In occasione dell’apertura del Belgian Beer World di Bruxelles, l’Ente del Turismo delle Fiandre ha organizzato un eccezionale viaggio stampa tra alcuni protagonisti della cultura birraria locale. Dopo aver visitato diversi luoghi di interesse tra Bruxelles e Gent, abbiamo lasciato le città maggiori del paese per inoltrarci nelle splendide campagna delle Fiandre Occidentali. La nostra prima tappa è stata la cittadina di Bellegem, dove ha sede lo storico birrificio Omer Vander Ghinste (sito web), dalla storia molto particolare. È stato fondato nel 1892 dall’omonimo birraio che, per promuovere le proprie birre, fece installare delle vetrate con la scritta “Bieren Omer Vander Ghinste” in diversi bar. Dato che sostituirle a ogni nuova generazione sarebbe stato molto costoso, decise di battezzare il proprio primogenito “Omer” e così è stato fino a oggi, per ben 5 generazioni.
Il birrificio è molto esteso e moderno. I due luoghi più interessanti sono senza dubbio la coolship situata nella torre, ultimo esempio del genere in Belgio, e l’edificio Jacobins dove sono dislocate le botti. La particolarità del birrificio è che nella propria gamma contiene birre prodotte con tutti i tipi di fermentazione: alta fermentazione (la classica blonde Omer e la dubbel e la triple a marchio Le Fort), bassa fermentazione (le Pils Bockor e Blauw Export), fermentazione spontanea con la Cuvée de Jacobins e fermentazione mista con la Omer Vander Ghinste e la serie Max (Rose’, Kriek e Rouge). Recentemente Omer Vander Ghinste ha aggiunto una nuova birra alla gamma.: la Ypra. Si tratta di una NEIPA “alla belga” (in pratica una Blonde particolarmente luppolata), ricetta dell’ormai scomparso birrificio Vermeulen di Ieper, rivisitata ovviamente in chiave moderna.
Il birrificio dispone di un paio di tap room interne, adibite alle degustazioni per i visitatori. Possiede poi un bar, il Cafè De Sportwereld, che funge da tap room esterna del birrificio. Qui, mentre Omer Vander Ghinste in persona ci ha raccontato aneddoti sulla storia del birrificio, abbiamo degustato un’ottima Vander Ghiste Oud Bruin (che alla spina è difficilmente reperibile in Belgio), la Bockor (la Pils della casa) e la buonissima Cuvée de Jacobins.
Dopo l’interessante visita a Omer Vander Ghinste ci siamo trasferiti a Ieper (Ypres in francese), che è stata la nostra base per le tappe successive. La storia di Ieper è tristemente legata alla Prima Guerra Mondiale. Cinque delle battaglie più cruente del conflitto furono combattute nel suo territorio, durante le quali persero la vita 300.000 soldati alleati, a cui vanno aggiunti 200.000 tra civili e soldati tedeschi. I dintorni della città sono costellati da cimiteri di guerra. La città ricorda questi tragici eventi con una gran quantità di musei, memoriali, statue, placche commemorative, chiese e una cerimonia giornaliera che si svolge senza interruzioni dal 1928. L'”Ultimo Post” viene soffiato sotto il Menin Gate di Ypres ogni giorno, in linea di massima ogni volta alle 20 in punto in ricordo di tutte le vittime della Prima Guerra Mondiale. Purtroppo, al momento della nostra visita il Menin Gate era in ristrutturazione.
Per cena ci siamo recati presso il ristorante Den Heksestoel (La sedia della strega). Situato nel comune di Heuvelland, a una decina di minuti d’auto da Ieper e vicino al confine con la Francia, il ristorante è una vera e propria esperienza culinaria per gli appassionati di birra e non, grazie alla sua cucina regionale della Westhoek, la regione delle Fiandre Marittime, e alla sua ricchissima carta delle birre locali. Dal gusto vagamente bucolico con interni in legno e insegne della birra appese un po’ ovunque, il Den Heksestoel propone un menu con diverse specialità regionali, a ognuna delle quali viene proposto un abbinamento con una o più birre. Le portate sono state: un plateau di formaggi e salumi della zona abbinato all’“aperitivo della casa” (una Rodenbach con Picon, un amaro francese); un assaggio di spigola fritta nel burro “maison” con sugo di gamberi alla birra Blanche di Watou, abbinata con una Blonde del Birrificio De Poes; guanciale di maiale brasato alla St. Bernardus Brune abbinato alla Rochefort 8; il dolce di Poperinge, la Poperinge Hommelpaptaart (torta al frangipane con gelato alla vaniglia e chantilly), abbinato a una freschissima Hommelbier alla spina.
La giornata successiva del tour si è aperta con la visita, in anteprima, al nuovissimo centro visitatori del birrificio St. Bernardus (sito web) a Watou, nel cuore delle Fiandre Occidentali. È un’area a vastissima densità di birrifici di alto livello, se consideriamo che a pochi chilometri uno dall’altro sono situati il monastero trappista di Westvleteren, De Struise e Leroy. Nei primi anni del Novecento un gruppo di monaci provenienti dal monastero di Mont de Cats, in Francia, si stabilì a Watou nella fattoria Patershof, vicina all’attuale sito del birrificio, decidendo di chiamare il loro nuovo sito “Rifugio della Nostra Signora di San Bernardo” e iniziando la produzione di formaggio. La ragione del trasferimento era dovuto al fatto che la Francia, a differenza del Belgio, aveva iniziato a imporre un’imposta sul reddito dei monasteri.
