Da qualche ora è disponibile la classifica ufficiale della votazione della giuria “tecnica” di Miss Pasturana 2009, il concorso collegato ad Artebirra che premia la migliore birra tra quelle presenti alla spina. Ad aggiudicarsi il premio è stata la Nora di Baladin, un prodotto molto particolare, realizzato con grano Kamut e speziato con mirra e zenzero. Al secondo posto si è piazzata la Fumé du Sanglier di Toccalmatto, un produttore che, nonostante abbia iniziato da poco la propria attività, si conferma tra le migliori espressioni dell’arte brassicola italiana. Terza piazza per la Bianca di Maltus Faber, che, a dispetto del nome, ha come unico punto in comune con le classiche Blanche l’uso del frumento.
Spulciando il resto della classifica si nota un prestigioso quarto posto per la Makke Stout, la birra ideata da Riccardo di Montegioco per il Ma che siete venuti a fà di Roma. A meno che non sia già disponibile tra le spine del locale trasteverino, tutti gli appassionati della Capitale dovranno attendere solo qualche giorno per provare questa stout dannatamente estiva. Da sottolineare poi anche l’ottimo debutto di Birra Pasturana, che piazza le sue due birre al settimo e al decimo posto.
Per la lista completa delle posizioni finali vi rimando al forum di MoBI. Di questo concorso personalmente mi rimane la splendida esperienza vissuta come giurato, davvero un’occasione unica, per la quale ringrazio la suddetta associazione.
sono molto contento che delle birre cosi’ buone,,,,,italiane!!!!!!! abbiano avuto un giusto riconoscimento!!!! in particalmodo la nora!!!!!!!!!!! vai mitico teo musso!!!!!!!!!!!!!!!
lallo… ma erano solo birre italiane… e comunque sì, c’erano alcune birre davvero eccellenti ed altre, magari non al meglio, ma decisamente promettenti.
Curiosa la classifica: un prduttore di lungo corso al primo posto e un esordiente (nemmeno un anno alle spalle) al secondo posto. Direi che il panorama della birra artigianale promette sempre bene 🙂
eleggere una birra piu in forma quando è in fusto è molto relativo, è ovvio che le birre che fanno meno km hanno dei vantaggi notevoli su quelle che devono farsi centinaia di km.
se le trasporti con un carretto trainato da un somaro non ci sono dubbi…
@pistillone
Era un festival “locale” e tutti i birrifici erano nel raggio di 200km.
Secondo il tuo ragionamento le birre di Pasturana dovevano arrivare prima e seconda…
@tyser no era una semplice riflessione sul fatto che le birre in fusto si giovano moltissimo della filosofia KM 0, poi non conoscendo l’elenco di tutte le birre partecipanti ho giudicato solo sulla vicintrice che è appunto molto vicina a pasturana
@sricci, anche se le trasporti su un camion non refrigerato che si fà l’autostrada sul mese di agosto, o no?.
e te chi te l’ha detto che non hanno usato un camion refrigerato? cmq seguendo il tuo ragionamento la Saison Dupont alla spina che viene da lontano come dovrebbe arrivare? a me arriva spesso e volentieri da urlo. generalizzare così non ha senso, non c’erano real ales a pompa, non per tutte le birre vale il tuo discorso. e cmq peraltro se guardi Baladin come distanza non era certo uno dei birrifici più prossimi a Pasturana
in realtà Piozzo dista un’ora e mezza circa di auto da Pasturana, così come Toccalmatto e Scarampola, Saluzzo (Pausa Café) due ore e credo che il più lontano fosse Troll, sulle 3 ore
Come dire che più o meno se la giocavano tutti alla pari, almeno dal punto di vista del trasporto.
Poi bisognerebbe chiedersi quando i fusti sono stati consegnati
@sricci se ti capita una dupont da urlo è perchè hai avuto molta fortuna, visto che la maggior parte degli importatori se ne frega di portare la birra su camion refrigerato che ovviamente costa molto di più.
sai quanti fusti di belghe non pastorizzate marci mi sono capitati per imperizia del trasportatori o di chi conserva il fusto?, direi troppi considerando che comunque la vendono lo stesso dal momento che l’hanno pagata.
credevo che a pastruana arrivassero anche birre da altre regioni d’italia quindi praticamente è una manifestazione di birre esclusivamente piemontesi?.
