Dopo diversi giorni torniamo a occuparci delle nuove birre italiane e partiamo da uno dei birrifici che quest’anno compie i fatidici 20 anni: non sto parlando del Lambrate – lunedì ho accennato alle incredibili celebrazioni tenutesi nel passato week end – ma del Birrificio Italiano. Allo scorso Beer Attraction il fondatore e birraio Agostino Arioli ha presentato la nuova linea Barbarrique, completamente dedicata a produzioni che strizzano l’occhio all’universo del vino. Spero in futuro di riuscire a scrivere dettagliatamente del progetto, ma intanto non posso esimermi da raccontarvi la Inclusio Ultima, realizzata con quello che viene definito un “Metodo Classico Barbaro”. Il riferimento chiaramente è al mondo dello Champagne – per la verità già adottato da alcuni birrifici italiani – ma con alcune differenze davvero straordinarie.
La base della Inclusio Ultima è una versione “fortificata” dalla celeberrima Tipopils, che viene imbottigliata per la rifermentazione. Nelle bottiglie però viene aggiunto anche del luppolo, che produce una sorta di dry hopping sui generis. Le bottiglie quindi vengono fatte riposare a testa in giù al fine di concentrare i residui di luppolo nel collo (come accade con i lieviti per lo Champagne) e successivamente si procede alla sboccatura, al riempimento e alla tappatura. Un procedimento lungo e complesso per una birra unica al mondo, che conferma la straordinaria vena innovativa di Agostino Arioli.
Se la Inclusio Ultima gioca sui luppoli in maniera non ortodossa, è sul lievito che si concentra la ricetta dell’ultima nata in casa Extraomnes. La Gist (4,5%) – “lievito” in fiammingo, per l’appunto – punta a stupire il bevitore esaltando al massimo il lavoro dei microrganismi, senza la necessità di ricorrere ad aromatizzazioni o superflui orpelli. Il lievito impiegato (ammesso che sia uno solo 😉 ) da una parte restituisce profumi e aromi esotici, dall’altro si contraddistingue per quel profilo rustico tipico delle birre delle campagne delle Fiandre. Lo stile di riferimento è quello delle Blond Ale belghe, che finalmente iniziano a essere riconsiderate dopo anni di oblio quasi totale. Sono curioso di provarla, anche perché lo stesso birrificio la definisce una sorta di manifesto politico: la riaffermazione cioè dei valori fondanti la passione di Extraomnes.
In una rassegna del genere non può mancare una collaboration brew e questa volta l’unico caso arriva da Roma, dove a fine marzo è stata annunciata la Super Red (7,5%). Si tratta di un’American Strong Ale realizzata con Nelson Sauvin e prodotta da Vento Forte e Revelation Cat, due marchi che hanno reso i luppoli protagonisti assoluti delle loro birre. Non è un caso che l’etichetta reciti “An exclusive collaboration brew by the hoppiest Italian brewers”: non so se sono i due birrifici più “luppolati” d’Italia, ma sicuramente lo sono tra quelli della scena romana. La Super Red è disponibile presso la Brasserie 4:20, dove è stata presentata ufficialmente lo scorso 23 marzo.
Sempre per la Brasserie 4:20 di Roma è stata recentemente creata la Hoppy Wan Kenobi (7,1%), ultima novità del giovane e talentuoso Birrificio Argo. Qui lo stile di riferimento è quello delle American Ipa, interpretato come da copione con toni floreali, esotici, speziati e soprattutto agrumati. Bilanciata in bocca, chiude secondo aspettative con un finale lungo e amaro, che apporta secchezza e invoglia a un altro sorso. Il nome per quanto simpatico non è però originalissimo: esistono almeno altre due birre al mondo battezzata allo stesso modo, una negli USA e una in Inghilterra.
La Puglia si conferma una delle regioni più attive nel panorama nazionale, tanto che recentemente lo storico birrificio Svevo ha presentato tre novità assolute che andranno a comporre una nuova linea dal carattere decisamente “moderno”, anche nella grafica delle etichette. Gli stili di riferimento sono quelli più alla moda in questo momento, sebbene sia interpretati in maniera piuttosto classica. La EX 98 (6,3%), ad esempio, è una India Pale Ale piuttosto tradizionale, con i malti ben valorizzati e un amaro non eccessivo. La Nuova Galassia (4,5%) è invece una Pale Ale che si lascia bere facilmente, in cui l’uso del luppolo restituisce note erbacee e agrumate. Infine la Classe Roma è una Double Ipa dove è il luppolo a dominare la scena e semplice da bere nonostante l’elevata gradazione alcolica (7,5%) e il rischio – sempre presente con questa tipologia – di creare delle vere e proprie “mappazze”. Se ne volete sapere di più vi consiglio di leggere questo post sul sito de Il Birronauta.
Puntano espressamente all’estate le due novità del Birrificio Collesi, entrambe appartenenti ad altrettanti stili storici e largamente consolidati. Così la Collesi Blanche (5%) è chiaramente ispirata alle classiche birre di frumento del Belgio, sebbene nella ricetta non sia presente il coriandolo che tradizionalmente compone una parte dell’aromatizzazione. L’altra parte, quella che normalmente è ottenuta impiegando bucce d’arancia, si arricchisce di bucce di limone. Fresca, leggera e rinfrescante, è perfetta per le calde giornate ormai all’orizzonte. La Collesi Ipa gioca invece su sfumature di pompelmo e frutta tropicale, grazie al luppolo utilizzato anche in dry hopping. Due sono le peculiarità non propriamente ortodosse: l’altissimo contenuto alcolico (8,5%, completamente fuori parametro per lo stile) e l’aggiunta di una percentuale di mais.
Due infine sono anche le novità del birrificio Il Beerbante. La Captain Beerba (5,6%) è una American Pale Ale realizzata in maniera classica, con luppolo Cascade (quindi note agrumate in primis). Secca e facile da bere, anch’essa si adatta perfettamente alla stagione in corso. La Fraterbante, invece, è una Dubbel “importante”, con aromi di frutta matura (ciliegia, prugna, uva spina) e un tenore alcolico che non passa indifferente (7,8%). Entrambe le birre mostrano il restyling grafico che il Beerbante ha recentemente apportato alle proprie etichette.
Tra le collaboration beer segnalo anche l’ultima di MC77 e Revelation Cat, la Coffee IPA.
Grazie della segnalazione