L’incertezza è sicuramente una delle più importanti conseguenze della pandemia che stiamo vivendo. Questa condizione si riflette sui progetti personali e professionali di ognuno, con ripercussioni macroscopiche quando si analizzano interi settori. E chissà che in quello brassicolo non favorisca un ritorno a iniziative imprenditoriali “leggere” o comunque spurie: non è forse un caso che i quattro nuovi marchi che presentiamo oggi siano tutte beer firm, impostazione che sembrava essere tramontata a causa dei suoi limiti intrinseci. Ma è chiaro che in un periodo di insicurezza le persone preferiscono privilegiare investimenti limitati e soluzioni duttili e facilmente adattabili, come appunto l’idea di un marchio brassicolo senza impianto di proprietà. È proprio a questa fattispecie che appartiene Entropia Big Brain Brewers, la novità con cui apriamo la carrellata odierna.
Entropia Big Brain può essere considerato l’evoluzione di anni di homebrewing e di bancone. I suoi soci infatti sono Carmine d’Aniello e Ugo Oropallo, che si occupano delle cotte dopo una lunga militanza come produttori casalinghi, e Emanuele “Menny” Ambrosino, affermato publican dei due locali campani Pub27 e Craft27. Al momento per le loro birre si affidano al Birrificio Incanto di Castelnuovo, un produttore relativamente giovane. Come il nome suggerisce, Entropia Big Brain gioca sulla fisica e sulle sue costanti, con cui sono state battezzate le tre birre di debutto. H Tagliata (7%) è un’American Strong Ale realizzata con un’alta percentuale di malti Crystal, bilanciati dall’amaro e dall’aroma dei luppoli americani (usati anche in dry hopping). Epsilon Zero (5,3%) è una Rauchweizen brassata con un 100% di malti affumicati e varietà di luppolo tedesche, per proporre uno stile quasi totalmente assente in Italia. Kappa B (5,5%) è infine una New England IPA morbida e rinfrescante, luppolata con varietà Citra, Centennial e soprattutto Solero. Se volete saperne di più potete seguire l’account Instagram di Entropia Big Brain.
Ha sede invece a Genova la beer firm Birra 2+, nata dallo spirito di iniziativa di Enrico Di Stefano. Dopo 15 anni di onorata carriera come homebrewer, Enrico ha deciso con due soci (l’amico Andrea e il fratello Maurizio) di lanciare il proprio marchio nel mercato italiano della birra artigianale, individuando un birrificio che gli permettesse di “sporcarsi le mani” seguendo l’iter produttivo dall’inizio alla fine. Ottimo però anche il comparto estetico, con etichette valorizzate da splendide illustrazioni – un aspetto non sempre curato a dovere dalle beer firm. Potete apprezzarle consultando la pagina Instagram di Birra 2+.
Le prime due cotte, imbottigliate tra la metà e la fine di maggio, sono state una Saison e una Rye IPA. La prima si chiama Struzzati! (6%), punta alla secchezza e alla rusticità della bevuta ed è realizzata con un grist relativamente semplice (malto Pils, frumento maltato e una spruzzata di Monaco) e con luppoli sloveni. La seconda è stata battezzata invece Grasshops (6%) e presenta una discreta percentuale di segale a integrazione del malto d’orzo (Golden Promise e Monaco). Qui la luppolatura è ottenuta con luppoli americani usati sia in whirpool, sia in due distinti momenti della fermentazione. Il lievito è il Green Mountain, che contribuisce a conferire un corpo tendenzialmente morbido (il ceppo è spesso usato per le Juicy IPA).
Da Genova ci spostiamo sul Gargano, in Puglia, dove a luglio 2021 è partita l’avventura del marchio Leko. La beer firm è nata in seguito alla vittoria di un bando regionale rivolto a giovani progetti imprenditoriali innovativi, capaci di promuovere lo sviluppo del territorio. Leko infatti si basa sulla coltivazione idroponica del luppolo, che avviene fuori suolo in una serra controllata anche in remoto grazie a sistemi informatici 4.0. I tre soci, Domenico Di Martino, Leonardo Gabriele e Nicola Palumbo, si sono affidati al Birrificio del Gargano per produrre la loro prima birra: una Blonde Ale battezzata Alma (4,8%) e realizzata con luppoli Magnum e Saphir. Se volete saperne di più su questa interessante realtà potete consultare il relativo sito web.
E concludiamo facendo un salto a Castelnuovo di Garda, in provincia di Verona, dove ha sede Birra Vium. Il marchio nasce dall’idea di alcuni giovani amici, che dopo un paio di anni di produzione con i pentoloni di casa hanno deciso di compiere il grande salto, affidandosi a un birrificio per la realizzazione delle proprie ricette. L’etichetta di esordio è la Vium Blanche (4,8%), birra di frumento fresca e dissetante, ispirata alle “bianche” del Belgio ma con una piccola variazione sul modello tradizionale – oltre a coriandolo prevede l’impiego di bucce di bergamotto al posto delle più classiche scorze d’arancia amara. A breve dovrebbero seguire altre birre, ma l’idea dei ragazzi è di acquistare un impianto di produzione il prima possibile. Per dettagli e aggiornamenti potete dare un’occhiata alla pagina Instragram di Vium.
Quelli di Leko sono partiti scopiazzando l’incarto della Margose di Birranova. Bene, bene…
Il packaging di ALMA richiama ed omaggia la bellissima roccia garganica, frastagliata, possibile da ricreare solo attraverso una accurata applicazione a mano.
Non ha mai visto due etichette apparentemente simili nel modo birra ?
A me vengono in mente nomi come De Glazen Toren, Liefmans, Corsendonk e Bloemenbier, ma sono tutti esempi nei quali la bottiglia è totalmente avvolta nella carta.
C’è anche MAL Brewing, che è mia, Bata da poco e a breve metteremo in vendita una Pale Ale, una Dark Mild, e una IGA. A breve ci sarà anche il sito on line.