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Craft beers dell’est Europa: Lituania e Bielorussia

Durante la pausa natalizia mi sono concesso quattro giorni di vacanza in cui ho scelto di visitare due mete: Vilnius in Lituania e Minsk in Bielorussia. La Lituania era l’unico fra i tre paesi baltici che non avevo ancora visitato; la Bielorussia, meta ammetto molto insolita, mi affascinava per la sua “chiusura” nei confronti del mondo esterno e per il fatto di essere ormai l’unico paese dell’Europa geografica in cui la democrazia non ha ancora fatto capolino. Da buon “beer hunter” non ho ovviamente trascurato il lato birrario, cercando di capire se anche in queste fredde ma affascinanti terre le craft beers avessero fatto la loro comparsa.

La Lituania è la più meridionale delle Repubbliche baltiche e ormai dal 2004 fa parte dell’Unione Europea. Ho trovato una nazione molto moderna e funzionale, assai simile ai paesi scandinavi. Si tratta di una realtà dalla grande tradizione brassicola, disseminata da decine di microbirrifici che producono le classiche Farmhouse Ales (Kaimiškas). La loro fabbricazione era stata nazionalizzata e standardizzata durante l’epoca sovietica ma le ricette, e in alcuni casi anche la produzione, sono sopravvissute clandestinamente su base familiare. Dopo il crollo del Comunismo e l’indipendenza, il movimento birrario è rinato grazie all’iniziativa privata.

Relativamente alla capitale, Vilnius è una città vibrante, elegante (la città vecchia è patrimonio dell’Unesco) e molto economica. La scelta dal punto di vista birrario è amplia e variegata, sia se si sceglie di degustare le tradizionali Farmhouse Ales, sia se si vuole esplorare la nuova scena delle craft beers. Io, nei limiti del tempo a disposizione, ho scelto di provare entrambe.

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Per quanto riguarda le craft beers, un ottimo locale di partenza è il Nisha Craft Capital (pagina Facebook). Si trova a due minuti a piedi dalla piazza della cattedrale (Santi Stanislao e Ladislao) e propone 16 birre alla spina più un centinaio in bottiglia, in ambo i casi sia nazionali che straniere. È un pub piccolo, con un’atmosfera internazionale derivante dalla presenza di beergeeks lituani e non solo. Qui ho assaggiato una Mango Milkshake APA del birrificio Apynys, che più che un American Pale Ale ricordava una New England IPA, e una Kosmosas, una Baltic Porter sempre dello stesso produttore. Tra le birre alla spina si distinguevano creazioni olandesi (De Molen), americane (Sierra Nevada), danesi (Mikkeller), nonché la Baltic Freak di Brewfist. Tra le bottiglie, invece, erano disponibili anche delle Cantillon e delle Drie Fontein. Nota aggiuntiva: il Nisha Craft Capital è stato fra i promotori del Vilnius Craft Beer Festival, tenutosi l’1-2 dicembre scorso.

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Il secondo luogo birrario che ho visitato a Vilnius è stato il Projibjcia (pagina Facebook), situato appena fuori da centro storico. Qui l’atmosfera è un po’ più underground, ma la clientela molto simile a quella del Nisha. Sono disponibili otto birre alla spina e una quarantina in bottiglia, anche in questo caso sia locali che straniere (con una predominanza di To Ol). Ho assaggiato una Porter e una IPA del birrificio lituano Sakiskiu Alus.

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Passando ai bar tradizionali, consigliatissimo è l’Alaus Namai (sito web). Situato in un ampio seminterrato, a un quarto d’ora a piedi dal centro storico lungo la via che costeggia il fiume Neris, è il paradiso della Farmhouse Ales lituane grazie alla presenza di un impianto a 8 vie (spine e pompe) dedicate a diversi stili. A differenza delle precedenti tappe, qui la clientela è totalmente lituana e c’è la possibilità di mangiare pietanze locali a un ottimo prezzo. All’Alaus Namai ho assaggiato una Senoliu Senovinis del birrificio Su Puta, Farmhouse Ale realizzata con un “lievito ancestrale”, di colore biondo opaco e molto cremosa al palato, e una Varniuku, Dark Ale dai sentori di miele e di malto tostato. Esperienza interessante quella delle Kaimiškas lituane che meriterebbe sicuramente più tempo.

