La nostra ciclica panoramica sulle nuove birre italiane oggi si presenta in forma speciale, poiché si concentra su alcune delle produzioni che sono state presenti a Eurhop nel fine settimana appena concluso. Personalmente ho fatto visita al festival capitolino nella giornata di sabato, passando diverse ore tra gli stand dei birrifici. Una lunga permanenza, che mi ha permesso di unire alle chiacchiere con tanti amici (vicini e lontani) assaggi di ottimo livello. Ovviamente non mi sono dedicato in modo esclusivo alle produzioni italiane, ma in questa sede sarò molto più nazionalista 🙂 . D’altro canto le novità dei nostri produttori non sono state certo poche, quindi conviene concentrarsi solo su di loro.
Partiamo allora dal birrificio L’Olmaia, che per anni è rimasto legato a una gamma pressoché invariata. Negli ultimi tempi tuttavia sembra che qualcosa sta cambiando e alle novità degli ultimi mesi occorre ora aggiungere la Duck, già assaggiata dal sottoscritto in in forma embrionale durante Fermentazioni. È una birra piuttosto sui generis, assimilabile a una Belgian Strong Ale ma con una luppolatura generosa di varietà continentali (oltre a un pizzico di Cascade). Inoltre a fine bollitura viene aggiunto coriandolo in infusione, per un prodotto che nonostante una gradazione importante (8%), risulta decisamente bevibile. Entrerà stabilmente in produzione nei prossimi mesi.
I ragazzi di MC-77 si sono presentati con due one shot che, come da loro abitudine, non appartengono certamente a tipologie comuni. La Qwerty si ispira al nuovo stile delle White IPA – ne abbiamo parlato recentemente sul sito, anche a fronte delle tante recenti interpretazioni italiane –  e lo realizza in maniera abbastanza robusta (7% alc.) e senza ricorrere a speziature particolari. La Fulmicotone è invece una Brett IPA (7,5%), cioè un’India Pale Ale di stampo americano che prevede la volontaria aggiunta di brettanomiceti – anche questa è una tipologia molto in voga al momento. Come detto le due birre sono one shot, quindi è probabile che non avrete altre occasioni di berle in futuro.
Il birrificio Amiata si conferma il produttore italiano più interessato a riscoprire le tradizioni brassicole europee: è una scelta coraggiosa, perché dimostra sì grande passione, ma anche una certa follia commerciale 🙂 . A Eurhop era presente con il suo Sahti (primo in Italia), chiamato Lura e che chiaramente ricalca le caratteristiche dell’antichissima bevanda finnica. È una sorta di birra-non birra, risultante dalla fermentazione di diversi cereali (orzo, segale, frumento, avena) maltati e non maltati e aromatizzata con bacche di ginepro in aggiunta (o in sostituzione) del luppolo. Se non sbaglio i fratelli Cerullo l’hanno realizzata nel modo più classico, utilizzando cioè lievito madre al posto del normale Saccharomyces Cerevisiae. A livello organolettico è chiaramente molto particolare, ma assolutamente da provare.
La sorpresa del birrificio di ispirazione belga Extraomnes è stata una tradizionalissima Old Ale di stampo anglosassone, battezzata Plain. Attaccata a pompa, è stata uno dei miei migliori assaggi al festival, complice anche il mio amore per gli stili classici. Birra a dir poco muscolare, riesce tuttavia a mantenersi pulita e molto bevibile. In particolare spesso mi capita di riscontrare in produzioni del genere un gusto fenolico e un alto livello di esteri, qui invece questi ultimi sono mantenuti ottimamente sotto controllo – tra l’altro è stato impiegato lievito Trappist, che se da un lato tradisce in parte la fedeltà della ricetta al modello dichiarato, dall’altro conferma la maestria del produttore con ingredienti belgi.
Gli attivissimi ragazzi del Birrificio Pontino anche in questa occasione non sono rimasti con le mani in mano e hanno portato la loro nuovissima Sons of Shiva. Si tratta di una Fresh Hop Ale, cioè una “birra da raccolto”: questa tipologia prevede infatti l’impiego di luppolo fresco in fiori, modalità che ne amplifica l’aroma. Sono produzioni che per essere apprezzate in tutta la loro forma vanno però bevute senza troppe settimane sulle spalle, quindi se doveste incrociarne qualche fusto in giro, sbrigatevi ad assaggiarla! Da segnalare anche la Hopped Ink passata in legno.
Chiaramente non poteva mancare una collaboration brew, attaccata alla postazione di Birranova e realizzata da Donato Di Palma insieme a Nicola Grande del Birrificio Settimo. Si chiama 9 in condotta e strizza decisamente l’occhio al mondo brassicolo belga, sebbene non sia facile da inquadrare in uno stile preciso. Il lievito e il profilo aromatico è infatti quello di una Saison, ma il corpo e la gradazione alcolica la avvicinano più a una Tripel. Il risultato è un prodotto “importante”, capace di spiazzare ma anche di affascinare molto. Darà il meglio di sé tra alcune settimane, nel frattempo dovrebbe essere già disponibile al locale di Birranova.
E chiudiamo con il piemontese Loverbeer ha presentato la Saison de L’Ouvrier – Griotta, seconda (se non sbaglio) variazione sul tema della recente linea di Saison sui generis. Come il nome suggerisce è realizzata con l’aggiunta di griotte (particolare tipo di ciliege “acide”) e di conseguenza il profilo organolettico è acidulo e fruttato. È stata la prima birra che ho provato a Eurhop e quindi anche la più difficile da ricordare 🙂 , ma possono mettere la mano sul fuoco sul risultato finale.
Quali di queste novità avete assaggiato? Attendo di conoscere le vostre preferite!
Bevuta anche io la Plain e sono d’accordo con te: una delle bevute top di sabato, verso la fine…adoro lo stile e personalmente mi ha ricordato superandola una old ale che apprezzo tanto e grazie al cielo si trova a Roma come la Coniston.extraomnes sempre ai vertici.
assaggiate quasi tutte queste e faccio una menziona particolare per la Fulmicotone perchè c’è un lavoro di studio di chimica delle fermentazioni assurdo dietro 🙂