Con l’approssimarsi del suo decimo anniversario, ormai alle porte, in questi giorni Birrone appare particolarmente attivo sul fronte produttivo. Di recente l’azienda veneta ha infatti annunciato due novità assolute, con cui apriamo la panoramica di oggi sulle creazioni inedite dei birrifici italiani. La prima si chiama Puf (5,4%) ed è una birra pensata per l’estate, ma nata da una ricetta tutt’altro che semplice. La base è infatti un mix tra mosto di birra e mosto cotto di uva fragola, al quale vengono aggiunte pesche che, lasciate macerare, attivano spontaneamente la fermentazione grazie ai microrganismi di cui si fanno vettori. Il risultato è un prodotto fresco e originale, con intense note fruttate e una chiusura leggermente acidula, che ne amplifica la forza dissetante. Tutte caratteristiche che la rendono perfetta per la stagione calda.
La seconda novità di Birrone è stata battezzata Bang (8,5%) ed è una Strong Ale realizzata con l’aggiunta di miele di castagno. La particolarità risiede nel residuo zuccherino, praticamente inesistente, che si traduce in un’accentuata secchezza. Il risultato è una birra facile da bere nonostante la sua anima decisamente caratterizzata dal particolare ingrediente: un elemento che la rende indubbiamente molto “pericolosa”. Entrambe le birre dovrebbero essere disponibili durante l’evento per il decennale, che si terrà il prossimo fine settimana a Isola Vicentina (VC): ci saranno trenta spine di birra artigianale, birrai ospiti, tanto cibo e non poche sorprese.
Interessante l’ultima creazione del birrificio Porta Bruciata, produttore che è salito agli onori delle cronache negli ultimi due anni, soprattutto per i premi ottenuti al concorso Birra dell’anno con le sue luppolate. Tuttavia la nuova Red Oast (4,1%) si allontana da quel filone per abbracciare le tradizioni brassicole del Regno Unito: è infatti una classica Best Bitter, costruita secondo i dettami dello stile. La ricetta prevede quindi l’impiego esclusivo di malti e luppoli inglesi: per i primi sono state scelte le varietà Maris Otter e Crystal, per i secondi EKG (aroma) e Challenger (amaro). Come da copione, è una birra con note moderatamente fruttate e toni biscottati e appena tostati. Il luppolo fa capolino al palato, arricchendo il bouquet aromatico con l’elegante contributo dell’East Kent Golding. Il nome trae origine dalle Oast House del Kent e delle West Midlands, antichi edifici rurali dal tetto conico nei quali veniva lasciato essiccare il luppolo. La Red Oats è stata presentata lo scorso 18 maggio.
Torniamo in provincia di Vicenza ma restiamo saldamente ancorati ai tradizionali stili anglosassoni con la Nuts (4,3%), novità lanciata a inizio mese dal birrificio Lucky Brews. Qui la tipologia di riferimento è quella, quasi in disuso, delle storiche Brown Porter: birre tendenzialmente scure, ma molto facili da bere. La creazione dell’azienda veneta rispecchia in pieno questo identikit: corpo leggero, luppolo di varietà inglese (Fuggle), delicate note di nocciola accompagnate da sfumature di caffè e cioccolato. In etichetta campeggia uno scoiattolo in stile Arancia Meccanica: nonostante il richiamo alla nocciola, il nome Nuts si riferisce al termine inglese traducibile con “pazzo”. Insomma, gli amanti delle birre anglosassoni saranno felici di queste due ultime novità .
Dobbiamo spostarci a Milano per segnalare le ultime creazioni della beer firm Picobrew, tornata a sfornare nuovi prodotti in concomitanza col ritorno in patria del suo birraio: recentemente infatti Pietro Tognoni ha concluso la sua esperienza presso Cantillon, che di certo sarà stata molto formativa. Non è quindi un caso che le sue nuove birre strizzino l’occhio alla cultura birraria del Belgio. La prima si chiama Road to Vallonia – Etichetta Verde (6,5%) ed è la seconda incarnazione della “linea” Road to Vallonia: dopo la versione con spezie (Etichetta Arancione) ora è il momento di una Saison più in stile Dupont, quindi priva di aromatizzazioni e piuttosto secca.
Si ispira liberamente alle Saison anche la seconda creazione di Picobrew, brassata in collaborazione con il birrificio belga Bellevaux di Malmedy, non distante da Liegi. In questa produzione i due birrai hanno sperimentato tanti elementi nuovi per entrambi, in particolare l’uso di un nuovo lievito Saison e il ricorso a luppolo Cryo (varietà Citra), usato anche in dry hopping. La birra si chiama Primavera (6,2%) e in etichetta appaiono i due animali simbolo delle rispettive aziende: il biscione di Milano e il gallo del birrificio Bellevaux.
Molto particolare è la Unconditional Love (6,7%), annunciata recentemente dal laziale Eastside. Non senza ironia, il birrificio la definisce una Wine Oaked & Dry Hopped American Sour Ale, rifermentata con l’impiego di brettanomiceti. Difficile quindi da catalogare, si distingue per un’impronta leggermente acida e vinosa, che si fonde con il tocco funky e floreale del Brett e dei luppoli utilizzati in abbondanza per il dry hopping. È una birra particolare ma anche molto rinfrescante, che rappresenta la summa di idee e tecniche sperimentate contemporaneamente in questa ricetta. Come in molte birre di Eastside, il nome è un omaggio musicale: nello specifico si riferisce all’omonima canzone di Tupac Amaru Shakur.
E concludiamo con un salto in provincia di Benevento per annunciare la Cannabir (9%) del birrificio Alkimia. Dal nome si deduce che siamo al cospetto di una birra molto particolare: la ricetta prevede infatti l’impiego di Cannabis Sativa, anche conosciuta come canapa indiana (priva del principio attivo THC e quindi legale). Il particolare ingrediente si innesta sull’intelaiatura tipica di una Tripel e il suo contributo si avverte soprattutto in chiusura di bevuta, partecipando con il luppolo a fornire note erbacee e un apporto amaricante. Fruttata e complessa, finisce secca preparando il palato al sorso successivo.