle Gose. Anche la componente sour si ricollega allo storico stile di Lipsia, mentre i malti torbati previsti dalla ricetta rimandano al carattere affumicato del Mezcal. Ne deriva un prodotto leggero, facile da bere e dissetante, con un profilo aromatico assolutamente peculiare. Da provare soprattutto quando il caldo tornerà inevitabilmente a bussare alle nostre porte.
Nel frattempo il Birrificio Rurale (sito web) prosegue nel suo progetto Bud Scars, una linea di birre accomunate dall’impiego di ceppi di lievito isolati e propagati nel laboratorio dell’azienda. La quarta “gemma” del progetto è la Bud Scars Belgian Single (5,6%), che si ispira esplicitamente alla leggendaria Westvleteren Blond, la Patersbier dell’omonimo birrificio trappista, identificata dal tappo verde – e ormai anche dalla relativa etichetta. La ricetta prevede il ricorso a lievito Trappist High Gravity e il risultato è una birra secca, fruttata e relativamente complessa, ma anche molto facile da bere. Se siete amanti dello stile vi consigliamo di provarla, anche perché sono pochissimi i birrifici italiani che sono soliti confrontarsi con questo intrigante stile brassicolo.
E visto che siamo in periodo di Oktoberfest, è assolutamente opportuno concludere la carrellata odierna con una novità a tema. In occasione del party per il suo nono compleanno, il birrificio Argo (sito web) di Lemignano (PR) ha presentato la sua nuova Argo Fest (5,8%), creata sul modello delle Fest Bier tedesche, tradizionalmente bevute durante le feste autunnali. Siamo dunque al cospetto di una bassa fermentazione di colore ambrato chiaro, che gioca sull’equilibrio tra la resa dei malti (miele, crosta di pane) e quella floreale dei luppoli (varietà Hallertau Mittelfruh) e che farà felici gli amanti degli stili mittleuropei. Festa nella festa: la birra è stata confezionata il giorno del compleanno del birraio Stefano Di Stefano.