C’è una poesia di Roberto Piumini che s’intitola “Al supermercato”. La poesia è tratta da I giorni della festa (edizioni Mondadori) e recita così:
Antonia è andata al supermercato
e sapete cosa ha trovato?
Ha trovato proprio di tutto:
uova, cipolle, cipria, prosciutto,
cose da bere e da mangiare,
cose per scrivere e per suonare,
per essere lieti, per essere tristi,
per cavalieri e per ciclisti,
per essere brutti, per essere belli
per cani, gatti, polli, fringuelli,
giochi, padelle, spade, confetti,
finestre, porte, camini e letti.
Solo una cosa non c’è: l’uscita.
E Antonia è dentro per tutta la vita!
Dal prossimo 3 novembre Antonia troverà tra gli scaffali del supermercato – sempre che il supermercato sia uno di quelli del colosso belga Colruyt – anche alcune confezioni di Westvleteren 12. Proprio così, quelle che un anno fa erano semplici indiscrezioni (per quanto verosimili) oggi sono realtà: la leggendaria birra trappista cede alle lusinghe della grande distribuzione per sostenere i lavori di ristrutturazione del monastero di St. Sixtus.
Sebbene la novità dovrebbe essere solo momentanea, con una sola mossa crolla uno degli ultimi miti della cultura brassicola belga. La birra più difficile da reperire anche in sede diventa improvvisamente acquistabile nel supermercato sotto casa; la bottiglia più minimalista del mondo (famosa per l’assenza di etichetta) si veste con una serigrafia dal dubbio gusto che ne modifica anche il nome (il numero 12 è scritto in caratteri romani); le anonime cassette con cui trasportare le bottiglie sono sostituite da una confezione da 6 (+2 bicchieri) a dir poco pacchiana.
Sarà pure una strategia temporanea, ma il trauma per gli appassionati più sfegatati è di quelli che non si dimenticano. Antonia l’uscita del supermercato non l’ha più trovata, speriamo che lo stesso non accada alla Westvleteren.
Ma perché, Andrea?
La Westvleteren 12 è una buona birra?
Sì? E allora che male c’è, a trovarla al supermercato?
La Rochefort 10 è forse minore perché più reperibile?
No Giacu, non penso che sia meno buona e ritengo la Rochefort 10 forse persino superiore. Parlo del “mito” della Wv, dell’aura leggendaria che l’ha resa celebre oltre i suoi meriti intrinseci. Uno degli ultimi baluardi del modo “antico” di vivere la birra (forse solo di facciata, ma tant’è) si piega alle dinamiche della gdo. MI sembra un evento dirompente per come avevamo imparato a conoscere Wv, indipendentemente dalla qualità che resterà identica. La poesia citata ha un senso dà questo punto di vista.
Che amarezza!
Per me è come snaturare il prodotto, un supermercato non dà alcuna garanzia sulla corretta conservazione.
Non dico che si debba per forza andarlo a prendere sul posto (non sono così purista) ma almeno prenderlo in un beershop.
Non ci va una grande scienza, a conservare una confezione di Westvleteren…
Non mi pare che all’In De Vrede usino chissà quali attenzioni…
Che sull’aura di leggenda molti ci marciassero per proporla poi a 15 euro a boccia è un dato di fatto(“eehh ma non sai quante telefonate e coda ho dovuto fare per questa!”) per cui se il livello rimane lo stesso, ben venga farla trovare (temporaneamente) al supermercato.
Già da tempo proponevo su un forum la dicitura “pay no more than” sulle bottiglie come i vecchi dischi autoprodotti. Mossa scassamercato che venne sommersa da un’onda di “sta al consumatore premiare un locale piuttosto che un altro”..evabbè =)
(sì, il packaging è orrendo)
Non è un mistero che a volte bottiglie di birra artigianale tra gli scaffali dei supermercati siano state trattate e conservate male, con tutto ciò che ne deriva.
Parliamo di un prodotto delicato che richiede un minimo di attenzione almeno, quindi poi non ci si può lamentare…
in quel del peppo bar di colle brianza nel lontano 2001 quando assagiai per la prima vollta la westvleteren e fu’ una esperienza fisica e sensoriale indimenticabile…e mi insegnarono che questa birra come le altre meno la trovi piu’ acquista prestigio! e’ caduto un mito! lallo
:-O :-O :-O effettivamente crolla un mito, io come tantissimi altri ci siam fatti mille chilometri per poterla gustare li dove è nata, persone che hanno escogitato tattiche incredibili per riuscire a prenderne una sola cassa. Però ammetto di esser felice che potrò potermela un po’ più spesso anche qui in Italia. In pratica è come averla legalizzata se ci pensiamo bene, prima la si trovava al pub super fornito a 18€, ogni tanto al beershop a 10€, tra poco al super a 4-5€.