Negli anni ’30 il sito venne rilevato da Evariste Dekonick, che dopo la Seconda Guerra Mondiale fu invitato dai monaci di Westvleteren a produrre e commercializzare la loro birra sotto licenza e vi installò quindi un birrificio. Il birrificio si avvalse dell’appoggio del mastro birraio polacco Mathieu Szafranski, responsabile dell’uso del lievito originale St. Sixtus. La collaborazione durò fino al 1992, quando la creazione del marchio “Authentic Trappist Breweries” fece optare i monaci di Westlveteren per la produzione all’interno delle mura del monastero. Da quel giorno le birre prodotte al precedente birrificio vengono commercializzate con il marchio St. Bernardus. Nel 1998 il birrificio, in difficoltà economiche, venne acquisito da Hans Depypere che, con copiosi investimenti e una nuova strategia di mercato, lo rimise in pista. Oggi l’azienda gode di ottima salute ed è stata completamente rinnovata.
L’esperienza al centro visitatori è molto piacevole. Il tour con un’audioguida porta il visitatore a scoprire, in maniera interattiva, tutte le fasi della produzione e della storia del birrificio. Il tour si conclude nel bellissimo Bar Bernard, il rooftop bar del birrificio dove si ha diritto a due degustazioni. Il Bar Bernard offre una splendida vista a trecentosessanta gradi sulla campagna circostante e sulla piantagione di luppolo che cresce proprio a lato del birrificio. Ho assaggiato la St. Bernardus Blanche, prodotta in collaborazione con Pierre Celis (colui che salvò dall’oblio lo stile delle Blanche), a mio avviso una delle migliori interpretazioni esistenti dello stile, e la St. Bernardus Tokyo, una Blanche prodotta per il Bar della St. Bernardus aperto in Giappone. Per pranzo ci viene servita un’ottima carbonnade flamande alla St. Bernardus 12. Gli assaggi di birra sono la St. Bernardus 8 (Dubbel), la buonissima St.Bernardus Triple e ovviamente la St.Bernardus 12, una delle migliori birre che si possono trovare a queste latitudini e che alla spina è ancora più buona.
Successivamente ci siamo spostati a Poperinge, che ancora oggi è riconosciuta come l’area più importante del Belgio per la coltivazione del luppolo. Qui si trova l’Hopmuseum (sito web), aperto nel 1981 e ospitato in un imponente edificio in mattoni rossi, che fino agli anni ’60 era il luogo dove veniva raccolto, pesato e stivato il luppolo. Il percorso si sviluppa su tre piani ed è focalizzato sulla storia della pianta e sulle sue diverse fasi di lavorazione. Sono esposti molti strumenti originali utilizzati per la sua lavorazione. Naturalmente la storia di Poperinge e dei suoi dintorni è fortemente legata alla coltivazione del luppolo. Tutto ebbe origine nel 1322, quando il Conte delle Fiandre, che risiedeva nella città rivale di Ieper, bandì la produzione di stoffa a Poperinge per favorire i produttori di Ieper. Dato che la produzione di stoffa all’epoca era molto redditizia, la popolazione di Poperinge si rivoltò e guadagnò la fama di “keikoppen” (teste di pietra) per la propria testardaggine. Come compensazione, la città ricevette la licenza per crescere piante di luppolo. La nostra guida ci racconta inoltre vari aneddoti del passato come quello risalente al periodo pre-Schengen, quando i contrabbandieri belgi utilizzavo i trasporti di luppolo per ingannare la dogana e far arrivare il tabacco in Francia.
Al pian terreno, vi è un’esposizione con migliaia di etichette di birra prodotte in Belgio, mentre nel cortile del museo c’è un piccolo bar gestito dal birrificio locale De Plukker (sito web). Conclusa la visita al Museo del Luppolo, ci siamo accomodati nella nostra postazione dedicata per ammirare la Hop Parade, manifestazione principe del popolare Hop Festival di Poperinge. La manifestazione, molto amata dalla popolazione della zona, si svolge ogni tre anni ma, a causa pandemia di Covid, l’edizione del 2023 è stata la prima dopo sei lunghi anni! A partire dal primo pomeriggio di domenica le vie della città vengono percorse da una colorata parata che coinvolge 64 differenti gruppi vestiti a tema. La sfilata racconta la storia del luppolo, intervallata dalle performance di bande musicali. Gli abitanti di Ieper mettono le sedie lungo la strada e ammirano, festanti, la parata, partecipando a un grande momento di orgoglio cittadino. È senza dubbio un bellissimo momento di folklore.
Da prendere nota che nel mese di ottobre Poperinge ospita anche un festival della birra in cui viene eletta la “Regina del Luppolo”. Tre squadre, composte da tre ragazze ciascuna, si sfidano in una gara che testa la conoscenza di Poperinge, del suo luppolo e la loro capacità d riconoscere le birre della zona con assaggi alla cieca. Storia, birra e folklore. Questo angolo di Belgio regala molto a chi decide di esplorarlo.