Nel fine settimana appena concluso sono stato di nuovo in terra belga, passando tre giorni piuttosto pieni tra locali, birrifici ed eventi. Il pretesto per tornare in uno dei paradisi internazionali della birra è arrivato da Valerio Bannoni, un ragazzo italiano che da alcuni anni gestisce La Tana a Bruxelles, una classica trattoria con cucina romana in pieno centro città. Il dettaglio interessante è che accanto a carbonara, cacio e pepe e amatriciana trova spazio una vasta selezione di birre artigianali, focalizzata soprattutto sui produttori nostrani. Da questo punto di vista il lavoro di Valerio è encomiabile, perché accompagna l’offerta birraria facendo divulgazione culturale e organizzando diversi eventi. Come quello al quale mi ha proposto di collaborare lo scorso venerdì, incentrato sulle Italian Grape Ale e sulle altre tipologie collegate, più o meno direttamente, al mondo del vino.
Valerio ha correttamente impostato l’evento in maniera molto informale, fornendo una lista speciale di bottiglie e proponendole agli avventori de La Tana. Giusto per darvi un’idea delle birre in assaggio, durante la serata sono state stappate BB9 di Barley (con sapa di Malvasia), A Sora Gatta di Vale la Pena (Schwarz affinata 12 mesi in botti di Amarone), Objekt 250 di Canediguerra (con miele di sulla e mosto fresco di uva Moscato), Ruffiana di Birranova (con uve Minutolo) e molte altre. I clienti si sono dimostrati molto interessati, anche grazie alla presenza in sala di alcuni birrai (in particolare Allo di Canediguerra) e di altri esperti, come Cédric Jamar. Evento davvero molto interessante, che secondo me si può riproporre con frequenza costante.
Come ho accennato, La Tana però non è stata l’unica tappa del mio weekend belga. Appena giunto a Bruxelles, infatti, mi sono aggregato al già citato Allo per un tour da De La Senne (sito web), uno dei produttori più importanti della capitale e che – mea culpa – non avevo ancora visitato. Il birrificio è situato nella parte occidentale della città, non eccessivamente lontano dal centro, in un complesso piuttosto tranquillo. La tap room è essenziale ma molto bella e fa da anticamera allo spazio che ospita l’impianto, praticamente a vista. Come in altri casi del genere, nonostante la birra sia disponibile praticamente ovunque – e non solo in Belgio – tutta l’impostazione produttiva appare ancora molto artigianale. Sulla qualità delle birre è inutile spendere parole, perché nomi come Zinnebir, Taras Boulba e Jambe de Bois sono entrati nel cuore di tanti appassionati. Ho invece avuto modo di assaggiare la Bruxellensis, prodotta con Brettanomyces: anch’essa di ottima fattura, che in alcuni aspetti (soprattutto olfattivi) ricorda nientemeno che la Orval. Un ringraziamento a Martha e a tutto lo staff per la splendida accoglienza.
La giornata di sabato è stata dedicata al festival Villaggio della Birra Belgian Edition, versione in terra fiamminga della manifestazione che da anni si tiene in Toscana. Arrivata alla sua seconda edizione, ripropone a “campi invertiti” la formula originale del Villaggio: presentare cioè birrifici italiani e belgi nello stesso contesto, con un’anima molto “bucolica”. La cornice è stata infatti quella del birrificio Kerkom, situato all’interno di una sorta di fattoria in piena campagna (il paese più vicino è St. Truiden). Il festival è durato due giorni, con “fissi” i birrifici italiani e “alternati” quelli belgi. Quando ci sono stato io ho beccato Verzet, Du Brabant, Den Hopperd, Hofbrouweijke e chiaramente Kerkom, oltre ai nostri Canediguerra, Extraomnes, Etnia e Amiata. Splendida l’atmosfera, molto rilassata e scanzonata, che ci ha permesso di (in)trattenerci a lungo con i birrai presenti. A livello di assaggi, invece, direi che ormai qualsiasi parallelo tra Italia e Belgio è assolutamente ingeneroso, a parte casi isolati.
Nella parte di domenica precedente alla mia ripartenza ho infine fatto un salto allo Swafff (pagina Facebook), nuovo festival di Bruxelles che propone più di 30 birrifici dal Belgio e (soprattutto) dal resto d’Europa: per l’Italia, ad esempio, erano presenti Ritual Lab e Eastside. Ospitato all’interno di una ex fabbrica riqualificata – con allestimento a dir poco minimale, per essere gentili – è un evento chiaramente destinato ai beer geek incalliti più che ai consumatori casuali, seguendo una formula che ormai si sta diffondendo un po’ ovunque. Tra i birrifici presenti si avvertiva molto l’ansia di voler sorprendere a tutti i costi, con tante birre acide e realizzate con ingredienti o tecniche inusuali. Spesso il risultato finale era più che deludente e questo mi ha fatto riflettere molto sulla deriva che sta prendendo il nostro mondo, apparentemente incapace di affrancarsi da un certo grado di hype ingiustificato. Non è un caso che alla fine le birre più interessanti fossero quelle italiane, lontane da certi eccessi, e poche altre eccezioni. La migliore che ho assaggiato? Probabilmente la Heathen di Northern Monk, una New England IPA davvero ben costruita.
Il mio fine settimana belga si è concluso così, dopo una bella panoramica su quello che ha da offrire il piccolo paese europeo. Che nonostante possa vantare una cultura birraria centenaria, dimostra una certa vitalità e una buona capacità di reinventarsi. La Tana dimostra come ci siano tanti luoghi interessanti oltre ai soliti quattro indirizzi in croce che si sentono ripetere sempre, mentre la nascita di tanti eventi a Bruxelles e dintorni segna una nuova stagione brassicola dopo anni di immobilismo. Insomma, andare in Belgio è sempre un piacere e le sorprese (o le novità) non mancano mai.