Imbattersi in una buona birra e berla con piacere è un’esperienza che può portarti al proverbiale settimo cielo. Non è un caso quindi che la traduzione in tedesco di questa espressione sia anche il nome di un produttore situato a Carnago, in provincia di Varese. Se siete grandi appassionati di birra probabilmente avrete capito che stiamo parlando di Siebter Himmel, birrificio con annesso ristorante attivo dal 2010, ma in grado di mettersi in mostra soprattutto negli ultimi mesi. La recente impennata si è verificata quando la produzione è stata affidata a Nicola Grande, per gli amici Nix, birraio dotato di grande conoscenza brassicola e di un’accuratezza lavorativa che sfiora l’ossessione. Le sue birre mi hanno letteralmente conquistato all’IBF dello scorso maggio, quindi sono stato molto felice quando mi ha proposto di assaggiare gran parte della produzione in bottiglia.
Ciò che salta all’occhio della gamma di Siebter Himmel è la decisa influenza proveniente dalla cultura brassicola belga. Caratteristica che non suona certo inusuale tra i birrifici italiani, ma che raramente trova una fedele aderenza agli stili di riferimento. In altre parole della tanto decantata ispirazione belga spesso si assimilano solo i concetti di originalità, creatività e impiego di ingredienti insoliti. Il Belgio diventa così una scusa per lavorare in assoluta libertà, senza dover dar conto del risultato finale rispetto a canoni consolidati. Di conseguenza sono pochissimi i birrifici italiani a poter vantare una produzione davvero belga – il primo che mi viene in mente è Extraomnes – dove cioè le birre risultano davvero aderenti agli stili di riferimento e a una certa filosofia produttiva. Fortunatamente Siebter Himmel appartiene a questa stretta cerchia.
La prima birra che ho assaggiato è stata la AES, una Belgian Ale da 6,2% alc. Si presenta con un bel colore castano scuro e con una schiuma beige, abbondante, ricca e persistente. Si nota una netta opalescenza. Al naso emergono profumi intensi che ho ricondotto al castagnaccio, poi toffee e miele di castagno. Più in profondità si avverte una piacevole sfumatura agrumata. L’ingresso in bocca è dolce e scorrevole, quindi da metà corsa in poi esplodono gli aromi di caramello e castagna e una gradevole nota speziata. Il lievito diventa qui grande protagonista, come nella migliore tradizione belga. Sul finale diventa protagonista un deciso amaro di stampo erbaceo, forse fin troppo graffiante, ma in grado di protrarsi a lungo contribuendo a una chiusura secca.
In definitiva si tratta di una grande birra, costruita a regola d’arte: evolve dal naso alla bocca e poi ancora nel finale, regalando un’esperienza assai appagante. L’amaro è probabilmente un po’ spigoloso nel finale, riuscendo nell’intento di “pulire”, ma rendendo un po’ meno rotonda la bevuta. L’alcool infine è celato alla grande, tanto da far rientrare questa birra nel novero delle dangerous drinkable. Uomo avvisato…
Come il nome suggerisce, la Wit-Flos (5,2% alc.) appartiene invece alla categoria delle Blanche, birre di frumento tipiche della tradizione belga. All’aspetto è di colore dorato con riflessi giallo pallido, opalescente ma meno di quanto ci si aspetterebbe. La carbonazione è vivace, mentre la schiuma, formata da bolle medio-grandi, è di discreta abbondanza e persistenza. All’analisi olfattivo è un trionfo di fiori di campo, al punto che la parte floreale appare in netta preminenza rispetto all’agrumato (arancia) e allo speziato (coriandolo). Si avvertono anche una nota mielata e una leggera punta acidula (assolutamente prevista). L’ingresso in bocca è dolce, con il mielato che domina il palato. L’acidità data dal frumento si nota solo nel finale, dove cresce anche il contributo del luppolo: l’amaro è deciso e assai persistente. La frizzantezza è evidente, ma anche piuttosto fine.
Si tratta di una Blanche sui generis, in cui la parte dell’aromatizzazione (arancia e coriandolo) è volutamente mantenuta timida. La birra punta molto sulla bevibilità, anche grazie a un finale amaro più deciso rispetto ai canoni. Personalmente amo di più le Blanche classiche e forse non è un caso che la produzione meno lineare di Siebter Himmel sia anche quella che mi è piaciuta di meno. Ma io sono un vecchio rompiscatole 🙂 , non nego che una ricetta del genere possa essere apprezzata rispetto a una classica Blanche.
Con la Nuce (7,2% alc.) rientriamo nel percorso di aderenza stilistica descritto inizialmente: la birra appartiene alla tipologia delle Dubbel, storica quanto poca diffusa in Italia. Si presenta di un bel colore tonaca di frate, con schiuma copiosa ma non proprio compatta a causa di bolle medio-grandi. L’olfatto è caratterizzato da aromi decisi e complessi, ma anche eleganti: troviamo miele di castagno, frutta rossa e una nota tostata. L’alcool non passa certo inosservato, ma ci sta a pennello, scaldando e arricchendo il ventaglio aromatico. Al palato si conferma quanto emerso a livello olfattivo. La carbonazione rende il corpo vivace e alleggerisce la bevuta, che si distingue per lo stesso ottimo equilibrio generale già riscontrato al naso.
