I birrifici italiani continuano a sfornare novità assolute e una buona occasione per assaggiarne diverse sarà Eurhop, festival che come saprete andrà in scena questo fine settimana a Roma. L’umbro Birra dell’Eremo sfrutterà la kermesse capitolina per presentare la sua Ma2, che rappresenta la prima incarnazione della seconda fase del progetto Non Conventional Yeasts di cui vi raccontai lo scorso febbraio. Per chi non lo sapesse, parliamo di una gamma di birre nate dall’impiego di lieviti non convenzionali, che in un primo tempo furono utilizzati per fermentare (insieme al Saccharomyces) lo stesso mosto, così da isolarne le peculiarità aromatiche. Ora il percorso di Birra dell’Eremo prevede che gli stessi lieviti siano impiegati in ricette ad hoc, per valorizzarli al meglio. La Ma2 è quindi una Sour Ale con l’aggiunta di frutto della passione, fermentata mediante Kluyveromyces Thermotolerans (già testato nella Ko2). Il lievito produce naturalmente acido lattico durante il suo “lavoro” e questo ha permesso al birraio Enrico Ciani di raggiungere il 3,4 di pH senza ricorrere a sour mash o ad altre tecniche meno “spontanee”. Il risultato è un’acidità molto elegante, non facilmente ottenibile con metodi alternativi.
La frutta è protagonista anche nella novità che porterà a Eurhop il Birrificio Lariano, produttore a mio avviso sempre troppo sottovalutato. In realtà non parliamo di una birra totalmente inedita, in quanto la Mariposa è una Saison presente sul mercato già da alcuni anni. La versione presente a Roma, però, si avvarrà di un’aromatizzazione decisamente caratterizzante, ottenuta mediante l’aggiunta di ciliege in fase di fermentazione. Il contributo della frutta andrà chiaramente ad arricchire un bouquet dove già si esprimono gli esteri del lievito tipico dello stile belga e le note del luppolo impiegato in dry hopping. Se non sbaglio anche la gradazione alcolica (6%) è un pelo più alta della Mariposa standard.
Per il suo debutto a Eurhop il molisano La Fucina schiererà una line up con alcune novità, più o meno recenti. Per seguire un straccio di filo logico partiamo dalla Above The Stars (9%), Imperial Saison brassata con l’aggiunta di lime e realizzata in collaborazione con Hilltop, presentata in anteprima la scorsa settimana in tutta Italia. Il sipario si alzerà invece per la prima volta assoluta sulla Jodelll, un’American Lager piuttosto leggera (4,5%) e facile da bere. Non mancherà infine la Cheetah (4%), Italian Grape Ale realizzata con l’impiego di Brettanomiceti. Le tre birre non saranno disponibili tutti i giorni del festival, ma il birraio Angelo Scacco ha pensato bene di specificare il programma delle disponibilità sulla pagina web del suo birrificio.
Ma chiaramente non tutte le ultime novità dei nostri birrifici saranno presenti a Eurhop. Non dovrebbe esserci ad esempio la Bianconiglio, ultima nata dal Birrificio Rurale in collaborazione con Brewberry – ho scritto del neonato marchio lombardo giusto qualche giorno fa – e destinata al locale Consorzio Birre di Sesto San Giovanni (MI). Il nome suggerisce lo stile di appartenenza: quello delle White IPA, che continuano a comparire sul mercato forti della loro capacità dissetante e rinfrescante. La ricetta prevede una percentuale non indifferente di frumento e lievito neutro, mentre un’attenta ricerca è stata compiuta sui luppoli (a livello di individuazione e reperimento), usati nelle varietà australiane Topaz e Vic Secret.
Si chiama BlackBlock, invece, la recente creazione della beer firm milanese Picobrew. Lo stile di riferimento è quello tedesco identificato con il “caprone” (cioè Bock), chiaramente interpretato in maniera personale. Come da copione il malto gioca un ruolo centrale e si esprime con note di frutta secca (nocciola), pane multicereale e un caramello non invasivo. In bocca si riscontra coerenza con l’olfatto ed emergono un amaro netto sul finale e una leggera nota erbacea che ripuliscono la bevuta. Le varietà di luppolo utilizzate sono esclusivamente di provenienza tedesca. In etichetta è presente una breve descrizione e le classiche informazioni tecniche (Plato, IBU e EBC).
E concludiamo con Vale La Pena, progetto solidale con sede a Roma che produce le sue birre grazie anche al lavoro di alcuni detenuti di Rebibbia. In questo caso siamo al cospetto di una Bitter senza glutine, realizzata in collaborazione con il centro di ricerche sardo Porto Conte Ricerche e aromatizzata con l’aggiunta di miele prodotto in agricoltura sociale e biologica. Il nome? Ancora non esiste e, come successo con le ultime creazioni di Vale La Pena, sarà deciso tramite un contest online al quale potete partecipare sulla pagina Facebook del birrificio.
Solo una segnalazione: penso che il sito di picobrew sia sbagliato.
Saluti!
Grazie, modificato
Ciao Andrea, grazie mille per l’articolo e la visibilità, però visti i tempi ed i frequenti fraintendimenti sul nostro progetto (Vale la Pena) non possiamo esimerci da una precisazione: al contrario di tanti altri non abbiamo nulla contro le Beer Firm, tutt’altro, d’altronde noi stessi di fatto lo siamo stati per il periodo in cui abbiamo dovuto sospendere la produzione nel nostro impianto, ma dal gennaio di quest’anno abbiamo ricominciato a fare birra nel nostro impianto, dove abbiamo brassato la Birra in questione, e dove è stata scattata la foto che pubblichi. Ripeto, non abbiamo alcun problema al riguardo, ma ci piace fare chiarezza in virtù di alcune voci che regolarmente circolano sul nostro conto in certi ambienti e gruppi. Comunque, grazie ancora!
Sì Paolo hai ragione, avevo completamente dimenticato la cosa e hai fatto bene a sottolinearla. Correggo
Grazie mille 😉