Tra i tanti nuovi birrifici che di volta in volta mi capita di presentare, recentemente mi aveva incuriosito molto il birrificio Math di Tavarnelle Val di Pesa (FI). Motivo di tanto interesse erano le dichiarazioni del suo creatore Mathieu, origini franco-spagnole e un passato da homebrewer. Come scrissi all’epoca, Mathieu si presentò con alcune idee chiare e in controtendenza rispetto a molti suoi colleghi: mi rivelò di non credere alla territorialità della birra, di considerare l’homebrewing non esaustivo per la propria formazione (ha affiancato diversi birrai belgi) e di ritenere il gran numero di birrifici italiani non un ostacolo, ma un vantaggio per l’educazione dei consumatori. Viste le premesse, mi sono avvicinato con grandi aspettative ai suoi prodotti, che Mathieu ha pensato di inviarmi e per i quali lo ringrazio sin da subito.
Il birrificio Math produce al momento quattro birre. La prima che ho provato è La 70, una Belgian Pale Ale di colore dorato con riflessi arancio, schiuma di media consistenza che tende a scomparire in tempi relativamente brevi. Si distingue subito un’effervescenza piuttosto evidente, che – mi tocca ammetterlo – è un po’ la costante negativa di tutti gli assaggi. A livello olfattivo invece è piuttosto convincente: profumi intensi di pesca e albicocca, oltre a un piacevole tocco pepato che pizzica al naso. Le buone impressioni purtroppo si perdono al palato, dove la netta carbonazione attenua gli aromi, comunque non propriamente armonici. Nel retrogusto, quando l’effetto anestetizzante della gasatura viene meno, torna la frutta gialla insieme a una nota di uva spina, oltre a un leggero amaro di tipo vegetale abbastanza persistente. Lasciata riposare migliora decisamente: la frizzantezza si placa e lascia spazio a una maggiore ricchezza di aromi.
La seconda birra assaggiata è La 16, un’alta fermentazione realizzata con fiori di gelsomino. Alla vista si caratterizza per un colore ramato e per un evidente perlage, che suggerisce un certo livello di carbonazione. La schiuma è rigogliosa, ma decade presto. Al naso c’è una netta presenza di diacetile, che tende a coprire profumi di frutta gialla, spezie e fiori. Migliora sicuramente in bocca, con aromi di albicocca e una piacevole scorrevolezza, data da un’effervescenza decisa ma non invadente. Il finale non è secco, ma con una nota amara che garantisce equilibrio. Nel retrogusto emerge un’insolita speziatura, sicuramente riconducibile ai fiori di gelsomino. C’è “tanta roba” in questa birra, che acquisterebbe ulteriori punti con una maggiore pulizia tra le varie componenti.
Successivamente sono passato a La 68, una Blanche che Mathieu ha voluto più luppolata rispetto al modello tradizionale. E’ di colore giallo scarico e curiosamente appare quasi cristallina, la schiuma è grossolana e disordinata, anche qui è visibile una netta carbonazione. Al naso emergono profumi di cereali, fiori di campo e la classica speziatura da coriandolo, oltre alle inevitabili note agrumate. In bocca la dolcezza è stemperata dalla speziatura, mentre la frizzantezza risulta fin troppo evidente. Nel finale, dove l’amaro è, come da copione, più pronunciato rispetto ai canoni classici, torna la speziatura e l’agrumato. Il retrogusto è caratterizzato da aromi non pulitissimi e alquanto evanescenti.
Infine sono passato a La 27, una classica Dry Stout. Si presenta di colore marrone scurissimo con riflessi mogano; la schiuma è abbondante, ma anche grossolana e poco persistente. Al naso appare molto buona, con note tipiche da Stout: cioccolato, un tocco di liquirizia, frutta secca, liquore al caffè. In bocca ci si accorge che anche in questo caso la carbonazione eccessiva è protagonista negativa, al punto da nascondere gli aromi e rendere il corpo fin troppo esile. Uno se la immagina vellutata e invece risulta impalpabile ed evanescente. Peccato, perché nel finale tornano le note tostate e di cacao amaro, con un tocco amaro dato anche dai malti e una sfumatura etilica che non disturba.