Questo post vuol forse dare un significato al termine birrofighetto?
capisco l’amarezza. wv se ci pensi è però solo uno, certo forse il più “mitico”, dei tanti compromessi storia-mercato che ci hanno propinato negli ultimi decenni.
temo che nulla si salverà.
a me stupisce ancora che esistano i monaci normali, figurati poi quelli brassicoli.
ci resteranno nell’anima altri miti. più personali, più basati sui ricordi piacevoli che sul “io l’ho fatto e tu no”.
in alto i cuori.
Non posso non essere d’accordo con Andrea.
Toglici il gusto della conquista e ci togli il gusto.
E’ nella natura umana.
L’amata che vende il suo corpo per ristrutturare l’appartamento.
Come non sentirsi traditi?
C’erano altre vie, credo.
l’unica preoccupazione è come la birra verrà conservata su quegli scaffali, visto che io non ho quasi mai trovato una birra non ossidata al supermercato.
detto questo mi pare che le pippate su etichette e confenzioni siano abbastanza superflue.
il birrofighetto bisognerebbe farlo sul prodotto, non su ste cose.
parere personale.
su “il gusto della conquista” sinceramente lo identifico con altro.
secondo me anzi diventa negativa questa “esigenza” della rarità.
sarà per questo che molti cornificano la moglie? ^^
che ci fossa un’aura mitica intorno a questa birra (per me resta inarrivabile, se non la mia preferita) è scontato. ma a me interessa di più che il monastero si salvi, sinceramente.
Qui le menate ce le facciamo sul contenitore, visto che la qualità del contenuto è a livelli divini 😉
La tappa di In De Vrede della domenica mattina (per espiare i peccati) era un must di tutti i viaggi in Belgio.
Adesso con questa storia del supermercato tutta quella magia va a farsi benedire.
non capisco. Io se trovo la Westvleteren al supermercato faccio festa.
Bellissimo post Andrea. E capisco perfettamente la metafora di fondo. Cade il mito della birra preziosa ed introvabile. La Wv non e’ piu’ quel santo graal brassicolo che era fino a ieri. Detto fra noi, pero’, ce ne fossero di supermercati cosi’…
Mi chiedo, quale sara’ la nuova Wv? Ovvero quale birra e’ destinata a diventare il nuovo santo graal, tesoro per chi la possiede e meta irragiungibile di chi la vorrebbe?
In america ce ne sono a dozzine di big Whale. Prezzi su ebay anche di diverse carte da 100 dollà. In europa resta un po’ il mito della Kaggen! anche se ultimamente se n’è vista tanta in giro (almeno a roma)
una birra TOTALMENTE under radar è la Old Chimneys Good King Henry Special Reserve: altissima in qualsiasi classifica in giro, ma altrettanto poco ricercata dagli appassionati. Per quanto ne so non è neanche facile da reperire; molto meno della WV sicuramente.
Sarà quindi più reperibile anche in Italia? 🙂
Ciao!
Si Carlo, sarà reperibile in Italia, presso parecchi beershop, te lo dico con dato certo.
comunque dico la mia anche se avete gia detto tutto:
1) contrastare un problema economico, vendendo un lotto in gdo, non mi pare che possa rovinare una leggenda. Dico un lotto perche molte fonti parlano di un solo lotto che potrà essere acquistato ad un prezzo minore del normale costo di una Wv, cè da dire anche che per questo lotto, fonti “indiscrete” dicono che i frati si sono preparati per tutto un anno, per poter aumentare la loro capacità di ettolitri senza “rovinare” la qualità del prodotto.
Probabilmente è vero che un supermercato potrebbe rovinare il prodotto conservandolo male, ma è pur vero che il supermercato che avrà questa esclusiva non NON è un discount…. anzi…. e vi posso garantire che a volte vedo cantine di vino in alcuni supermercati romani, migliori di alcune enoteche di bassa fascia, e che un supermercato non è un luogo di smarrimento per un prodotto, bensi un luogo di alto consumo.
Il bello di questa nostra passione è che sta APPASSIONANDO anche gente comune, e il fenomeno birra artigianale sta diventando pian piano da fenomeno a realtà comune, cosa che potrà farci sorridere a noi amanti, perche troveremo sempre la nicchia, ma tutti conosceranno quando parleremo di birra una rochefort, una orval, ecc ecc, un po come quando si parla di Vino e viene l’amante vero che ti fa assaggiare vini di cui nemmeno sapevamo l’esistenza…..
Prendiamo questo avvenimento in maniera positiva, perche il nostro mondo sta POSITIVAMENTE crescendo.
Ciao Ragazzacci.
p.s. a me piace l’etichetta… molto ROMANA 😀