La Nuce è una Dubbel davvero ben costruita, che riesce nello straordinario intento di risultare tanto complessa quanto bilanciata ed elegante. Come nelle migliori interpretazioni dello stile la nota alcolica è volutamente evidente, ma in modo armonico. Il corpo si mantiene scorrevole nonostante il contenuto alcolico. Davvero ottima.
La Prius (4,7% alc.) è invece una Blond Ale di colore dorato opaco con riflessi luminosi, schiuma candida e abbondante, persistente ma un po’ disordinata. Il perlage è evidente e fine. Al naso è un’esplosione di gradevolissima frutta gialla. Il lievito è protagonista, con i suoi esteri fruttati e un’intrigante punta pepata. Più in lontananza si avvertono note di frutta secca. L’ingresso in bocca è chiaramente dolce, con la carbonazione evidente che contribuisce a mantenere il corpo leggero. Nel finale emerge un amaro a equilibrare, fresco di erba appena tagliata, mentre nel retrogusto torna di prepotenza il lievito, con note che ricordano le migliori interpretazioni belghe.
Anche con la Prius siamo su livelli qualitativi altissimi. La ricetta è costruita su un’intelaiatura ben studiata, che ha permesso al birraio di valorizzare il lavoro del lievito. Risulta facile da bere ma anche complessa, piacevole e appagante.
E finiamo con la Rusca, la nuova natalizia del birrificio lanciata proprio per le passate festività. Si presenta di colore tonaca di frate, con riflessi ambrato carico e una schiuma abbondante e a bolle fini, molto persistente. Diversamente da quanto previsto all’olfatto non è molto intensa, ma si possono distinguere comunque sentori di frutta rossa e una nota balsamica, più dietro una sfumatura erbacea. L’alcool è ovviamente in evidenza. L’ingresso è speziato e rapido, poi la birra si rivela più corposa con aromi di miele di castagno e frutta rossa. Nel finale vira verso la frutta secca, con lo speziato ancora in primo piano e un tocco leggermente medicinale. Il finale è lunghissimo, con un amaro deciso ma non invasivo. La nota alcolica rimane sotto controllo, mentre la chiusura appare piuttosto secca.
La Rusca è quindi una Kerstbier complessa, speziata e multiforme. In bocca evolve, rivelando tratti più spigolosi accanto ad altri più rotondi. L’alcool è presente ma tutto sommato ben celato. Scaldandosi migliora l’armonia generale.
In conclusione questi assaggi hanno confermato quanto di buono già emerso in precedenza. Siebter Himmel è un birrificio che può vantare una produzione di altissima qualità, con il valore aggiunto di una filosofia produttiva realmente ispirata al Belgio. Nicola ricerca un continuo perfezionamento delle sue ricette, che ha cambiato sensibilmente da quando ha preso le redini della produzione. I risultati sono eccezionali e possiamo essere sicuri che in futuro potranno solo migliorare.
Non mi ripeterò sulle singole birre (da provare assolutamente anche la Prius Exxtra!), ma voglio solo ribadire che le birre di Nicola toccano punte di Belgio che in Italia pochi sanno o vogliono raggiungere.
Grande Nix!
Grande la Prius Exxtra! Concordo con quanto scritto da Angelo, le birre sono di altissimo livello e soprattutto di grande stabilità, sicuramente uno dei più bravi tra gli emergenti
E’ da maggio scorso che promuovo Siebter Himmel e Nicola Grande anche io, all IBF romano ha avuto la “sfortuna” di essere collocato vicino a birrifici che per fama sono da ebvitare come la morte, probabilmente l’ assonanza logistica non gli ha giovato ma io come ho assaggiato la Prius ho fatto il giro delle sette chiese per tutto il Palacisalfa ops, Atlantico sorry, e ho fatto assaggiare questa che per me era una novità e tutti sono rimasti contenti.
Ho avuto il piacere di reincontrarlo a BSLA, mi ha dato un paio di news, e la sua Rusca è stata questo Natale la mia birra preferita da bere a casa (ne ho ancora un paio di bottiglie), esclusa la Zinnebir Xmas che era di un altro pianeta.
Tutto quello che gli arriva di positivo se lo merita davvero.
Gran bel birrificio. Ho conosciuto Nicola all’IBF di Roma ed è stato lo stand dove più mi sono soffermato, provando tutte le birre presenti. AES e Nuce mi colpirono subitissimo
Mi avete fatto venire sete e, dato che non le ancora provate, vado a cercarle!
Dopo aver bevuto le sue birre ho maturato la convinzione che Nix sia per metà pugliese e per l’altra… fiammingo!!!
Un plauso a Nix, lavoratore instancabile e meticoloso perfezionista. Sono orgoglioso di poterlo chiamare amico e di poter bere le sue birre.
Di sicuro uno dei migliori birrifici degli ultimi anni, per filosofia, qualità e modestia.
Bravo anche tu Andrea nel proporlo a chi ancora non lo conosce.
Assaggiate tutte direttamente in birrificio e a casa.
Nicola sa sicuramente il fatto suo.
La nuce è la mia preferita.
Concordo con il tuo giudizio sulla blanche anche a me è quella che mi è piaciuta meno, ma nix ci stà lavorando.