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Made in Ireland: quando il branding incontra la tradizione

L’Irlanda è terra di contrasti. Dura e poetica, brulla e verde brillante, intrisa di pioggia e folklore, ma anche vivace, giovane, inaspettata. È così anche la sua scena birraria artigianale: un equilibrio tra espressione istintiva e progettualità consapevole, tra radici profondamente locali e un linguaggio visivo che guarda oltre. Alcuni birrifici abbracciano estetiche più europee, altri affondano direttamente nella materia grezza dell’isola. In tutti si respira qualcosa che colpisce dritto, senza chiedere permesso: un’arte visiva ruvida, intensa, che sa essere elegante senza diventare patinata. Ruvida, come le rocce d’Irlanda. Oggi ci inoltriamo in un viaggio nell’identità visiva dei birrifici Whiplash, Galway Bay, Wicklow Wolf, Brehon e O’Brother.

Whiplash – Astrattismo emozionale

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Fondata nel 2016 a Dublino da Alex Lawes e Alan Wolfe, Whiplash (sito web) è oggi una delle realtà irlandesi più riconoscibili, non solo per la qualità della birra ma per l’identità grafica potentissima. La loro è un’estetica astratta, psichica, che comunica più con l’istinto che con la logica.

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Ogni lattina è come una tela contemporanea: arte che si mostra senza dover essere spiegata. Il bianco e nero domina, il font è pulito, essenziale, come una firma silenziosa che lascia parlare l’immagine. Non c’è ironia né leggerezza: c’è densità, profondità, un certo romanticismo oscuro che rende Whiplash affascinante come un disco post-rock. A rendere tutto coerente è una brand identity che resta salda anche online, tra sito, social e materiali promozionali.

Galway Bay – Il mare pop dell’Ovest

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Galway Bay Brewery (sito web) nasce nel 2009 sulla costa occidentale dell’Irlanda, nella città di Galway, da un pub con impianto interno che in pochi anni è diventato un birrificio a tutti gli effetti. Oggi è tra i nomi più solidi della scena craft nazionale, con oltre dieci pub di proprietà in tutto il paese.

Eppure, ciò che stupisce di più è come Galway Bay sia riuscita a unire lo spirito portuale dell’Irlanda a un immaginario grafico decisamente pop. Le lattine, spesso illustrate a china, si animano con colori saturi e vibranti che, grazie alla base metallica, riflettono la luce creando un effetto dinamico e moderno. Il font si fonde perfettamente con le illustrazioni, coronando un’estetica armoniosa e immediata. Un’unica nota stonata: il sito web, funzionale ma non all’altezza della ricchezza visiva del packaging. Per il resto, una lezione di equilibrio.

Wicklow Wolf – Natura selvaggia e design coerente

Nato nel 2014 a Bray, nella contea di Wicklow, Wicklow Wolf (sito web) si definisce un birrificio “ferocemente indipendente”. Produce birre con ingredienti coltivati localmente, spesso nella propria hop farm, il che dice già molto della loro visione.

Dal punto di vista visivo, Wicklow Wolf è un caso da manuale di coerenza. L’intera gamma segue uno schema preciso: al centro l’iconico lupo, dentro di lui paesaggi e fauna irlandese, attorno tonalità profonde che richiamano foreste, tramonti e rocce. È un lavoro che riesce a essere narrativo senza essere didascalico. L’illustrazione è protagonista, ma sempre dentro una griglia ordinata che rende il tutto leggibile e riconoscibile a colpo d’occhio. Uno storytelling visivo che esprime bene la propria identità: selvaggia, sì, ma con una mente lucida e progettuale.

Brehon Brewhouse – Xilografia irlandese

Brehon Brewhouse (sito web) nasce in una fattoria della contea di Monaghan, nel nord dell’isola, e prende il nome dalle antiche leggi gaeliche (le Brehon Laws), in vigore in Irlanda fino al XVII secolo. È una realtà piccola, forse ancora un po’ misteriosa, ma con un’identità visiva che merita attenzione.

Le loro lattine sembrano stampate in xilografia: figure incise, materiche, tridimensionali. La texture è tutto. C’è qualcosa di arcaico e poetico in questa scelta grafica, come se ogni birra fosse una pagina da un antico libro illustrato. Il payoff “crafted in stories” è più di uno slogan: è una dichiarazione d’intenti che emoziona. Peccato non trovare la stessa cura sul sito, che è praticamente assente. Ma forse, in fondo, ci sta: un po’ di mistero, qui, funziona.

O’Brother Brewing – Misticismo moderno

Fondata da tre fratelli nella contea di Wicklow nel 2014, O’Brother Brewing (sito web) è una realtà in evoluzione, sia nella produzione che nella comunicazione visiva. Il logo, con le sue linee curve e simboliche, evoca già qualcosa di magico, e lo stesso vale per le lattine, che sembrano piccoli esperimenti visivi.

Illustrate, ma non didascaliche, spesso legate a temi naturali e mistici, le loro grafiche oscillano tra il concettuale e il narrativo. L’identità non è ancora del tutto definita – ed è questo il bello. C’è una sensazione di ricerca continua, di possibilità in movimento. Molto interessante anche il lavoro sui social, dove l’uso dei collage fotografici riesce a trasmettere in modo autentico l’anima del birrificio: intima, umile, ma con una forte visione estetica.

Un’estetica che racconta l’Irlanda

Guardando a questi birrifici si percepisce chiaramente un’identità visiva che non scimmiotta i trend, ma li rielabora con voce propria. In alcuni casi si avverte un approccio più europeo, moderno, minimal. In altri, emerge con forza la materia grezza dell’isola: il paesaggio, la tradizione orale, il legame con la terra.

Tutte queste visioni, così diverse eppure in risonanza, ci ricordano quanto sia centrale il potere della narrazione nella costruzione di un’identità visiva. Quando un brand riesce a raccontare una storia, a dare forma a un mondo in cui le persone possano riconoscersi, nasce un legame profondo. È lì che la birra smette di essere solo un prodotto e diventa parte di un immaginario condiviso. Un luogo emotivo, riconoscibile, in cui tornare — proprio come succede con certi racconti che ci accompagnano nel tempo, e che sentiamo un po’ nostri.

Alice Soncina
Alice Soncinahttp://alicesoncina.com/
Visual designer con una passione per la birra, ne studia l’identità visiva e il modo in cui il design comunica il carattere di un birrificio. Crede che un’etichetta, un logo o un packaging possano raccontare una storia ancor prima del primo sorso, e aiuta i brand a farlo nel modo giusto.

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