In definitiva i prodotti del birrificio Math sono a mio avviso ancora da rivedere, soprattutto dal punto di vista della carbonazione, apparsa eccessiva in tre assaggi su quattro. Peccato, perché nel complesso le birre di Mathieu sembrano ben costruite. Si tratta di un birrificio giovane, con ancora molto tempo davanti a sé per perfezionare le proprie ricette. Tra qualche settimana lo troveremo a Selezione Birra: sono curioso di riprovare le sue creazioni per capire se si è trattato di un problema isolato. Invito chi sarà presente a fare un salto allo stand, così da confrontarci sul campo, sono curioso di conoscere le vostre impressioni.
Io rivedrei i nomi. in un ambiente dove ormai si fa fatica a ricordare i troppi (ed anonimi) birrifici, figuriamoci come si potrebbero ricordare dei numeri (e vale pure per la carrobiolo)
Mi trovi d’accordo e non sono neppure gli unici esempi di birrifici che chiamano le birre coi numeri.
Ciao Andrea,
sono un assiduo frequentatore del tuo blog, ma non ho mai rilasciato commenti.
Volevo complimentarti con te per il tuo lavoro, davvero eccezionale. Io sono di Roma e da un paio d’anni mi sono avvicinato al mondo della birra artigianale, la prossima settimana cercherò di partecipare al maggior numero di eventi possibili!
Potrei avere maggiori informazioni sull’associazione che hai contribuito a fondare a Roma?
Ciao Riccardo, grazie per i complimenti. Ti rispondo in privato.
Ho finito di bere da poco la bianche di Math in.lattina.
Purtroppo si conferma l’eccessiva carbonazione, ma aggiungerei l’eccessiva nota di coriandolo con un amaro grezzo ed un retrogusto evanescente.
Birra a mio parere da resettare.
Andrea Grazie per il post, sicuramente la carbonazione è una cosa che ho gia corretto visto che il lotti che ti avevo mandato sono ormai finiti ed erano i primi eccetto per la scura che devo rifare la settimana prossima neve permettendo…
Si come dici saremo a rimini e aperto a tutto. Sono certamente coscente che le prime cotte diciamo di messa a punto dell’impianto NON automatizzato avrebbero avuto bisogno di una messa fuoco, forse avrei dovuto attendere a mandare dei campioni, ma sono un impaziente e non sono molto bravo a resistere a granché cose.
Thanks
Math
Come ho scritto sono curioso di riprovare tutte le birre a Rimini, soprattutto ora che mi dici che hai risolto i problemi di sovracarbonazione. Spesso l’impazienza è figlia della passione 🙂 e dalle parole che mi scrissi credo che tu ne abbia tanta, di passione.
Ci vediamo a Selezione Birra e grazie ancora.
Manca solo La 30 e facciamo tombola.
Ho provato La 16 e La 70, rispettivamente del lotto 1 e 2.
Sulla Belgian Ale ho avuto le tue stesse impressioni, la carbonazione era eccessiva e il tutto risultava poco equilibrato. Ho fatto fatica a terminarla, davvero un peccato.
Invece ho apprezzato moltissimo La 70, l’ambrata con aggiunta di gelsomino. Un trionfo di odori e un sapore davvero equilibrato, senza contare che non è stato riscontrato il problema della carbonazione.
Sì evidentemente la seconda birra era già del nuovo lotto, in cui Mathieu ha corretto il problema della carbonazione. A Rimini la Blanche aveva una frizzantezza corretta e infatti era molto godibile
Sì, l’ambrata era del secondo lotto!
Provata la 68 , birra chiara blanche, la trovo bella e beverina con i suoi sentori speziati di coriandolo! forse un’esagerazione per questa cotta …l’ho trovata un po’ salata come le Gose di Lipsia con cui ha similitudini!
un’ po’ è finita poi per insaporire il condimento per la pasta fatto con porri e zucchinette genovesi, ottimo il risultato finale!
Ieri per caso ho provato la 16 è sono d’accordo con te dolce con un piccolo retrogusto amaro , forse sono io ma le spezie non le ho proprio sentite forse sono un pò troppo coperte in conclusione una birra da appena sufficienza che ti fai dire si può bere 🙂