Se seguite con costanza Cronache di Birra, saprete quanto mi preme evidenziare i cambiamenti che avvengono nel mondo della birra artigianale. Lunedì ad esempio ho analizzato il modo in cui sta cambiando il concetto di locale birrario, ma c’è anche un altro fenomeno che mi sembra aver intrapreso una strada nuova rispetto al passato: quello degli eventi birrari. Attenzione, non sto parlando di festival e manifestazioni a tema, ma delle iniziative che vengono regolarmente organizzate dai locali dediti alla birra di qualità. Rispetto a sei o sette anni fa mi sembra che il panorama stia cambiando rapidamente, con conseguenze positive o negative in base a come si vogliono leggere i mutamenti. Vediamoli insieme…
Nei primi anni della mia passione – parliamo di oltre 10 anni fa – gli eventi sulla birra non erano affatto pochi, ma potevano quasi sempre ricondursi a una sola fattispecie: serate di degustazione condotte dall’esperto di turno. Erano iniziative a prenotazione e a numero limitato, durante le quali i partecipanti rimanevano seduti al loro posto, ascoltando le parole del relatore e assaggiando le birre sotto la sua guida. Il focus era incentrato quasi esclusivamente sulla birra: ad accompagnare la bevuta c’erano pietanze molto elementari (sebbene spesso ricercate), come formaggi e salumi, se non addirittura semplicemente pane o grissini. Ma era una scelta comprensibile, visto che si era lì per parlare di birra. E il tema poteva essere diverso: concentrarsi su un solo produttore, su birre stagionali, su un particolare stile e via dicendo.
Oggi un’impostazione del genere è molto meno diffusa, perché forse considerata troppo laboriosa o, al contrario, troppo “semplicistica”. Certo, continua a resistere ancora in diverse occasioni, però nel frattempo sono emersi altri modi di organizzare eventi birrari. Uno ad esempio è quello di destinare per una sera gran parte delle proprie spine a un birrificio particolare, avendo in contemporanea il birraio in persona all’interno del locale. Praticamente sono serate uguali a quelle normali, se non per la particolarità di un’offerta dedicata e – in verità raramente – per promozioni riguardanti quelle birre.
Come capirete è un approccio molto più “leggero” di quello classico, perché a livello organizzativo richiede sforzi ben diversi. Ma secondo me è anche più superficiale, perché permette sì di approfondire le proprie conoscenze su un singolo produttore, ma lo fa in modo asettico, diciamo così. Con le vecchie degustazioni il birraio prendeva la parola, raccontava la sua passione e il suo lavoro e poi si veniva guidati nell’assaggio delle sue birre. Oggi invece ci si limita a ordinare le sue birre, mentre magari lui è lì, in un angolo del locale, quasi irraggiungibile per i vari clienti.
Di contro questa soluzione lascia maggiore libertà ai consumatori. Innanzitutto perché non c’è un numero chiuso: il locale lavora come gli altri giorni e l’accesso è aperto a tutti. In secondo luogo perché consente al singolo di decidere quanto bere e, di conseguenza, quanto spendere per farlo: non c’è una quota fissa e ognuno è libero di ordinare ciò che preferisce. Ancora, quasi sempre la proposta è più ampia, perché l’offerta non si limita a quattro o cinque birre (quelle previste da semplici serate di degustazione), ma spesso va su numeri superiori.
Tornando a parlare di approcci organizzativi, mi sembra poi che la vecchia concezione di degustazione si stia trasformando in quella di “cena con abbinamenti”. Può essere considerata un’evoluzione del primo esempio: il focus non è più soltanto sulla birra, ma anche sul cibo. La birra viene analizzata e valutata non solo per le sue caratteristiche specifiche, ma anche per il modo in cui si accorda e si accompagna al piatto al quale è abbinata. Il programma della serata si amplifica in modo notevole – così come il prezzo ovviamente – ma paradossalmente i contenuti veicolati ai partecipanti diminuiscono: la gente freme per mangiare e spesso è preferibile non dilungarsi troppo in spiegazioni per non accrescere l’impazienza dei presenti.
Ed ecco che le cene di degustazione – almeno da quello che vedo – diventano sempre più cene e sempre meno degustazioni. Mi metto nei panni del neofita e l’immagino tornare a casa felice per la un’esperienza insolita, ma dalla quale ha tratto ben poche conoscenze birrarie in senso stretto. Di contro però certe iniziative sono in grado di avvicinare nuovi consumatori alla birra: una cena con abbinamenti spaventa sicuramente meno di una serata di degustazione, che può apparire più un evento per pochi eletti che un modo diverso di passare la serata.
In ogni caso credo che questi cambiamenti siano il segno dei tempi e della necessità di emergere da una concorrenza sempre più numerosa con l’organizzazione di continue iniziative. Questi cambi di rotta portano più vantaggi o svantaggi? Meglio coinvolgere più gente sacrificando in parte la cosiddetta evangelizzazione birraria, oppure questo approccio meno approfondito può essere alla lunga controproducente?
Lascio a voi l’onere di rispondere a queste domande.
Per la mia esperienza da fruitore, cena con birre in abbinamento e birraio presente che racconta la storia del birrificio e presenta le sue birre.
La degustazione guidata non mi ha mai convinto: avere qualcuno che mi “spiega” cosa sto bevendo e suggestiona le mie percezioni, secondo me limita la mia esperienza degustativa . Dopo aver acquisito una buona base teorica è bello cercare di arrivare da soli a cogliere da soli sfumature, pecche e privilegi del prodotto. Decisamente meglio una serata con il birraio alle spine: specie se il locale non è troppo affollato è si riesce a scambiare 4 chiacchiere con chi ha elaborato la ricetta l’esperienza è molto più gratificante
Quoto!
Inoltre trovo le cene eccessivamente costose… meglio arrivare “già mangiati”, bersi qualche birretta in più e scambiare quattro chiacchiere con il birraio!
D’accordo con Enrico.
Secondo me dipende molto dal relatore di turno. Quello bravo spiega, si, ma è in grado di incuriosirti e invogliarti e cercare altro, a provare da solo ma con un pochino di consapevolezza in più. La ricerca e la sperimentazione personale sono findamentali. Se il relatore diventa il messia allora sono d’accordo con te. Quanto sono capaci di incuriosirti è la chiave secondo me.
Mi trovo meglio con le serate di degustazione guidata e/o con il birraio. Ma non mi piacciono, senza fare nomi, le serate dove l’esperto di turno sale in cattedra raccontando di sè e della sua vita, lasciando le birre sullo sfondo. Qualche aneddoto ad alleggerire ci sta, che sia la degustazione ad alleggerire gli aneddoti lo trovo frustrante., dato che non pago per quello. Le serate in abbinamento col cibo invece sono esattamente come le hai descritte, più cibo e meno degustazione.
La birra secondo me va bevuta con cibi di qualità, però senza cadere troppo in cene molto sofisticate a volte troppo costose. Bere birra è un rito che si svolge in compagnia in ambienti leggeri e piacevoli dove il volume delle conversazioni aumentano durante la serata.