Negli ultimi tempi siamo stati testimoni del lancio di una miriade di birre industriali che hanno cercato di fingersi artigianali. I casi sono ormai innumerevoli: dalle “x Luppoli” di Poretti alle Norden di Ceres, dalle due Porter di Guinness alle Regionali di Moretti, e l’elenco è ancora lungo. Recentemente anche Heineken si è unita al coro con un prodotto che ritengo esemplare sotto vari punti di vista, perché racchiude in un colpo solo tutte le strategie comunicative e di marketing che le multinazionali stanno mettendo in campo nel loro goffo tentativo di cambiare rotta. La birra in questione è la H41, una tiratura limitata realizzata con un “raro lievito della Patagonia” e per questo diversa da qualsiasi altra creazione uscita fino a oggi dagli impianti del colosso olandese. Rappresenta per Heineken l’inizio di un nuovo percorso – il futuro ci dirà quanto longevo – costruito a tavolino mediante le solite soluzioni dell’industria. Che qui sono riassunte alla perfezione.
Rendere gli ingredienti protagonisti assoluti
Per anni l’industria non ha avuto il benché minimo interesse a spiegare come viene prodotta la birra: ancora oggi tanti consumatori occasionali non hanno idea di cosa siano il luppolo e il malto, oppure ritengono che la birra nasca da una distillazione. Poi improvvisamente tutto è cambiato: Peroni ha cominciato a raccontarci dell’eccellenza del suo malto, Poretti ha concentrato i riflettori sui luppoli – arrivando persino a citare il Cascade in una delle sue birre – e Ceres ha riempito le descrizioni delle sue Norden con dettagli sulle materie prime. Con la sua H41 Heineken è andata oltre: qui l’attenzione è completamente incentrata sul lievito, che nello specifico appartiene a un ceppo scoperto in tempi recenti in Patagonia. Il riferimento è per certi versi inquietante, perché con questa mossa la multinazionale appare più “nerd” di tanti birrifici artigianali: l’ultimo stadio di malattia mentale per gli appassionati di birra non è infatti conoscere i luppoli, ma interessarsi ai lieviti e al loro funzionamento 😉 . Chiaramente sto scherzando, ma la riflessione non è del tutto esente da elementi di serietà .
Legarsi al passato con la grafica e il packaging…
La forza del movimento della birra artigianale è nel rispetto delle tradizioni brassicole pur in un contesto di modernità . Gli uffici marketing delle multinazionali l’hanno capito subito ed ecco che per rilanciare la loro immagine nei confronti di un nuovo tipo di consumatore, stanno guardando al passato – o fingendo di farlo. E questo anche se occorre in parte rinnegare se stessi e la visione di birra avuta fino a qualche giorno prima. In linea con altri prodotti analoghi la H41 sfoggia un’etichetta dall’aria vagamente vintage, in cui il logo della multinazionale appare decisamente ridimensionato – avevamo notato qualcosa di analogo con le Norden di Ceres, sebbene lo stile grafico fosse diverso.
…riscoprendo elementi perduti nel tempo
Coerentemente con quanto sopra, improvvisamente emergono elementi che la stessa Heineken fino a ieri trascurava completamente. Ecco allora che l’azienda produttrice appare col nome originale di “Heineken Brouwerij” e che viene riportato l’anno di fondazione del birrificio (est. 1875). Ma soprattutto scopriamo che esiste un mastro birraio e che ha nome e cognome! Ebbene sì, l’etichetta recita proprio così: “Creata dal nostro mastro birraio Willem Van Waesberghe”. Buon per lui, che finalmente otterrà un po’ di notorietà dopo anni passati a produrre birra per Heineken nell’anonimato più totale. C’è anche la sua firma in basso a sinistra a contribuire all’aura leggendaria della H41!
Arricchire le descrizioni con riferimenti alle proprietà organolettiche
Ovviamente non possono mancare le note di degustazione. Fino a ieri Heineken si preoccupava semplicemente di accompagnare ogni singola festa tra amici con la sua bottiglia verde, oggi invece deve ripensare se stessa in termini di soddisfazione gustativa. Ecco che allora l’etichetta si affretta a spiegarci che:
H41 nasce da un lievito raro rinvenuto recentemente in Patagonia, 41° parallelo sud -71° ovest. Questa speciale rarità conferisce alla birra un gusto pieno e rotondo, con note speziate bilanciate da leggeri sentori fruttati.
