Io non so cosa sia successo, ma nelle ultime settimane i nostri birrifici hanno lanciato birre inedite con un ritmo allucinante, tanto che per cercare di restare al passo con gli eventi è d’obbligo pubblicare un’altra panoramica sulle novità brassicole d’Italia. Questo fenomeno è spiegato solo in parte dalla prossimità con le festività natalizie, poiché, come vedremo, in questa carrellata di kerstbier ce n’è una sola. Al di là della causa di questo fermento, partiamo dal birrificio Lambrate di Milano – ormai ospite fisso di post del genere – che recentemente ha presentato altre due novità . La prima si chiama Tirabuscion (5,5%) e rientra nella famiglia delle Italian Grape Ale: la base è malto Pale al 100%, mentre il mosto utilizzato è quello particolarissimo di uva fragola (vitis). A completare il bouquet aromatico ci sono i luppoli americani, che conferiscono note tropicali e speziate. Un esperimento assolutamente da provare, di cui potete leggere ulteriori informazioni sul sito di Lambrate.
L’altra neonata in casa Lambrate è in realtà una collaborazione creata col gipsy brewer Ken Fisher. La birra si chiama come il marchio brassicolo di quest’ultimo (Grateful Deaf) ed è definita come una “Black Chili Rye Ipa”, che possiamo tradurre come una Black Ipa di segale piccante. La ricetta prevede infatti l’aggiunta di peperoncini Habanero e il risultato è una birra scura e luppolata, di gradazione importante (7%) e piuttosto aromatica. Il piccante emerge nella parte conclusiva della bevuta, ben sostenuto dal corpo e dalle percezioni erbacee e terrose nel retrolfatto. Ulteriori informazioni sul sito del produttore meneghino.
Se Lambrate recentemente si è concentrato molto sulle collaborazioni, lo stesso vale ancora di più per Toccalmatto, che da sempre è orientato nella creazioni di birre a più mani. L’ultima però è di eccezionale prestigio, perché frutto dell’incontro con l’eccezionale birrificio americano Hair of the Dog. La birra in realtà non nasce da una ricetta inedita, ma è “semplicemente” la riproduzione della Matt di Hair of the Dog sull’impianto di Toccalmatto. La Matt² – questo il nome affibbiato a questa versione italiana della Matt – è una Dark Strong Ale “importante”, sia nel grado alcolico (12%), sia nella ricchezza del profilo aromatico, in cui si rincorrono percezioni di cioccolato, liquirizia, frutta sotto spirito e un leggero carattere affumicato derivante da un passaggio in rovere francese.
Continuiamo con le collaboration brew introducendo l’Americano a Roma (6,6%), creata da Loverbeer in collaborazione con il birrificio norvegese Lervig. Curiosamente si tratta della prima Ipa di Valter Loverier, che si è convinto a compiere questo passo insieme a uno dei birrai che hanno svelato le meraviglie di questo stile in Italia (quantomeno nella sua interpretazione statunitense): ovviamente mi sto riferendo all’americano Mike Murphy, oggi head brewer proprio presso Lervig. Sarà curioso vedere (e assaggiare) cosa uscirà fuori da questo particolarissimo incontro.
Tantissime sono le novità provenienti dal birrificio calabro ‘A Magara, che negli ultimi mesi ha conquistato importanti riconoscimenti in diversi concorsi internazionali. Partiamo dalla Frambueza (6,5%), una stagionale creata con una vagonata di lamponi e grano Senatore Cappelli coltivato in Calabria. Prima ancora che per l’intensissimo profumo dei frutti, la birra colpisce per il colore rosato, mentre al palato si avverte un bel gioco di equilibri tra le delicate note dolci e acide dei lamponi. Il nome è una fusione tra i due termini spagnoli che indicano il lampone (frambuesa) e la birra (cerveza) – una delle socie del birrificio è nata in Spagna. Nota a margine, ma sicuramente importante: i lamponi della Frambueza provengono dal progetto di agricoltura sociale dell’associazione Casa di Nilla, che si occupa di aiutare i bambini oggetto di violenza.
Procedendo oltre, la SaisonSaison si ispira al classico stile della Vallonia, reinterpretando drasticamente l’altra Saison della casa, la Trupija. Rispetto alla ricetta di partenza il birraio Eraldo Corti ha cambiato lievito e luppolo, prevedendo anche una fase di dry hopping, e aggiunto una percentuale di grano tenero Russilla. La Strina Vecchia è invece una versione invecchiata in legno della Strina, la Tripel di ‘A Magara. Qui la particolarità è nell’uso di botti di Marsala Stravecchio Riserva della prestigiosa azienda De Bartoli, che hanno conferito alla birra un carattere assolutamente particolare. La Farrina (8%) è una one shot realizzata con farro coltivato nel catanzarese, che può essere associata a una Belgian Ale relativamente luppolata (solo varietà continentali). La Jumara Luppolo Fresco, infine, è una versione della Jumara brassata con Nugget fresco coltivato dall’azienda agricola Fangiano.
Il birrificio pugliese Decimoprimo approfitta dela Natale 2015 per lanciare una serie di 4 birre che inaugureranno una linea di speciali acide a fermentazione mista. Le 4 Super Tramp si differenziano per il numero riportato in etichetta e per il tipo di rifermentazione, mentre condividono un passaggio di 10 mesi in barriques. La N° 1 è “liscia”, la N° 2 prevede l’aggiunta di ciliege, la N° 3 di percoche e N° 4 di uve Moscato.
E concludiamo con l’unica birra natalizia della panoramica di oggi, proveniente dal birrificio Tenute Collesi. La Magia 2015 si ispira alla più classica interpretazione di kertsbier – quelle cioè di origine belga – sebbene la ricetta non preveda aromatizzazioni particolari. Aspettiamoci comunque una birra calda (10% alc.), di colore chiaro, con aromi di fiori bianchi e una leggera speziatura derivante dal lievito. A proposito di Tenute Collesi, rilancio anche qui la notizia che abbiamo dato ieri in anteprima sul canale Facebook di Cronache di Birra: l’azienda marchigiana sarà il primo microbirrificio italiano a promuovere il proprio marchio sulle tv nazionali. Lo spot di Tenute Collesi, che potete vedere di seguito, andrà in onda tra una decina di giorni su La7, anche in fasce orarie importanti.
Che ne pensate?
Faccio la parte del vecchio brontolone: son troppe. Lo dico più per motivi personali che per altro, perché difficilmente riuscirò ad assaggiare (in tempi relativamente brevi) tutte le birre delle 20/30 che ormai ci propinano i birrifici più blasonati.
Per non dire del fatto che averne così tante forse non si rischia di “sminuirle” o comunque di presentare un prodotto meno valido?
Ormai s’è oltrepassato il segno. Loverier associa il suo marchio a una IPA, Toccalamatto brassa una birra altrui sul proprio impianto (collaboration beer 2.0) spacciandola per novità fighissima e un micro, senza troppa originalità , decide di farsi pubblicità in tv ricorrendo a un brutto spot che rispolvera nientepopodimeno che il vecchio e ormai logoro suffisso “ale”. E il peggio, secondo me, deve ancora arrivare…