@pistillone
se la memoria non m’inganna, quest’anno solo birre piemontesi e liguri
@pistillone
domani gioco al superenalotto visto che la Dupont alla spina la incrocio come minimo una volta al mese e non ne ho mai trovata una marcia, anzi, spesso è da cinema. oppure in alternativa vai tu a Lourdes…
come ti diceva Andrea, confermo quest’anno tutte liguri e piemontesi con wild card per Toccalmatto che sta poco lontano dai confini. non c’era molta strada da fare
@SR, gioca pure , e ti auguro di vincere, però la prox vieni dalle mie parti e comincia ad anotarti tutti i fusti andati che ti provano a vendere.
forse fai prima a venire tu dalle mie a farti una Dupont come si deve
SR tieni presente che pistillone vive in Sardegna, tu nel nord Italia. Se posso intervenire nel discorso tragitto-possibile perdita di qualità, posso dire che è spesso così. Ci vuole estrema accortezza per far arrivare in forma sia la birra che anche il vino non pastorizzato.
Esempio: avevo dei clienti marchigiani a Roma che passavano a prendere verdicchio in damigiana e giuravano tutti quanti che anche se andavano spesso nelle Marche non lo compravano lì perchè le damigiane arrivate a Roma avevano cambiato sapore.
Dopo solo 3-4 ore di automobile, nel bagagliaio. Il nostro trasportatore era piuttosto professionale.
Ora immagina una birra che si fa 8-15 ore di nave dopo aver viaggiato dal Belgio alla Liguria. I fusti li terranno sotto al sole, o nelle stive che raggiungono temperature assurde (non so se avete preso anche solo la Tirrenia come passeggeri… sono dei forni!).
Dopo tutto questo io non trovo assolutamente strano che la birra che arriva in Sardegna non sia tutta in forma o lo sia in misura molto minore rispotto a quella che arriva in Piemonte, no? 🙂
@DanZucch
ma certo, sacrosanto. era solo per far presente a pistillone che non è il caso di generalizzare, in particolare sulla Dupont che io onestamente ho sempre trovato senza problemi. se in sardegna viene trasportata con una zattera può darsi che altri importatori lavorino più professionalmente in altre zone d’italia, no?
@SR:
Già, io stessa penso che sse la Nora ha vinto non era dovuto esclusivamente a vantaggio terrritoriale, ovvio. Dei giurati hanno assaggiato le birre, persone esperte del quale giudizio mi fido più del mio, e hanno espresso un giudizio e conferito il rpemio, tanto mi basta.
Comunque zattera o nave o piroga, così si trasportano le merci nelle isole, non è imperizia dei trasportatori… santo cielo! Ti risulta come una novità? 😀
E’ semplicemente l’unico modo per contenere i costi per spostare carichi di un certo peso. Il trasporto aereo verrebbe a ripercuotersi sul prezzo finale, d’altronde, senza contare che non è sempre agevolissimo oltre che antieconomico.
Poi se vogliamo additare come non professionali tutti i trasportatori che consegnano in nave allora… 😛
Comunque in provincia di Milano ho trovato delle Guinness acidissime, moltissime blanche completamente andate e birre non a posto in diversi pub. Può capitare.
Però devo dire che a me capita spesso di cambiare locale, per esigenze varie.
Quando vado nei miei pub preferiti la birra è sempre in forma. Non li prediligo senza motivo dopotutto… ^-^
@sr
ne convieni che la birra artigianale è più buona se fà meno km da dove viene prodotta?, la sostanza del mio discorso è solo questa.
in quanto ai fusti morti, lasciamo perdere, non è affatto bello pagare 5 euro per una 0,5 di birra morta anche se ti capita una volta su dieci, e purtroppo mi capita molto più spesso di una volta su 10.(anche nel nord italia).
