Un buon modo di cominciare il 2016 può essere quello di smarcare gli impegni rimasti in sospeso nell’anno precedente. Per Cronache di Birra ciò significa in primis pubblicare qualche aggiornamento sulle nuove birre italiane, lanciate in massa a fine 2015 e che solo in parte sono riuscito ad annunciare in passato su queste pagine. Partiamo allora dai ragazzi di Eternal City Brewing – oggi non sarà un giorno facile per loro, gli sono vicino – che quasi esattamente un mese fa hanno annunciato la prima birra realizzata sul nuovo impianto produttivo, quello cioè che ha permesso loro di abbandonare lo status di semplice beer firm. La Dea (4,5%) è una Golden Ale molto tradizionale, dal gusto puramente british, che secondo me incarna molto bene la filosofia di ECB. Più recente è invece la Bulla Pale Ale (4,5%), annunciata giusto qualche giorno fa sulla pagina Facebook del birrificio. A occhio e croce anch’essa dovrebbe rispettare più l’interpretazione anglosassone che le moderne incarnazioni dello stile.
Restiamo a Roma per illustrare le non poche novità a firma Buskers, marchio itinerante operativo ormai da alcuni anni. La prima si chiama Rockstone (6,4%) e può essere definita una Rauch Ipa, cioè una sorta di India Pale Ale affumicata. Brassata presso MC-77, è realizzata con malti Pils e Rauch e luppoli Simcoe, Mosaic e Magnum (i primi due anche in dry hopping). Sempre da MC-77 è stata creata anche una versione invernale, battezzata Winter Rockstone: la differenza sostanziale è nell’aggiunta di arancia dolce e nell’uso quasi raddoppiato di malto affumicato.
La seconda novità è invece la Gose Buskers, che, come il nome suggerisce, è ispirata (sebbene alla lontana) alle tipiche birre salate di Lipsia – le Gose, appunto. L’idea è di produrla presso diversi birrifici e di cambiare ingredienti in ognuno di essi. Così per la versione realizzata presso Birra del Borgo è stato impiegato malto Pils, frumento, sale norvegese affumicato, coriandolo e pepe; in quella brassata presso MC-77, invece, gli ingredienti utilizzati sono stati malto Pils, frumento, mosto d’uva di Vernaccia, sale dell’Himalaya e lattobacilli. La stessa filosofia è stata adottata per la Saison Guybrush, di cui vi parlai addirittura nel 2012: l’ultima versione a firma Free Lions prevede pepe Selim, grani del paradiso e piccoli mandarini aggiunti a fine bollitura.
Da Roma ci spostiamo a Milano, dove nelle ultime settimane del 2015 il birrificio La Ribalta ha annunciato la sua ultime due creazioni. La prima è la Nelly Bordon (6,7%), una Blonde Ale di stampo belga dove i malti prima introducono l’assaggio per poi lasciare spazio alle note fruttate del lievito. La Iside (5,8%), uscita qualche giorno dopo, è invece una birra alle castagne, tipologia che qualche anno fa sembrava dover rappresentare l’Italia brassicola nel mondo, ma che poi ha perso d’interesse nell’ambiente (innanzitutto in quello nostrano).
Diverse anche le novità provenienti dal birrificio toscano Brunz, attivo dal 2008 in provincia di Firenze. La Weiss Brunz (5%) è una classica Weizen tedesca, in cui a prevalere sono le immancabili sfumature di banana riconducibili al lievito. L’Armata è invece un’American Pale Ale discretamente robusta (6,5%) realizzata con luppoli americani e neozelandesi aggiunti dal momento dell’ammostamento fino al generoso dry hopping. L’Oscura, infine, è un’Imperial Stout la cui ricetta prevede luppoli inglesi e malti torrefatti e caramellati. Corposa e opulenta (8,3%), fa dell’ottimo equilibrio tra amaro e dolce uno dei suoi punti di forza.
In carrellate come questa ci stiamo ormai abituando a trovare quasi sempre delle Italian Grape Ale, ma è fisiologico da quando il BJCP le ha inserite nelle sue Style Guidelines. A tal proposito apro una parentesi: ricordiamoci che l’organismo internazionale non le considera un vero e proprio stile, ma una tipologia candidata a diventare stile in futuro, quindi sarebbe giusto utilizzare la definizione corretta. Al di là di questo inciso, la IGA in questione si chiama Fòrbes ed è prodotta dal lombardo Pintalpina, birrificio ancora piuttosto giovane. Come si può leggere su Valtellina News, la birra è realizzata in collaborazione con le Cantine Balgera, ma non è specificato il tipo di uva impiegato. La Fòrbes comunque si presenta di colore chiaro e con un’anima decisamente “spumantina” ed è disponibile in tiratura limitata nel formato da 75 cl.
Concludiamo la panoramica con l’ultimo prodotto del Birrificio Sant’Andrea di Vercelli, che tuttavia non rientra legalmente nella definizione di birra. Si tratta infatti di un fermentato di riso, realizzato con lo stesso procedimento della birra: è aggiunto luppolo durante la bollitura e il lievito impiegato dovrebbe essere il normale Saccharomyces Cerevisiae. Secondo BSA il risultato è una bevanda leggera – nonostante raggiunga comunque il 6% – ottima come aperitivo e come base per i miscelati. Il nome è Sorriso e ovviamente è un prodotto totalmente privo di glutine, non essendo realizzato con malto d’orzo. Personalmente sono curioso di provare questo esperimento, che non poteva non arrivare da un birrificio immerso nella patria del riso italiano.
Ti porto la Sorriso a Rimini!
Eheh grazie mille Fulvio 🙂