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Bicchieri per la degustazione della birra: una panoramica

Il crescente interesse verso il concetto di “birra di qualità” ha attratto le attenzioni di molte aziende, spesso operanti in realtà diverse dalla nostra, ma con essa strettamente imparentate. Un esempio eclatante è rappresentato dalle società del settore vetrario, che negli ultimi anni si sono rivolte al mondo della birra artigianale per lanciare dei prodotti ad hoc. Questi progetti si sono concretizzati in bicchieri da degustazione, pensati per facilitare e valorizzare l’assaggio in diversi contesti e orientati quasi sempre a un consumo “professionale”. Dal 2004 – anno di nascita del primo esemplare – di birra nelle nostre ugole ne è passata parecchia e i prodotti di questo tipo si sono moltiplicati, al punto che oggi possiamo stilare un elenco di quelli più interessanti.

TEKUconSCATOLA_grande

Teku

Ovviamente non si può non partire dal Teku, il primo bicchiere progettato appositamente per la degustazione di birra. Se non ricordo male correva il 2004 quando Rastal (sito web) realizzò il primo prototipo grazie alla consulenza di due eminenze della birra artigianale italiana: Teo Musso di Baladin e Kuaska – il bicchiere fu battezzato con le iniziali dei loro nomi. Quell’idea un po’ folle si rivelò un grande successo, trasformando il Teku in uno dei simboli della birra italiana prima e internazionale poi. Nonostante nacque espressamente per la degustazione in contesti professionali, la sua diffusione si concretizzò in maniera completamente diversa: iniziò dapprima a entrare nei locali birrari italiani, quindi ad accompagnare la comunicazione di tanti birrifici in tutto il mondo.

L’affermazione del Teku fu tale che in certi casi ebbe risvolti aberranti, ma dimostrò la forza di un prodotto del genere. A inizio 2013 ne ripercorsi le vicende qui su Cronache di Birra, dove trovate diversi contributi preziosi tra i commenti (in particolare quelli di Lelio Bottero, in passato responsabile marketing di Baladin). A fine 2015 è stata presentata la terza versione del bicchiere durante la fiera Brau Beviale.

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ThreeGlasses

Craft Beer Glasses

A inizio 2013 un recipiente dalla forma stranissima si presentò al mondo degli appassionati di birra. Si trattava del bicchiere da degustazione per le IPA realizzato da Spiegelau (sito web) in collaborazione con i birrifici americani Dogfish Head e Sierra Nevada. Nel complesso le fattezze erano simili a quelle di un banalissimo calice, almeno per quanto riguardava la sezione superiore: in quella inferiore al posto del classico gambo era presente una parte troncoconica con delle ondulazioni che gli valsero il soprannome di “dildo” 😀 . Chiaramente la strana forma era pensata per esaltare le caratteristiche di quel tipo di birra, tanto che negli anni successivi furono svelati anche i bicchieri adatti ad altri stili brassicoli.

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Oggi la linea di Spiegelau vanta altri tre esemplari, che sebbene mantengano una certa coerenza col fratello maggiore, presentano alcune differenze evidenti: il calice da Stout è più tozzo e risulta privo di ondulazioni, quello da Wheat Beer è più basso e vagamente più semplice nelle linee, quello per i Barley Wine, infine, è molto più simile a classico tulipano, con tanto di gambo standard. Se volete farvi un tuffo nel passato, vi consiglio di leggervi l’articolo che scrissi nel febbraio 2013 raccontando l’arrivo di questa interessante novità.

crafty

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Crafty

Recentemente anche l’azienda italiana VDGlass (sito web) si è interessata a questo segmento di mercato lanciando il suo calice Crafty. Si tratta di un bicchiere dalla forma slanciata, leggera ed elegante, facile da maneggiare e che risulta piuttosto confortevole nell’utilizzo. La linea morbida favorisce la formazione e il mantenimento della schiuma, mentre a livello tecnico sono stati impiegati materiali e soluzioni di primissima qualità, che si ripercuotono sulla robustezza e sulla resa estetica dell’oggetto. È disponibile in tre formati e forme differenti (42 cl, 33 cl, 38 cl) e personalmente direi che si adatta molto bene non solo alle sessioni di degustazione, ma anche ai festival birrari. È proprio in queste occasioni che probabilmente avrete avuto modo di incontrarlo recentemente.

anderbeerglass

Ander

L’ultimo esemplare di questa rassegna è particolare, perché nasce per proporsi esplicitamente come il bicchiere ufficiale da degustazione per i concorsi birrari. Realizzato da Royal Leerdam (sito web), è il frutto di anni di studi portati avanti da due importanti figure professionali: Derek Walsh, consulente e giudice in concorsi internazionali, e André Köppen, degustatore di birra. Come per il Teku, il nome Ander nasce dalle iniziali dei suoi creatori.

Poiché è progettato per i concorsi, la forma dell’Ander è piuttosto peculiare. Il primo dettaglio che balza all’occhio è rappresentato dalle sue dimensioni, piuttosto ridotte: chiaramente in contesti del genere la quantità di birra servita in ogni bicchiere è molto contenuta. Le linee sono rotonde ed esteticamente sembra un’ampolla con gambo, nonostante la sua chiusura molto stretta. Il profilo così enfatizzato è chiaramente funzionale all’analisi: la bocca stretta ad esempio permette la formazione e il mantenimento di schiuma anche con pochi centilitri di liquido. L’ho provato con varie birre e direi che l’obiettivo è pienamente riuscito. Se non sbaglio è stato adottato al recente Barcelona Beer Challenge.

Che ne pensate di questo tipo di prodotti? Ne ho dimenticato qualcuno?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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