Il nostro viaggio attraverso l’Europa del design brassicolo prosegue e, dopo aver attraversato le isole britanniche, approdiamo nuovamente sul continente. Questa volta siamo in Belgio, una terra che da sempre occupa un posto speciale nella cultura birraria mondiale. Qui, però, più che celebrare l’heritage delle trappiste e delle etichette storiche (che pure restano imprescindibili), andiamo a cercare chi sta sperimentando con il linguaggio visivo, chi osa, chi costruisce identità forti, pop o profonde, ma sempre autentiche.
Lo ammetto: mi aspettavo di trovare molte realtà “demodé”, legate a un’estetica più classica. E invece no, il Belgio mi ha sorpreso. Ho scoperto birrifici che riescono a tenere il passo delle scene più evolute, con una cura del branding che nulla ha da invidiare alle tendenze UK o scandinave. E non solo: qui ho trovato anche approcci radicali, essenziali, spirituali. Insomma, dal pop al mistico, il passo è breve. E il viaggio, stavolta, è davvero vario.
Brussels Beer Project – Il Belgio in technicolor
Fondato nel 2013 nel cuore di Bruxelles da Sébastien Morvan e Olivier de Brauwere, Brussels Beer Project (sito web) nasce con l’intento di rompere con la tradizione per proporre una visione fresca, collaborativa e cosmopolita della birra belga. La loro filosofia si fonda sull’innovazione, sulla sostenibilità e sul dialogo con la comunità: ogni birra è frutto di confronto, apertura e sperimentazione.
Dal punto di vista visivo, BBP è un colosso del design contemporaneo. L’apparente semplicità delle lattine è in realtà il risultato di un lavoro estremamente progettato: colori saturi, pattern geometrici, composizioni che catturano l’occhio al primo sguardo. Ogni elemento del loro mondo – dalle etichette ai materiali digitali, fino agli arredi dei taproom – parla lo stesso linguaggio: pop, deciso, coerente. E sì, quella foto con i pinguini immersi in una vasca di birra probabilmente li proietta di diritto nella mia personale Top 10. Ancora prima di bere.
Fugu Brewing – L’illustrazione prende vita
Fugu Brewing (sito web) è una piccola perla situata a Gand. Il progetto nasce nel 2020 dalla mente di due appassionati di design e ciclismo, con una visione molto chiara: unire arte, identità e birra in modo coerente e giocoso. Ed è proprio ciò che fanno.
Le loro “étiquettes de folie”, come le chiamano, sono firmate da Ren, un illustratore che ha dato vita a un immaginario iper-pop fatto di personaggi dinamici, animali antropomorfi e situazioni surreali. Il logo minimal e il font ben calibrato fanno da contrappunto all’energia visiva delle illustrazioni, mantenendo l’equilibrio. Interessante il fatto che questa estetica non si fermi al packaging: la stessa coerenza si ritrova nelle divise della loro squadra ciclistica (!) e in tutto il materiale promozionale. È branding puro, ma con ironia e identità.
Brasserie de l’Ermitage – Misticismo urbano
Nata nel 2017 a Bruxelles, Brasserie de l’Ermitage (sito web) è una piccola realtà che produce birre non filtrate, non pastorizzate e spesso in edizione limitata. Il progetto è portato avanti da un trio di amici con background differenti, ma con un gusto comune per l’artigianalità, la cultura underground e l’illustrazione.
A metà strada tra il pop e il mistico, Ermitage è uno di quei birrifici che ti spiazza all’inizio – poi te ne innamori. La figura dell’eremita, spesso protagonista delle etichette, diventa un archetipo moderno: cappuccio, Vans ai piedi, atmosfera simbolica. L’estetica è illustrata, ricca di riferimenti esoterici e visioni quasi da graphic novel. Il pairing tra illustrazioni e tipografia è azzeccato e contribuisce a costruire un universo visivo coerente, originale, riconoscibile. Anche questo, senza dubbio, entra nella mia personale top 10.
Antidoot Wilde Fermenten – Oltre il branding
E poi c’è Antidoot (sito web). Fondato nel 2018 nelle campagne di Herent, questo microbirrificio a conduzione familiare è qualcosa che va oltre la birra: è un progetto di vita, radicato nella natura e nella pratica della fermentazione spontanea. Qui non si produce solo birra, ma anche sidro e vino naturale, utilizzando esclusivamente ingredienti coltivati e raccolti in loco, in piena autosufficienza.
Lontani anni luce da qualunque strategia di marketing, i fratelli Vaneigem comunicano attraverso immagini grezze, poetiche, piene di silenzio. Il sito è minimale, quasi assente. Ma su Instagram si trova un mondo visivo potente: bottiglie di vetro e ceramica, luce naturale, mani che lavorano. Le etichette sembrano carte dei tarocchi, ogni referenza racconta una storia che si ispira agli elementi, ai simboli, alle stagioni. È un’estetica spirituale, viscerale, che rinuncia al concetto di brand per abbracciare quello di racconto. E riesce benissimo.
Quando il design crea mondi
Il Belgio birrario contemporaneo non è solo erede di una grande tradizione. È anche un laboratorio di narrazioni visive che si esprimono attraverso stili diversi, spesso sorprendenti. È questo il potere di un’identità visiva ben costruita: non si limita a “vestire” un prodotto, ma genera una possibilità di relazione. Quando chi guarda riesce a riconoscersi e a lasciarsi coinvolgere, quel mondo diventa parte di qualcosa di più grande. Ed è lì che nasce il legame più duraturo: quello tra un brand e chi ne abita la storia.





