Da Vilnius mi sono spostato a Minsk. Le due città distano appena 250 kilometri e la maniera più semplice per attraversarli è di affidarsi al treno. Ma se si vuole evitare di pagare per il visto (che per i cittadini UE e di alcuni altri paesi costa anche 100 euro) occorre atterrare all’aeroporto di Minsk (dove il visto viene concesso gratuitamente se si rimane per meno di 5 giorni). Quindi ho optato per un volo aereo della durata brevissima (35 minuti) che in breve mi ha portato nella gelida capitale bielorussa.

La città si presenta ordinata, molto pulita e maestosa, con ampi viali e imponenti monumenti dedicati al Presidente/Dittatore Lukashenko, che governa il paese ininterrottamente dal 1994. Girare in città è sicuro e anche senza sapere il russo si riesce a cavarsela egregiamente. Anche qui i prezzi sono molto competitivi per un turista, decisamente meno per la popolazione locale visto che lo stipendio medio si aggira intorno ai 300 euro mensili. Tuttavia anche a Minsk è arrivata l’onda lunga della craft beers.

Il primo locale in cui sono stato è il Malt&Hops (pagina Facebook), situato nel bel mezzo della zona della movida di Ulitsa Zybitskava. Pub elegante e molto grande, fornito di un ampio bancone e una trentina di tavoli. Serve birre artigianali (purtroppo nessuna bielorussa) e non, cocktail, svariati tipi di whisky e sigari. Lo staff parla un buon inglese, quindi non troverete alcun problema con le ordinazioni. Qui ho bevuto un’eccellente Baltic Porter del birrificio russo AB Brew e la Hundelufter Bajer, session IPA di To Ol.

Molto più interessante è il Craftman (pagina Facebook), situato in una zona residenziale ma raggiungibile con la metropolitana e non lontano dall’Irish pub The Clever Pub, molto quotato in città. Il Craftman è un locale piuttosto piccolo che assomiglia a uno scantinato con un paio di tavoli e un bancone: un vero posto da beergeek! Non è un caso che le birre disponibili alla spina siano addirittura 19, oltre a una cinquantina di bottiglie con produzioni di birrifici bielorussi, russi, baltici e occidentali. Anche qui il titolare e la barista parlano inglese e aiutano nella scelta dato che le descrizioni delle birre sul menù sono in alfabeto cirillico. Ho bevuto una Zavod Kedr, Imperial Stout del birrificio russo Zavrod, una Pivnaya Karta Mosaic IPA (Session IPA) del birrificio bielorusso Krinitsa e una Letsishcha Saison del birrificio bielorusso Trye. Buona l’Imperial Stout, accettabile la Session IPA e decisamente rivedibile la Saison.

Tirando le somme la Lituania vive due scene parallele, quella craft, rampante e in  linea con quello che succede nel resto d’Europa, e quella tradizionale, riscoperta e da riscoprire. A Minsk in Bielorussia, nonostante la predominanza di birre industriali, le birre artigianali si stanno ritagliando il loro spazio con locali ad hoc rivolti ai sempre più numerosi turisti e alla clientela locale che può permetterselo.

Niccolo' Querci
Niccolo' Querci
Bergamasco di nascita. Vive a Bruxelles dal 2011 dove si occupa di fondi europei. Ha ottenuto la qualifica di Beer Sommelier presso la Beer Academy di Londra, ha scritto una guida birraria su Bruxelles ed è membro della British Guild of Beer Writers. Ama girovagare per il Belgio e per l'Europa per scoprire nuovi birrifici e nuove birre. Ha una predilezione per le Saison e una venerazione per la birra trappista Orval.

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