Rispondo ad entrambi. No. Convengo che la birra artigianale è buona se (condizione necessaria ma non sufficiente) è trasportata come si deve, indipendentemente da kmetraggio. Non facciamo della semantica. Si può refrigerare anche sulle navi. Incide sul costo? Meglio che far deperire la merce, che azzera il valore. I pub seri che sanno cosa vendono quando un fusto è infetto, lo staccano e lo restituiscono al mittente. Se il fornitore fa storie, cambiano fornitore.
Uhm… no, SR, non è solo di temperatura che sto parlando, ma di sballottamento e sciabordìo. Ho scordato di precisare, pardon.
Era lo sballottamento di molte ore che rovinava competamente il vino non pastorizzato, ho ragione di credere che faccia lo stesso con la birra. Per questo dico che probabilmente le molte ore di viaggio non fanno bene, unite poi a temperature non consone, ma anche al freddo può accadere.
Ti assicuro che i miei clienti quasi unanimamente, mi garantivano che il vino non pastorizzato portato dalle Marche al Lazio nel bagagliaio dell’auto cambiava di sapore e non in meglio. Incuriosita domandai alla cantina produttrice, una grossa azienda leader nella zona classica del Verdicchio dei Castelli di Jesi. mi confermarono che troppo “ballo”, curve e sciabordii rovinavano il vino se non pastorizzato. In automobile accadeva più frequentemente. Il grosso camion che ci riforniva (8 tonnellate, ben più saldo in autostrada) arrivava da noi con un prodotto più integro nelle sue caratteristiche organolettiche.
Capisco che è una cosa che non tutti sanno, ma la mia testimonianza è di tipo professionale, te l’assicuro. Certo, sto comunque parlando di vino e non di birra, ma non credo la cosa differisca poi di molto parlando dei lieviti. Ovviamente mi attengo a pareri più esperti dei miei.
Sul “trasoportata come si deve” hai perfettamente ragione: se si riuscisse a non sballottarla o surriscaldarla per ore arriverebbe integra. Solo che anche io ho visto come spesso i trasportatori portano la merce: pallet di bottiglie di acqua in PET lasciate ore sotto il sole o nei container, quando il PET a temperature non adeguate sembra rilasci sostanze cancerogene, ad esempio.
Consegne che ricevevo da alcuni fornitori arrivavano *bollenti* e non scherzo. 🙁
@sr
potrei darti ragione se non fosse che dipingi un mondo che non esiste, ha senso ?,se ti diverte fai pure ma non porta da nessuna parte negare la realtà di ciò che accade comunemente.
anche io vorrei andare ad un pub dove chi mesce la birra lo fà con criterio , sà quello che vende e pretende che il fusto segua la catena del freddo ma sono tutte pippe mentali.
la realtà è che il 98% della birra venduta è industriale e già hai culo se in un pub trovi una guiness che non sia marcia da secoli.
a ps. visto che parliamo di numeri che io conosco molto bene, un container refrigerato costa 7000 euro, uno normale 1400 euro, e ci stanno massimo 7 pedane tipo europalets.
il refrigerato viene usato su prodotti ad alto valore aggiunto (prosciutto, formaggi, che andrebbero a male senza e che hanno un rapporto costo/peso molto alto).
@pistillone
l’hai buttata giù un pò dura eh…
Però quello che intendi lo capisco. Un gestore di pub se chiede gli vengano consegnati i fusti refrigerati o che non venga interrotta la catena del freddo per i suoi fusti di birra credo venga guardato come un alieno! 😀
I container refrigerati so anche io che sono proibitivi e se non si tratta di yogurt, formaggi, carne, latticini, prodotti “freschi” nessuno si sogna di utilizzarli, figuriamoci per la birra.
Anche se fosse poi, credo che io gestore preferirei buttare qualche fusto “andato a meretrici” (:D) piuttosto che pagarmi spese di trasporto stellari.
quanto a SR il punto che hai centrato in pieno è che dipende soprattutto dalla voglia, onestà e competenza del singolo e da come accuratamente noi scegliamo i locali dove bere le nostre birre. 😉
Abbiamo divagato non di poco eh!
