Oggi è l’appuntamento è con una nuova panoramica sulle novità birrarie straniere, che stavolta coinvolge alcuni tra i nomi più attivi nel movimento brassicolo internazionale. In particolare scopriremo le novità più succulente provenienti da tre birrifici europei piuttosto in voga: Brewdog, De Molen e Mikkeller. Partiamo allora dai terribili ragazzi scozzesi, che hanno annunciato recentemente una nuova collaborazione: dopo la I Hardcore You, blend realizzato insieme a Mikkeller, è la volta della Bitch Please, prodotta in cooperazione con l’americana Three Floyds.
La Bitch Please è prodotta con sette diverse qualità di malto e tre diversi luppoli, tutti neozelandesi: Green Bullet per l’amaro e Nelson Sauvin e Motueka per l’aroma. Nonostante si preannunci un tratto luppolato alquanto spiccato, la birra avrà un corpo pieno e un’impronta di malto ben marcata. Il colore sarà decisamente scuro. Parte della produzione subirà un processo di dry hopping, mentre un’altra sarà affinata in cask di rum e whisky. La birra è stata realizzata negli impianti della Brewdog.
Il video di seguito, riportato anche da Beernews, vi permette di conoscere qualcosa in più della Bitch Please direttamente dalle parole dei birrai.
Un’altra collaborazione coinvolge invece l’olandese De Molen e la statunitense Flying Dog, come si può leggere su Pinta Perfetta. Il nome della birra è Bat Out of Hell e a detta del birrificio americano nasce dall’incontro tra la Hell & Damnation di De Molen e la Gonzo Imperial Porter di Flying Dog. Sarà quindi quasi sicuramente un blend tra i due prodotti di punta dei rispettivi birrifici.
La produzione sarà limitata a soli 7 hl, un terzo dei quali subirà un affinamento in legno (il restante sarà imbottigliato nel formato da 75cl). Sarà disponibile a fine anno e solo in Europa, per la gioia dei tanti appassionati che sin da subito hanno mostrato tutto il loro entusiasmo per la notizia.
Detto di Brewdog e De Molen, non resta che spostarci in Danimarca per riportare qualche aggiornamento da Mikkeller. Stavolta non si tratta di collaboration brew, nè di blend vari. La prima birra si chiama Mikkeller Koppi ed è la prima India Pale Ale in assoluto prodotta con caffè. La qualità selezionata è Guji Natural e il fornitore è una torrefazione svedese (Koppi, per l’appunto). Il luppolo impiegato è il Tamahawk, mentre l’impianto utilizzato (Mikkeller non ha impianto proprio) è il solito: quello del belga De Proef.
La seconda birra di Mikkeller è una natalizia chiamata Ris a la M’ale, nome che richiama il tipico dolce stagionale danese a cui si ispira: il Risalamande. Per la birra sono stati utilizzati gli stessi ingredienti del dessert: riso, vaniglia, zucchero, sale, crema di latte, ciliege ed estratto di mandorle. Questo miscuglio fermentato dovrebbe essere il perfetto accompagnamento al dolce in questione, anche se dubito che da una tale accozzaglia di ingredienti inusuali possa uscire qualcosa di buono. Come fa notare Beernews, non è un caso che su Ratebeer questa nuova creazione di Mikkeller sia considerata al momento la peggior birra del produttore danese…
Mikkeller sempre più idolo indiscusso!
Suggerisco ad Alex, suo più grande estimatore sulla piazza di Roma, di sviluppare qualcosa di analogo in chiave romana, chessò:
– Abbacchio a scottad’IPA, una AIPIEI di chiara ispirazione burina, che coniughi i profumi tipici dell’abbacchio arrostito con le note di malto e luppolo. Sarebbe un successone!
– Bucatini pomodoro e guanci’ALE, un BLONDEIL fresca e beverina, dove il grasso di guancia di porco è stemperato dal luppolo e dall’acido del pomodoro. Ne prenoto una cassa!
– Corat’ALE coi carciofi: la più complessa delle tre, col ferroso del fegato e dei carciofi che trova il giusto completamento in sentori maltati molto pronunciati. Una birra per la colazione di Pasqua, come tradizione!
Io le birre le ho “disegnate” (cit.), ora sta a chi può metterle in produzione. E’ ora di innovare, di sperimentare! Daje!
Non che mi facciano impazzire gli ingredienti aggiunti e gli strani blend ma devo dire che la Mikkeller Koppi prosegue il percorso delle IIPA e delle più recenti BIPA: il caffè non ci sta poi tanto male.
L’altro prodotto lascia il tempo che trova, ma quando le “cavolate” si fanno così manifeste, giudicarle con serietà ha poco senso.
“Alex, suo più grande estimatore sulla piazza di Roma”
Istat? =D
@Alex
Fonte Demos-Eurisko.
sono dei tamarri di proporzioni indecenti.
nel bene e nel male.
spesso si tende a dimenticare “il bene”, però.