Giunti a fine agosto è arrivato il momento di riprendere le nostre consuete panoramiche sulle nuove birre italiane. E ricominciamo come ci eravamo lasciati, cioè con quelle collaborazioni che ormai sono una costante delle novità provenienti dai nostri birrifici – ma è inutile sottolineare che si tratta di un fenomeno globale. In tal senso molto interessante appare la Karate Kid (5%), una classica Keller Pils realizzata dal birrificio Menaresta (sito web) in collaborazione con Vetra (sito web). La ricetta è piuttosto fedele all’originale stile di riferimento, con l’unica eccezione di una luppolatura leggermente più incisiva (varietà Ariana e Hallertau, anche in dry hopping). La Karate Kid è una one shot e sarà disponibile solo in fusto, ma per assaggiarla dovrete attendere la metà di settembre. Intanto cominciate a preparare le ugole.
Altra interessante partnership è quella tra i birrifici SBAM (pagina Facebook) e La Fucina (pagina Facebook), che recentemente hanno annunciato la loro nuova Bruttassai (5,7%). Il simpatico nome richiama la tipologia di riferimento, che è quella delle Brut IPA: super secche, cristalline e con gli aromi di luppolo in evidenza. Caratteristiche che vengono confermate anche da questa collaboration brew, realizzata con enzimi per coadiuvare il lavoro del lievito (neutro) e con un’attenuazione totale che esalta i profumi di arancio, mandarino e frutta rossa. I luppoli impiegati sono tutti americani (Citra, Cascade, Centennial e Amarillo), utilizzati anche in dry hopping. Se volete assaggiarla sappiate che è disponibile in alcuni eventi di questi giorni (Birrocco, Birrae), oltre che presso lo stand de La Fucina durante il Villaggio della Birra di inizio settembre e in quanto tale parteciperà al contest di Whatabeer dedicato alla manifestazione toscana. Ma su questo argomento torneremo nei prossimi giorni.
Alquanto fuori di testa è l’ultima creazione di Nicola Coppe, battezzata semplicemente Rapa (4%) e appartenente alla linea “agricola” Birre della Terra del birrificio trentino Bionoc’ (sito web). Nicola si è fatto conoscere per le sue birre acide, ma la Rapa non rientra in questa famiglia: è invece una sorta di Saison de Table brassata con l’aggiunta di rapa (o meglio barbabietola da orto), che aggiunge decise note speziate e terrose al ventaglio aromatico. Ma la cosa interessante è che la Rapa, per quanto possa essere bevuta “liscia”, è ideata come base per i miscelati. Lo stesso Nicola, infatti, afferma che “manca qualcosa” a questa birra e la soluzione per completarla è utilizzarla come base per cocktail. In particolare viene sottolineato il felice accostamento con lo zenzero, da cui è nata la ricetta del Bionoc’ Mule, una versione modificata del celebre Moscow Mule. Vale la pena soffermarsi sul colore della Rapa, caratterizzato da un rosa quasi fluo. È disponibile sul mercato da un paio di settimane.
Dall’inizio dell’anno non sono state poche le birre create dai birrifici di tutto il mondo per celebrare il cinquantenario dello sbarco dell’uomo sulla Luna. Anche l’ultima creazione del birrificio veneto Birrone (sito web) partecipa ai festeggiamenti: si chiama infatti Summer of 69 (4,8%), con un chiaro richiamo all’estate in cui Armstrong, Aldrin e Collins scrissero un’importante pagina della storia dell’umanità. La birra appartiene alla tipologia delle American Lager: è dunque una bassa fermentazione ben luppolata, facile da bere ma anche con un carattere ben definito. Sicuramente una valida alternativa per rinfrescarsi anche nei prossimi mesi.
E in questa estate in cui ha ottenuto un discreto successo commerciale una birra siciliana (industriale) prodotta con (pochissimo) sale, vale la pena sottolineare la nascita di Aquamaris (5%), l’ultima novità di Birra Tarì (sito web), marchio operante a Modica (RG). La particolarità di questa birra è di essere brassata con aggiunta di acqua marina alimentare proveniente dall’omonima azienda catanese. La società etnea, infatti, è specializzata nel prelevamento di acqua marina nelle profondità del Mar Jonio e nel successivo processo di microfiltrazione e sterilizzazione che ne mantiene intatte salinità e composizione minerale. L’acqua impiegata è dunque salata, facile allora associare Aquamaris all’antico stile tedesco delle Gose, prodotte con una percentuale di frumento maltato. Insomma, viva l’acqua marina e abbasso i cristalli. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito di Birra Tarì. Sapete quale altre Gose italiana è prodotta con acqua marina?
Perché definisci Tarì industriale, che visitando il loro sito rifermenta anche le basse? Mentre vedo sul sito di Birrone una batteria di filtri per micro filtrazione?
Guido credo tu abbia frainteso, perché il riferimento al prodotto industriale non era certo indirizzato a Birra Tarì
Ok grazie.
Mi viene in mente la Margose di Birranova
Esatto!