Dei tantissimi produttori che spuntano continuamente in Italia, recentemente vi ho parlato del microbirrificio Casa Veccia – Ivan Borsato Birraio. Situato nel comune di Camalò (TV), il birrificio ha aperto i battenti a inizio 2011 – quindi quasi un anno fa – ma ha iniziato a rendere disponibili i suoi prodotti con maggiore capillarità solo recentemente. Come intuibile, il birraio è Ivan Borsato, un passato da homebrewer e appassionato di cucina, che ha deciso di metterci direttamente il nome quando è partito con il suo progetto brassicolo. Grazie ad Alessandro, che si occupa di far conoscere la birre di Casa Veccia fuori dai confini regionali, recentemente ho avuto la possibilità di assaggiare due delle tre produzioni della casa. Attività per me molto interessante, visto che sono sempre curioso di provare le creazioni dei birrifici emergenti.
La prima birra che ho bevuto è stata la Dazio, disponibile come le sue sorelle esclusivamente nel formato da 75 cl. Ivan la definisce un’American Pale Ale e l’uso dei luppoli Cascade e Amarillo sono una prima conferma dell’aderenza allo stile. Appena versata appare di colore arancio con riflessi dorati, la schiuma è copiosa ma grossolana. Alla vista si notano una certa velatura e un perlage evidente, indizio quest’ultimo di un certo livello di gasatura che ritroveremo al palato. Al naso sono gradevoli i decisi profumi fruttati di albicocca e agrumi, mentre è avvertibile una sfumatura di caramello. Non passa inosservata una leggera nota etilica, nonostante il contenuto alcolico si assesti sul 6,5%.
In bocca risulta evidente una fine carbonazione, che, se da un lato contribuisce all’ottima scorrevolezza della Dazio, dall’altra tende un po’ a frenare tutti i sapori attesi dopo il ricco bouquet di profumi. Sapori che tornano ad emergere però nel finale, in cui si distingue soprattutto un amaro deciso ma gentile, che rimane a lungo persistente.
Lasciandola riposare (e riscaldare) un po’ nel bicchiere, la birra evolve nettamente, rivelando sfumature molto intriganti. All’olfatto compare una nota speziata e profumi di panforte, in bocca la stessa nota si fonde con un’inedita dolcezza. Il finale è inevitabilmente amaro, meno gentile di prima, più graffiante e “resinoso”. Nel complesso una birra viva e piacevole, in cui la carbonatura un po’ eccessiva ne nasconde inizialmente tutte le grandi potenzialità.
Con il secondo assaggio sono invece passato alla Formenton, prodotta con frumento. Quando si parla di frumento, solitamente facciamo riferimento o alle Weizen tedesche o alle Blanche belghe. La Formenton invece si propone come anello di congiunzione tra i due stili, sposando i tipici sentori di banana delle Weizen con l’aromatizzazione classica da Blanche. Una fusione quantomeno insolita, ma che – se non vado errato – in Italia è già stata sperimentata da qualche altro produttore.
Le caratteristiche della Formenton sono facilmente prevedibili. All’olfatto dominano le note di banana matura date dagli esteri, oltre le quali si distinguono facilmente sentori fruttati di scorza d’arancia e un piacevole speziato. Al palato è fresca e scorrevole, seppure gustosa, con una punta di acidità e aromi riconducibili più a una Weizen che a una Blanche. Il finale è ben bilanciato e, come da copione, nel complesso risulta gradevole e dissetante. E’ una birra ben costruita, che parte da un’idea non convenzionale: per questo motivo immagino che possa non piacere a tutti, ma se cercate una via di mezzo tra le due massime espressioni delle birre di frumento, resterete sicuramente soddisfatti. Per la cronaca, la Formenton si è aggiudicata il primo premio al concorso Birra del Triveneto 2011 della Brasseria Veneta.
Tirando le somme, gli assaggi di Casa Veccia mi hanno lasciato ampiamente appagato. La Dazio, nonostante sia già piuttosto buona, ha ampi margini di miglioramento, mentre la Formenton ha raggiunto il suo obiettivo. In entrambi i casi siamo al cospetto di birre divertenti e dalle diverse sfaccettature, che per un birrificio con meno di un anno sulle spalle rappresentano già un bel traguardo. Le possibilità di crescita sono ancora tante, ma l’inizio di Casa Veccia è decisamente soddisfacente.
Che vuol dire “birra divertente”?
Beh che non è una birra monocorde, ma che evolve in bocca e quindi è divertente analizzarne tutte le varie sfaccettature. Alcune delle quali magari non avvertibili di primo acchito.
Da estimatore del birrificio “CASA VECCIA” (ringrazio Alessandro per avermelo fatto conoscere :-)) posso dire che quella che preferisco è la DAZIO quindi non posso che confermare l’ottima qualità di questa American Pale Ale. Ho comunque avuto modo di assaggiare tutta la produzione di Ivan, e devo dire che ci troviamo davanti un microbirrificio che potrà dire certamente la sua nel mondo brassicolo :-)!
Ovviamente queste birre non mancheranno mai nel mio piccolo deposito brassicolo ;-)!!!
Ciao