Non che l’ufficio marketing si sia scervellato troppo in questa descrizione, ma cosa aspettarsi da chi fino a ieri vendeva birra senza alcuna velleità gustativa?
Per la cronaca la H41 sarà solo il primo prodotto di una nuova linea battezzata Lager Explorations, chiaramente rivolta a un pubblico nuovo per cercare di rimanere al passo coi tempi. Un aspetto per noi molto interessante è che, se ho ben capito, sarà disponibile solo su due mercati: quello di casa (l’Olanda) e il nostro paese. Un dettaglio che qualcuno riterrà negativo, ma che secondo me invece nasconde risvolti molto favorevoli. Interessante in questo senso la riflessione di Diego Vitucci di Luppolo Station su Facebook:
Poretti… Moretti regionali.. e ora Heineken h41…
Ragazzi ci stanno facendo un regalo enorme!!!
Se iniziano a incuriosire la massa con parole come malto… lievito… luppolo… tutte parole che l’utente medio italiano non conosce minimamente… ci portano milioni di persone che ora bevono birra inconsapevolmente!!!
Lasciateli continuare a lavorare in pace… più continuano così più ci aiutano… ci stanno regalando milioni di euro di marketing per far scoprire alla gente cosa sia il lievito…
…e se veramente sono così pazzi da voler competere sul piano della cultura birraria e della passione… non c’è più storia… li distruggiamo!
Visione forse fin troppo positiva, ma che in molti passaggi è decisamente condivisibile. E chissà che tra qualche anno l’industria non si accorga che tutti gli investimenti compiuti in questi anni non siano andati solo a favore del movimento craft!
Bell’analisi. Vedo anche la bottiglia ha un tono vintage.
Condivido la riflessione di Diego Vitucci. Ma aggrego, non vedo le “grandi” come nemiche di questa tendenza. Sicuramente vogliono guadagnarci sopra, e lo faranno finché c’è del pubblico ignorante.
Siamo in un tempo di transizione, e finché saremo in transizione ne vedremo ancora di queste.
Come espresso anche in FB, nel post di Diego, concordo con la sua visione positiva. Stimolare la curiosità , con operazioni di marketing che pongono in rilievo gli ingredienti e la produzione, porta inevitabilmente il consumatore ad informarsi; a quel punto sarà lo stesso a comprendere le differenze e a fare le sue scelte.
Sono d’accordo sul fatto che l’industria sia passata evidentemente all’attacco, talvolta anche grossolanamente.
Vorrei suggerire di assaggiarla comunque questa heineken, perché perlomeno a me ha stupito positivamente, soprattutto in virtù del fatto che l’unica differenza con la versione base sarebbe solo il ceppo di lievito, comunque un lager.
Segnalo questo a firma Rick Kempen di BiereAndCo:
http://www.mylifewithbeer.nl/en/heineken-experiments-with-the-soul-of-its-beer/
“The flavor of H41 was overwhelming, particularly for a lager. At first I thought I was dealing with a Zoigl, or Keller beer – you know, these farm-fresh beers you need to drink as fresh and soon as possible. The maltiness stood out big time, but soon after I felt completely lost: spiciness, fruitiness as if it were an Abbeystyle Blond! The fullness was retained throughout, lingering nicely….this could not be a lager! Those are fairly simple and straightforward, rather flat, and taste varieties are caused by the malt bill (sticky rice beers, light corn brews) or hops (flavor-free like Jupiler, or almost pungently crisp, like Jever). There was a moment I could swear on tasting lemongrass, while the spiciness persisted.”
