La panoramica di oggi sulle nuove birre italiane si apre con una gamma inedita, annunciata recentemente dal toscano Birrificio del Forte. Dopo 7 anni caratterizzati da produzioni molto solide e attinenti agli stili di riferimento (soprattutto di matrice belga), l’azienda di Pietrasanta imbocca una via più orientata alla sperimentazione e al legame con il territorio. La linea Le Radici, infatti, punta a valorizzare le competenze vitivinicole della regione, senza tuttavia tradire le peculiarità che da sempre contraddistinguono le creazioni del Birrificio del Forte: sobrietà organolettica e facilità di bevuta. Al momento sono solo due le birre che rientrano nel progetto Le Radici, ma il loro numero è destinato ad aumentare nei prossimi mesi e a condividere un design specifico e diverso da quello delle produzioni standard.
La prima di chiama Il Tralcio (10,5%), termine che allude tanto alla vite quanto al luppolo, e appartiene allo stile delle Italian Grape Ale. La ricetta prevede quindi l’aggiunta di un mosto di uve a quello base di birra e quindi una fermentazione attivata mediante inoculo di due lieviti: accanto al classico Saccharomyces è stato impiegato anche un ceppo enologico. Il risultato è una birra di colore rosa pallido con aromi floreali, fruttati (frutta rossa) e speziati (ginepro, noce moscata) e molto facile da bere, anche grazie a una carbonazione vivace e a una piacevole secchezza a chiudere. La seconda birra è stata invece battezzata Birrasanta (15,1%) ed è ottenuta solo tramite ingredienti brassicoli, seppur preveda una maturazione in botticelle di vinsanto. Gli aromi restituiscono caratteri ossidativi e liquorosi, ma anche frutta secca, mandorle, mou e tabacco. Ogni edizione avrà una storia e un nome a sé stante, ispirato dalle tipologie di pietra tipiche dell’attività artistica della zona: questa prima versione è stata chiamata Statuario.
Oltre a Francesco Mancini del Birrificio del Forte, c’è un altro birraio italiano che si è sempre disimpegnato in maniera egregia con gli stili belgi: Nicola Grande. Tuttavia la sue due ultime creazioni, uscite a marchio Nix (il nome della relativa beer firm), strizzano l’occhio a culture brassicole ben diverse. La Volturno Pils prende infatti a modello le basse fermentazioni di origine ceca, reinterpretandolo presumibilmente secondo il carattere del birraio; la Blazzatop è invece un’American IPA realizzata con un triplo dry hopping e con una quantità smodata di luppoli moderni. La prima sarà presentata venerdì 4 maggio, la seconda invece una ventina di giorni dopo. In entrambi i casi il luogo dove assaggiarle in anteprima sarà il locale Nix Beer a Pavia.
È stata invece presentata circa un mese fa la nuova Amber Ale di Eternal City Brewing, battezzata Sora Rosa (5,4%) come evidente omaggio alla Roma incarnata da una delle più belle canzoni di Antonello Venditti. La ricetta è piuttosto fedele ai dettami di questo stile (non molto diffuso) di stampo anglosassone, con aromi agrumati di arancia rossa e sfumature resinose e balsamiche, il tutto ben bilanciato al palato dalla presenta del malto. La morbidezza tattile è conferita dalla percentuale di avena aggiunta alla base fermentescibile. Oltre alla suddetta canzone, il sito di ECB ne consiglia l’abbinamento con il romanzo Ragazzi di vita di Pasolini e, per restare nel più banale campo culinario, con delle costolette d’agnello.
Guardano decisamente la New England le due recenti novità di Eastside, uscite appena qualche giorno fa. L’inedita Bill Kilgore (6,3%) è un’American IPA realizzata con lievito Vermont e luppoli Amarillo, Denali e Citra (in “formato” cryo), da cui ci aspettiamo grande potenza aromatica e un certo grado di morbidezza al palato. Il nome è un omaggio all’omonimo personaggio di Apocalypse Now. Non è invece una new entry assoluta la seconda birra del birrificio laziale: parliamo infatti della “storica” Sunny Side, la cui ultima cotta è stata definita “Vermont Edition”. Cambia quindi il lievito (anche qui Vermont) e una parte dei luppoli, impiegati in forma cryo, per un risultato finale che enfatizza l’agrumato (pompelmo) e sposta la mouthfeel verso sensazioni setose.
Anche la nuovissima Trupija Rosa (8%) di A Magara nasce dall’evoluzione di un prodotto classico: a dispetto del nome la ricetta di partenza non è quella della Trupija (una Belgian Blond), ma quella della SaisonSaison – con cui, tuttavia, condivide la stessa base di malti. Il birraio Eraldo Corti ha dunque ripensato la Saison della casa aggiungendo pompelmo rosa e accompagnando la resa aromatica dell’agrume con un generoso dry hopping. In dialetto locale “trapuja” significa “temporale estivo” e appare dunque chiaro come la birra si abbini particolarmente bene alla stagione calda. Facile da bere nonostante la gradazione alcolica non indifferente, anche grazie a una piacevole secchezza finale.
E concludiamo come abbiamo aperto, cioè con una linea parallela lanciata recentemente dal Birrificio Inesistente. Il progetto si chiama Lotteria dei Calci di Rigore e prevede il lancio di una serie di one shot identificate tutte dalla stessa etichetta: l’unico modo per differenziarle è una pecetta ben nascosta sul collo della bottiglia. La proposta “a sorpresa” del produttore emiliano consta al momento di due creazioni: una “gentle sour” affinata 8 mesi in barriques di vino moscato (Le Falme della Cantina Gozzi) e una reinterpretazione di una Porter storica, ottenuta tramite il blend di una Golden Ale e di una Robust Ale affinata 16 mesi in barriques di Amarone della Valpolicella. La seconda delle due è stata ricreata direttamente alla spina giovedì scorso, durante l’evento di presentazione presso il Teatro delle Birre.