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Celebrare la settimana americana della birra artigianale con una Steam Beer

anchor-steam-beerIn questi giorni è in corso negli Stati Uniti la settimana della birra artigianale. E’ un evento pensato per dare visibilità alla birra di qualità che, come saprete, in America sta acquistando una popolarità crescente. E visto che ogni occasione è buona per brindare, ieri sono passato all’Off License sotto casa – dove tra l’altro ho avuto il piacere di conoscere il birraio della scozzese Harviestoun – per acquistare un paio di birre americane. Per celebrare la ricorrenza, ho allora puntato sulla Steam Beer della Anchor, che è uno dei prodotti più significativi della cultura brassicola americana.

Il movimento birrario degli Stati Uniti, infatti, tradizionalmente si ispira alle birre di origine europea. Ecco che allora molti stili d’oltreoceano non sono altro che reintepretazioni di birre di stampo anglosassonne, belga, tedesco o ceco. Impossibile non citare quindi le diverse interpretazioni di IPA, o le rivisitazioni di Stout e Porter, o la nuova corrente delle Imperial Pilsner. Si penserebbe quasi che gli Stati Uniti non hanno stili propri, e sarebbe anche vero, se non fosse per alcune eccezioni. Tra queste, le Steam Beer sono sicuramente l’esempio più conosciuto.

Nell’America del XIX secolo era piuttosto comune, soprattutto nell’area della California, una birra molto particolare, prodotta con lieviti da lager ma a temperature da alta fermentazione. Come probabilmente saprete, i lieviti da bassa fermentazione solitamente lavorano a basse temperature (0-13°), ma negli Stati Uniti del tempo i birrai non possedevano ancora strumenti di refrigerazione efficaci. Questa fermentazione “eterodossa” dipendeva quindi da una necessità pratica e non da una precisa scelta, tuttavia fu capace di fornire alla birra caratteristiche organolettiche uniche, al punto che fu codificato un vero e proprio stile: le Steam Beer, appunto.

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Ma cosa c’entra il “vapore” riportato nel nome di queste birre? In realtà non esiste una risposta sicura alla domanda. Le interpretazioni sono diverse, con l’unica certezza che hanno tutte a che fare, in modo più o meno diretto, con la produzione. In particolare, la Anchor stessa (che detiene i diritti sul nome “Steam Beer”) dichiara che il mosto veniva tenuto in temperatura in grandi vasche posizionate sui tetti dei birrifici: da esse si alzava dunque una nuvola di vapore che divenne il segno identificativo delle birre prodotte nella regione.

Curiosamente, il successo delle Steam Beer coincise con il periodo americano della Corsa all’oro, quando molti iniziarono a fare soldi a palate assecondando le esigenze di coloro che speravano di fare soldi a palate, ma cercando il prezioso metallo. E la birra, come si sa, è una delle bevande più richieste sin dall’antichità. Così le tipiche birre prodotte in California furono destinate soprattutto ai lavoratori: erano insomma una bevanda povera, considerata spesso di qualità scadente. Da questo punto di vista è facile il parallelismo con lo stile delle Porter, birre di bassa lega prodotte a Londra per i lavoratori del porto. Come le Porter, anche le Steam Beer caddero nell’oblio quando le condizioni sociali e culturali del paese si modificarono.

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Come spesso accade nella storia della birra, taluni stili riemergono dalla totale estinzione grazie all’iniziativa di qualche appassionato o di qualche birrificio. Così nel 1981 la Anchor decise di recuperare la tradizione delle birre della California lanciando la sua Steam Beer e ottendendo contestualmente il diritto sullo sfruttamento del nome. Non si trattò di un’interpretazione pedissequa dello stile originale, bensì di una sua rivisitazione secondo le tecniche e il gusto dominanti. La Steam Beer della Anchor non è quindi paragonabile a quelle di fine 1800, eppure condivide con queste alcune caratteristiche produttive. Al birrificio americano va il merito di aver voluto guardare alle tradizioni del suo paese e non solo a quelle delle nazioni europee. Non c’è dubbio comunque che è stata anche una bella intuzione commerciale…

Proprio perché il nome appartiene alla Anchor e per sottolineare le differenze con le Steam Beer del passato, per definire le moderne interpretazioni il BJCP ha codificato lo stile delle California Common. In esso rientrano tutte le birre che si ispirano alle Steam Beer, compresa quella della Anchor.

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Le Steam Beer solitamente si presentano di colore ramato, con tipici profumi tostati e di caramello, che si ripropongono in bocca insieme a una nota fruttata piuttosto decisa, prima del finale secco e luppolato. Oltre al capostipite della Anchor, ne esistono diverse incarnazioni, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti. In Italia troviamo uno solo esempio di California Common: la Stim Bir di Birra del Borgo, prodotta in collaborazione con il birrificio americano Grateful Deaf. Forse bisognerebbe anche citare la Bootlegger di Bad Attitude, che però è un birrificio formalmente svizzero – comunque i suoi prodotti saranno a breve disponibili nel nostro paese.

Se non conoscete la Steam Beer di Anchor, provatela… trovarla nei beershop specializzati non dovrebbe essere troppo difficile. Se invece l’avete già bevuta in passato, beh acquistatela di nuovo con la scusa di celebrare la settimana americana della birra artigianale. Cheers!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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8 Commenti

  1. vabè, ma almeno provando birre nuove amplio il mio palato!
    anche se prima devo ritrovare in giro una Anchor per fare un confronto, mi sono dimenticato del suo sapore!

  2. Per chi è delle parti di Torino e provincia trovate la Steam Beer, insieme ad altre birre della Anchor, da me in Birroteca “Birre & Galupperie” a Giaveno.
    E’ una birra dal carattere maltato, leggermente affumicato con note di nocciola, con finale lungo e leggermente amarognolo di luppolo.
    Salute e saluti

  3. che incontro! spero abbia portato giu un po di ola dubh 30 e 40! io le mie due bottiglie le ho comprate da utobeer a londra, e non so per quanto tempo riusciro a gurdarle invecchiare!!!!!

  4. @luca
    Eh sì, una bella sorpresa! Non so se ha portato qualche chicchetta con sè, se così fosse ci farò più di un pensierino 🙂

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