L’industria ha comunque gli strumenti, le conoscenze, le persone e “il prezzo” per fare delle ottime birre. Spero che Diego abbia ragione, ma condivido anche la riflessione di Teo Musso di Baladin.. appena il mercato artigianale arriverà al 5% (ora è al 3) l’industria ci farà un c… grande così! Cito a memoria quanto letto su Fermento birra di qualche mese fa. Quindi, secondo Teo, sopravviverà chi si è ingrandito e avrà un prezzo competitivo, oppure chi fa prodotti di super nicchia.. per gli altri, dovranno leccarsi le ferite. Insomma, vedremo… io non ho strumenti, mezzi e conoscenze per dire chi avrà ragione. Per conto mio spero che questa rivoluzione e questa continua ricerca ed evoluzione dei numerosi birrifici e beer firm possa proseguire in eterno.
[…] tentativi dell’industria di fingersi craft scrive bene Andrea Turco su Cronache di birra. E poi ancora comunicati, foto, hashtag dedicati #H41 e post su facebook. Le risposte e i commenti […]
un giovane homebrewer
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10154043821607871&set=a.10150169134907871.311254.622212870&type=3&theater
Sapevate che per il mercato olandese Heineken produce anche, da vari decenni, una weizenbock e… una oud bruin?!?
Sì della Oud Bruin sapevo, mai assaggiata però
La Oud bruin l’ho lavandinata dopo il primo sorso, mentre la Tarwebok ho fatto davvero fatica a finirla (però non è una weizenbock a meno che Adriano non stia parlando di una birra diversa). Visti i precedenti non credo che la H41 entrerà mai nel mio carrello. Allo stato l’unica crafty olandese a cui ho dato una (risicata) sufficienza è la Herfstbock di Amstel.
P.S. sarei curioso di provare la Norden Dark Mumme di Ceres. Sai dirmi se ci sono supermercati che la vendono ? Io in giro non l’ho ancora vista…
Sinceramente le Norden ancora non mi è capitato di incrociarle in giro
Visto che avete tutti questi pregiudizi sul brand Heineken, avete mai assaggiato una birra alla spina spillata con the Sub?, sono disponibili diverse birre di marchi del gruppo come Affligen Birra moretti, pelforth e molti altri,io l’ho preso per casa e devo dire che la qualita’ e assimilabile ad un birra alla spina presa al pub, si concordo che le birre artigianali, specie quelle umbre, siano in alcuni casi ottime( non in tutti pero’ ne ho assaggiate anche di pessime) ma non vi sembra un po’ esagerato pagare in alcuni casi 10€ per una bottiglia di birra da 75?
Luca spero che il tuo messaggio sia spam, almeno avrebbe un senso 🙂
Non e’ Spam io di mestiere faccio il rappresentante di vini e birre artigianali quindi qualcosina la capisco anche io, perchè essere prevenuti verso un nuovo prodotto? innanzitutto occorre assaggiarlo prima non trovi?, io l’ho fatto e ho ordinato un torp dell’ hEINEKEN h41(spillata alla spina non so come e’ quella in bottiglia) che non e’ niente male, e inutile fare confronti tra le birre industriali e quelle artigianali e la H41 di birra artigianale non ha proprio nulla non e’ la scelta di un lievito diverso a farla diventare artigianale ma nello stesso tempo non penso fosse quella l’intenzione del produttore tutto qui e’ una birra particolare a tiratura limitata tutto qui.
Io l’ho bevuta in bottiglia lo scorso w/e (il parente non esperto di birra che viene a cena e regala “birra buona visto che ti piace” non manca a nessun appassionato ^_^).
Personalmente l’ho trovata pessima, anche se paragonata ad altre industriali (tanto per dire esce distrutta da un confronto con una onestissima Augustiner Edelstoff, senza che vi sia necessità di scomodare l’ottima Weihenstephaner 1516). Se poi il Torp faccia miracoli non lo so (ma ne dubito).