@pistillone
a questo punto non hai scelta: devi emigrare in continente… se scegli le mie parti, ti porto in un posto dove la Dupont è sempre in forma e dove la settimana due fusti di XX Bitter al bretta(nomiceto) sono stati tolti immediatamente resi senza indugio al fornitore che non ha fiatato. certo ci sono anche pub che vendono birraccia. io non ci vado
@DanZucch
senti, io non so quanto sia fragile il verdicchio. parlo di birra. seguendo il tuo ragionamento per berla alla grande bisognerebbe andare direttamente al birrificio. ti posso assicurare, avendone bevuti ettolitri in ogni dove, che non è così. puoi bere ottime birre anche a migliaia di km di distanza. non tutte, *non ogni stile*, ma si può. ovvio che eliminare le incognite del trasporto diminuisce il rischio di deperimento. ma suvvia! la birra non è nitroglicerina. mai assaggiata una Rochfort 10 decente in patria? una Arabier? una Estivale? la birra e il vino soffrono lo sballottamento? beh, se li agiti come una bomboletta di schiuma da barba sicuro… ma secondo te come la imbottigliano la birra (rifermentata o meno) e il vino? un cucchiaino alla volta fra cuscini di piume d’oca? quindi già imbottigliando la rovini? non è che magari una birra una Orval un po’ sballottata la lasci in piedi un 5 giorni e torna come nuova? possibilmente senza averla lasciata una settimana nel baule in pieno luglio? questa la diceva Michael Jackson, non io, tanto per chiarire.
mi sembra un discorso sterile da talebani del trasporto alimentare. francamente mi sta asciugando e quindi chiudo qui. io continuerò a bermi High Tide IPA che si sono fatte quasi mezzo globo di strada, trattate sicuramente da cani, e arrivano qua comuque strepitose. e le ho assaggiate anche al birrificio. voi fate come vi pare. alla prossima!
Ricordo un pensiero del sempre saggio Mike Murphy.
“Se birra non puoi trasportare, è perchè non sai fare”
@SR
Hahah! Dai, non ti sto dando torto, il tuo discorso tutto sommato era “basta essere coscienziosi e affidarsi a dei gestori di pub-birrificio-locale che sappiano quando è il caso di togliere di mezzo un fusto avariato.”
Nulla di pù vero.
Volevo solo spiegarti che lo sballottamento, le temperature… tante cose possono influire sulla cattiva resa di un fusto 😉 Sia al nord Italia ma soprattutto nelle isole per ovvi motivi ^^
Nessun intento polemico…
Però il punto di vista non da talebani dell’alimentazione ma un filino da addetti ai lavori che si sono trovarti di fronte a problematiche del tutto inaspettate spero possa essere interessante.
Io stessa adoro le birre d’oltreoceano, certe americane hanno un posto speciale nei miei gusti e spesso le trovo in formissima.
Le birre che ho trovato più rovinate in giro sono la Guinness le blanche e le weiss alla spina. Le belghe sono spesso in forma (anche se l’ultima birra orribile che ho bevuto era una Westmalle O.o).
Lo dico a titolo informativo, eh… ^_^
magari sono OT ma mi vien da chiedermi se la battaglia che UB fece sui prodotti microfiltrati non fosse anacronistica. (lo fu senz’altro anche perchè molti microbirrifici mirofiltrano senza ammetterlo ma questa è un altra storia)
poche alternative mi sembra:
– decidiamo di andare verso il Km zero
– si stabilisce che microfiltrazione e pastorizzazione possono essere un male necessario
– accettiamo il rischio che la birra possa essere non a posto.
– accettiamo un incremento esagerato dei costi
forse una riflessione si impone.
cosa caratterizza un artigiano? la dimensione? il processo produttivo? la manualità? e il processo di stabilizzazione (microfiltrazione per esempio) penalizza il prodotto più di un trasporto fatto male? i micro non sempre possono assicurare che i trasporti vengano fatti correttamente.