E’ impressionante il numero di nuovi prodotti che i birrifici più rinomati della scena mondiale sono soliti sfornare con incredibile regolarità. A lungo andare una politica del genere può ridursi alla nascita di prodotti poco creativi o, al contrario, fin troppo eccentrici. A quanto pare però questa filosofia paga, magari perché giustificata dalla nicchia di malati del rating, che aspettano con trepidazione l’uscita di un nuova birra solo per recensirla sul sito di riferimento. Comunque diamo un’occhiata alle ultimissime novità nel settore…
L’americana Great Divide ha ufficializzato due nuove produzioni: Chocolate Oak Aged Yeti e Double Wit. La prima è l’ennesima variazione della sua superquotata Yeti Imperial Stout, una birra che ha fatto impazzire tanti appassionati. Dopo che una versione affinata in legno era già uscita in passato, ora al birrificio di Denver hanno pensato di aggiungere un carattere “cioccolatoso”. Ecco come viene presentato il prodotto:
Abbiamo abbassato il livello di luppolo per permettere al cacao di apportare il proprio gradevole contributo ai tratti amari, mentre le note di vaniglia provenienti dall’affinamento in legno si combinano con lo stesso cacao per creare un aroma che ricorda quello della cioccolata calda dei bar. Un pizzico di peperoncino regala al tutto una certa vivacità, fornendo piccantezza al finale. Una Yeti per l’estate? Cavolo, sì.
Sorvolando sulla conclusione della descrizione 🙂 passo alla seconda birra, che rientra in uno stile non molto diffuso. In verità non è proprio uno stile, o almeno può essere inteso come la variazione “forte” delle tradizionali Witbier belghe, cioè le versioni fiamminghe delle Blanche. La Double Wit di Great Divide è così illustrata:
Il nostro carattere muscolare incontra le adorate “white ales” del Belgio. Il frumento non maltato e l’orzo maltato belga forniscono un corpo leggero e una tonalità giallo paglierino, mentre il coriandolo e il curacao regalano le calssiche note speziate e leggermente acidule. Si caratterizza infine per la sua decisa opalescenza e per essere pericolosamente beverina.
Rimanendo in America, il birrificio Stone ha invece annunciato la sua tradizionale birra per l’anniversario dell’azienda, che nel 2009 compie 13 anni. Lo scorso anno fu la volta di una Bitter Chocolate Oatmeal Stout, mentre le informazioni sulla creazione di questa stagione saranno rilasciate con il contagocce fino al party di celebrazione, che si terrà il 22 agosto. L’etichetta tuttavia è già pronta e recita così:
La Stone è ora una teenager. Come tutti i teenager, stiamo entrando in un età imprevedibile. […] Recentemente siamo diventati il diciottesimo birrificio degli Stati Uniti […] e il nostro business sta continuando a crescere. Affermiamo questo nel rispetto di chi sta sperimentando gravi sfide in un periodo economicamente difficile come quello attuale. Crediamo che la nostra crescita durante questi tempi è il sintomo che gli americani stanno continuando a ricercare il meglio. Qualsiasi prodotto naturale – dai formaggi e dal pane artigianale fino alle birre di qualità – sta continuando ad avere successo. […] Continuando nel nostro entusiasmo collettivo per le scelte di elevato livello qualitativo, parallelamente l’offerta aumenterà sempre più per soddisfare la nostra fame… e la nostra sete.
Spostandoci in Danimarca, Mikkeller ha aggiunto due nuove produzioni alla sua linea single-hop, birre realizzate cioè con l’impiego di una sola qualità di luppolo. Dopo la parentesi neozelandese del Nelson Sauvin, ora è il momento di ritornare alle piante di casa con la Mikkeller Tomahawk e la Mikkeller Amarillo. Le opinioni riguardo questa linea di Mikkeller non sono sempre favorevoli, perché si evidenzia la natura “accademica” delle stesse, che possono essere considerate più esperimenti che prodotti finali da immettere sul mercato.
Tralasciando infine le birre, questa è forse la notizia più interessante: il primo giugno aprirà negli USA, e più precisamente nella città di Brunswick (Maine), il primo Ponnepot Cafè americano, locale del birrificio belga Struise. E nel giro di qualche anno anche un altro birrificio europeo dovrebbe aprire una birreria negli Stati Uniti… ovviamente già sapete a chi mi riferisco.
Ormai ‘sti birrifici hanno “saltato lo squalo”
O per usare un’espressione meno anni 80, hanno “bombardato il frigorifero” 🙂