E attenzione che non ne faccio una questione di industriale vs artigianale perché a me basta che la birra sia buona (a casa mia la duvel non manca mai, mentre la birra allo zafferano viene lavandinata senza problemi). Il punto non è essere prevenuti: ma se sono consapevole che ogni birra realizzata da un determinato produttore non mi ha mai lasciato buone sensazioni, per quale motivo dovrei spendere SOLDI per acquistarne un altro ? Non ho bisogno di comprare una H41 per sapere che un produttore che realizza una lager “base” di un certo tipo, una Oud Bruin indecente e una Bock stucchevole ragionevolmente ha realizzato un’altra birra che non mi piace…
Visto che il mio precedente commento, assolutamente gentile e cortese, è ancora in moderazione provo a lasciarne un altro per replicare al giudizio dell’ autore, che a quanto pare non gradisce le critiche, io di mestiere faccio il rappresentante di case vinicole per enoteche e ristoranti su Roma, ho anche qualche birra artigianale ma poche, nel mio precedente commento invitavo a provare questa Eineken speciale, io l’ho provata alla spina con il sistema the Sub e vi assicuro che non è niente male, non ha la pretesa di essere una birra artigianale ovviamente è nemmeno penso fosse questo lo scopo dell’Heineken, e ‘ una gradevole birra lager speciale a tiratura limitata ma sempre birra industriale e’, trovo che paragonare birre industriali e artigianali non porti da nessuna parte, adesso le birre artigianali stanno vivendo un momento d’oro spinte dalla moda ma quando si normalizzerà la richiesta dovranno necessariamente scendere di prezzo, a parità di qualità un vino da 10 euro. Impiega materie prime e procedimenti produttivi più costosi di un a birra artigianale di pari prezzo, quindi in questo momento i prezzi della birra artigianale sono, in alcuni caso, gonfiati. Tutto qua.
PS complimenti per il bellissimo blog che curi con molta cura e sapienza.
Ciao Luca, non ho evitato di approvare il tuo commento, semplicemente negli ultimi giorni sono stato in giro e volevo rispondere dettagliatamente al tuo commento. Paragonare birra industriale della peggior specie e artigianale (buona) non ha senso, come tu dici. Parliamo di prodotti completamente diversi, realizzati con materie prime e tecniche diverse, ma soprattutto con obiettivi differenti. Il problema è che l’industria si è accorta troppo tardi che i suoi obiettivi col tempo stavano diventando meno efficaci e ora sta cercando di correggere in parte la rotta. I frutti sono birre come la H41, che personalmente non ho assaggiato ma che altre persone, di cui mi fido pienamente, hanno stroncato. Esperienze simili l’ho avute personalmente con altre crafty dell’industria. Posso anche essere d’accordo in parte con il tuo discorso sui prezzi delle bottiglie, ma se l’alternativa è bere certa roba io continuo a spendere 10 € per una 75 cl. Oppure qualche centesimo di euro in più al pub. È come se di fronte al prezzo troppo alto dei vini di alto livello uno rispondesse acquistando Tavernello.
Forse la mia opinione non fa testo… mi occupo di logistica presso l’industria Poretti… ossia Carlsberg. Ho provato la h41 e devo dire che non mi soddisfa. Ben vengano le novità , ma siamo ben lontani dai livelli di altri prodotti. La vera differenza tra birre artigianali e quelle che definite industriali sta nella pastorizzazione, obbligatoria nell’industria e assente quanto”pericolosa” nei birrifici artigianali. In quanto alla qualità e sicurezza degli ingredienti vi posso garantire che superiamo qualsiasi microbirrificio… provate una 7 luppoli “la fiorita” e paragonatela alla h41… poi fatemi sapere. A proposito di qualità . .. noi abbiamo due sorgenti di acqua purissima… Nelle birre artigianali usano acqua dell’impianto comunale filtrata… pensate che il risultato sia identico? Per me no…
Massimo, hai scritto una serie infinita di inesattezze… Ma soprattutto non capisco perché parli di birra industriale vs artigianale e poi confronti Poretti con H41 (entrambe industriali)
Le differenze tra industriali ed artigianali non si riducono alla pastorizzazione, perché in industria voi fate le diluizioni, filtrazione a 4 stadi e carbonatazione forzata, oltre agli ingredienti che per l’industria comprendono i succedanei, Quindi per favore non diciamo baggianate. Grazie.
Scusata la divagazione sul tema e se mi discosto dalla birra in questione ma chi di voi mi potrebbe spiegare nello specifico che cosa è il sistema Sab e di che cosa si tratta???
non sono un esperto di birra , però l’h41 mi è piaciuta. tutto qui, probabilmente non ho assaggiato di meglio però l’altrasera ho bevuto una media non filtrata e l’ho trovata orribile. Forse è solo ignoranza però volevo dire la mia. Ciao a tutti
Questa birra può piacere solo a gente che, come tu stesso affermi, non ne capisce molto di birra 😉
Quale sarebbe la birra non filtrata che non t’è piaciuta? Scommetto che non ne ricordi il nome.
