Raccontare le nuove produzioni italiane in questo momento può sembrare surreale e inutile, ma ritengo che sia importante provare a parlare di birra in modo “normale” e continuare a tenere aperta una finestra sul nostro settore. Senza contare che gli ecommerce tematici sono operativi al 100% e molti birrifici hanno attivato il servizio di delivery, quindi è ancora possibile acquistare e assaggiare gran parte delle novità di cui parliamo oggi. E chissà che ieri a Roma qualcuno non abbia celebrato St. Patrick’s Day bevendo (naturalmente in casa) l’ultima creazione di Jungle Juice (sito web), una Stout prodotta con aggiunta di lattosio e dunque appartenente al sottostile delle Milk Stout. Si chiama Soft Porn (5,8%) e rappresenta per il produttore romano il primo tentativo di confrontarsi con questa tipologia brassicola. Come il nome suggerisce, è la morbidezza a spiccare a livello tattile, grazie anche alla presenza di una percentuale di fiocchi d’avena.
Restiamo a Roma per segnalare la nascita della Mamba Double IPA (8%), nata dalla collaborazione tra il birrificio Rebel’s (sito web) e i locali Luppolo Station (sito web) e Luppolo 12 (pagina Facebook). Si tratta della versione più muscolare delle IPA americane, realizzata con luppoli Citra, Mosaic ed Ekuanot e il celebre lievito Vermont, balzato da qualche anno agli onori delle cronache grazie all’ascesa delle New England IPA. È una birra forte e profumata, con note di frutta tropicale che la rendono decisamente “juicy”. L’etichetta e il nome sono un omaggio a Kobe Bryant – uno dei suoi soprannomi era Black Mamba – leggenda del basket NBA che, come ricorderete, è scomparso tragicamente a fine gennaio in un drammatico incidente aereo.
Si ispira vagamente allo stile delle American IPA la Rope-a-dope (7%), l’ultima new entry del quotato marchio campano Bonavena (sito web). La ricetta messa a punto dal birraio Vincenzo Follino è piuttosto particolare, perché prevede l’impiego di un blend di due lieviti diversi, che per la verità è una consuetudine che recentemente abbiamo riscontrato anche in altre birre del genere. Questa soluzione probabilmente è stata dettata anche dall’idea alla base della Rope-a-dope, cioè creare un prodotto dove il mouthfeel morbido e le note fruttate tipiche delle New England IPA si esprimessero senza la proverbiale torbidità dello stile ed evitando astringenze tannico/proteiche. Il lavoro quindi si è concentrato sulle caratteristiche dell’acqua, sulla scelta dei malti (solo Pils e Pale, senza Cara e altri cereali) e sul dry hopping condotto a basse temperature. A proposito di luppolo, le varietà impiegate sono Citra, Mosaic e Amarillo.
In questo trionfo di tipologie statunitensi non poteva mancare una West Coast IPA, sottostile che sta vivendo una nuova primavera dopo essere uscito momentaneamente dai riflettori del movimento internazionale. A proporre la sua interpretazione è P3 Brewing (sito web), birrificio di Sassari che a inizio marzo ha annunciato la sua West Coast Sardinia (6,6%). È una birra chiara in cui il profilo olfattivo è ovviamente dominato dalle sfumature di frutta tropicale e a pasta gialla provenienti dal luppolo (Simcoe, Centennial e Citra, sia in pellet che in cryo). Al palato si nota una leggera componente maltata (varietà Pils e Cara) che sostiene l’intensità aromatica e la generosa luppolatura, mentre la secchezza finale ne amplifica la facilità di bevuta. È nata come one shot, ma già rischia di essere inserita regolarmente nella gamma del birrificio sardo.
Assolutamente particolare è la Ziskie (6%) del Birrificio Lariano (sito web) di Sirone (LC), perché considerata anello di congiunzione tra due stili molto lontani tra loro: da una parte le American IPA, dall’altra le Grodziskie, storiche birre di puro frumento affumicato tipiche della cultura brassicola polacca. In effetti le Grodziskie prevedono un amaro relativamente pronunciato ed evidenti note di luppolo, quindi il birraio Emanuele Longo non si è allontanato troppo dal modello di partenza, riservandosi una concessione stilistica con il ricorso a varietà americane di luppolo (e un amaro più deciso). Aspettiamoci allora una birra in cui il leggero affumicato si fonde con toni di frutta tropicale e dove la percezione generale è contraddistinta da morbidezza ed eleganza.
Concludiamo questa carrellata sulle novità italiane – che presumibilmente sarà l’ultima per molto tempo, ma mai dire mai – con un trittico di Imperial Stout rilasciato dal giovane birrificio lombardo Low Land (sito web). La prima si chiama Papa Legba (8,8%) ed è una birra corposa e ricca di aromi maltati con sfumature di cioccolato fondente, derivanti dall’impiego di fave di cacao mono origine della Tanzania. La Queen Marie (8,8%) è invece una classica Russian Imperial Stout, in cui ritroviamo note di tostato, cioccolato e caffè oltre all’immancabile abbraccio caldo dell’alcool. La Voodoo Zombie (8,8%), infine, appartiene al filone delle Pastry Stout, sebbene il mix di ingredienti speciali sia limitato “solo” a fave Tonka provenienti dal Brasile e alle già citate fave di cacao mono origine della Tanzania.