Ma come mai ha in etichetta la h 4 1 ha la presenza di Solfiti? Mai visti in una birra
Ho letto un sacco di ” bagianate” (per non dire cazzate). La birra buona è quella che quando la bevi ti viene da dire: dai che me ne bevo un altra (sia artigianale che INDUSTRIALE come viene definita). Io ne ho bevute tante sia dell una che dell altra e ne ho trovate di buonissime artigianali e schifezze industriali e viceversa… il gusto è SOGGETTIVO e dire, ad esempio, che H41 è una schifezza non mi sembra giusto perché primo c’è sicuramente dietro un lungo lavoro e poi vorrei dire a Michele di spiegarmi il suo metro di giudizio per dire che questa birra può solo piacere a gente che non ne capisce di birra…..cosa sei un luminare della birra???
Perdonami, ma affermare che il gusto è soggettivo è una baggianata. Lo è una volta eliminati e archiviati tutti gli elementi oggettivi.
Il gusto non è soggettivo?!??!!
Quindi se una birra piace a molti ma non a te, sfrutti la tua posizione per dire che fa oggettivamente schifo??
Ma facci il piacere, va…
Io non sfrutto. Se fa oggettivamente schifo, come tu dici, fa oggettivamente schifo. Stop.
dal mio punto di vista sono grosso modo in linea con Simone , la pastorizzazione è innanzitutto necessaria perle birre industrialiche viaggiano anche da un capo all’altro del mondo, le birre industriali che troviamo negli scaffali della grande distribuzione viene pastorizzata in modo da garantire una scadenza di 15 mesi dalla data di confezionamento, la stessa birra prodotta dallo stesso impianto della stessa “cotta” ma confezionata in fusti cioè quella che noi poi conosciamo come birra alla spina viene pastorizzata con previsione di consumo entro 90 gg dalla data di confezionamento ed è questo il motivo che anche il profano a volte stessa birra stessa marca trova quella alla spina più “fragrante” ed abboccata quella alla spina.
Vi garantisco che se assaggiate la industriale spillata dalle botti di stoccaggio e quindi prima di passare al filtro centrifugo ha poco da invidiare alle artigianali .
Quanto detto fin’ora in linea di massima perché poi è anche vero che la scelta ed il dosaggio delle materie prime una certa differenza la fanno per via dei costi delle stesse ,la birra che troviamo a 0.80 euro per 66cc al discont seppur bevibile qualcosa in meno di una Moretti Gran Cru di circa 6 euro per litro ce l’avrà pure.
Personalmente penso che un birrificio artigianale abbia senso se produce birra e la vende in loco ,producendo proporzionalmente alla richiesta , certo poi come dice Simone i controlli igienico/sanitari che fa un’industria penso che un produttore artigianale possa solo sognarseli .
Ad Andrea del quale non ho dubbi sulla conoscenza della materia farei presente che il suo ragionamento di qualità sui gusti vada fatto con gente che ha le sue stesse conoscenze , stabilire qual’è la birra migliore sarebbe un bel rebus se penso che il solo Belgio grande pressappoco come la Lombardia ha circa 300/dico trecento marche di birra riconosciute ne avrò assaggiate 20 si e no ed ognuna ha qualcosa che…..l’altra non ha.
Non che il gusto sia soggettivo , gli assaggiatori non è che stabiliscono se una birra è buona oppure no, loro devono stabilire ed accertarsi più che il gusto che deve avere , la birra non deve avere gusti che ….disturbano il gusto .Se riesco mi spiego meglio, un assaggiatore oltre ad assaggiare le cosi dette birre di qualità assaggiano allo stesso modo le birre che vengono prodotte per i discount quindi se pure destinata ai discount deve essere esente da sapori di disturbo al gusto.
Poi c’è da precisare che quando si produce una birra specialmente di nuova produzione l’assaggiatore non è…. giudice monocratico bensì è una equipe .