È con inquietante regolarità che su Cronache di Birra stiamo raccontando quello che ormai è un vero e proprio fenomeno in atto nel mercato americano: l’acquisizione dei birrifici craft da parte della grande industria. Dopo le vicende riguardanti Firestone Walker e prima ancora Elysian, 10 Barrel, Blue Point, Goose Island (e chissà quanti altri ne dimentico), ora il nuovo nome coinvolto in questa girandola di operazioni è quello di Lagunitas, quinto produttore artigianale statunitense per dimensioni. Nella giornata di ieri si è diffusa la notizia che il colosso Heineken ha acquistato il 50% dell’azienda californiana, assumendo ovviamente un peso importantissimo a livello decisionale.
I dettagli economici dell’acquisizione che si concluderà a fine anno non sono stati svelati, ma sembrerebbe che il birrificio di Petaluma – che possiede un secondo impianto a Chicago e un terzo in costruzione in California – sia stato valutato addirittura 1 miliardo di dollari. Una cifra impressionante che dovrebbe restituirvi le dimensioni del movimento craft americano, sebbene parlare di “craft” risulti difficile di fronte a una produzione annua da circa 1 milione di ettolitri l’anno, al di là di ogni definizione.
Si conoscono invece altri dettagli dell’accordo. In particolare la guida della società resterà in mano al fondatore Tony Magee, mentre il management e l’intera compagnia continuerà ad operare come un’entità indipendente – e ci mancherebbe altro, aggiungerei. L’ingresso di Heineken permetterà a Lagunitas di piazzare le proprie birre in mercati che ancora non ha potuto raggiungere ed è questo il motivo principale che ha portato all’accordo.
Ovviamente insieme alla notizia sono state pubblicate alcune dichiarazioni di ambo le parti. Vi risparmio quelle di Heineken, mentre molto interessante è un lungo post scritto da Tony Magee sul suo blog, in cui ha cercato di spiegare il suo punto di vista. Provo a riassumere i punti chiave:
Lo scorso febbraio, per una settimana, la nostra confezione da 12 di Lagunitas IPA è stata la più venduta in tutta la Bay Area, precedendo la confezione da 30 di un birrificio industriale e quella da 24 di un altro birrificio industriale. Una cosa del genere era inimmaginabile anche solo 5 anni fa. Credo che la scena della West Coast possa anticipare quella del resto d’America e del mondo. Ci vorrà del tempo, ma è realmente possibile. È per questo che abbiamo lavorato duro e siamo cresciuti con questa opportunità e siamo stati guidati da uno spirito d’avventura.
La birra artigianale, la cosa in sé e l’ambiente nel quale prospera è dannatamente complicato. L’ingresso delle multinazionali è fastidioso. […] Quello della birra è un vecchio business in America e per anni è stato molto ordinario. La birra artigianale ha distrutto questa visione e ora l’antico ordine vuole trovare un modo per tornare al passato. Non funzionerà, ma ci stanno provando.
In mezzo a tutta questa incertezza, ed essendo un cinquantacinquenne che pensa come un ottantenne, ho dovuto pensare a come tenere a galla la nostra barca in queste acque inedite. Ci sono almeno cinque categorie di opzioni che vanno dalla totale indifferenza alla cessione totale dell’azienda a qualcun’altro in grado di governare la nave.
La nostra Joint Venture con Heineken è la “sesta via”. Rappresenta un accordo di vicendevole rispetto, un incontro tra pari grado, una partnership tra coetanei. Rappresenta la promozione del movimento craft americano tra coloro che producono birra in tutto il mondo.
Qualcuno potrebbe dire che ho cambiato idea. Beh, l’ho fatto. Ma anche il mondo che ci circonda è cambiato e se l’apprendimento porta a una nuova visione, questo è il miglior tipo di cambiamento che si possa immaginare. La parte difficile è scoprire cambiamenti realmente positivi tra tutte le strade future.
Di fronte a certe dichiarazioni mi chiedo se siano più gravi le acquisizioni della grande industria o le parole dei protagonisti coinvolti in esse. Molto meglio vendere l’intera l’azienda alla multinazionale di turno piuttosto che pubblicare esternazioni del genere, magari infarcite da toni epici e da affermazioni al limite del non sense.
Difficile che l’acquisizione di Lagunitas da parte di Heineken cambi qualcosa nel mondo della birra artigianale, a parte l’uscita del birrificio dal novero dei craft americani. Ben diverse invece sono certe dichiarazioni, che dimostrano confusione e il desiderio di piegare la visione di altre centinaia di piccoli o medi produttori alla propria visione.
Che ne pensate?
Vediamo le cifre, se l’hanno davvero valutata 1 miliardo di dollari io per un decimo gli avrei dato anche l’altra metà, casa, la macchina e mi sarei tatuato “Craft Beer Sucks, in Heineken We Trust” sulla schiena.
Questi sono imprenditori, americani per giunta
non credo ci sia l’intento di ‘piegare i piccoli a questa visione’ venduta..probabilmente ha capito che ha sostanzialmente creato un’industria (magari non tanto nei termini negativi di qualità produttiva) ma magari dal punto di vista gestionale, amministrativo, distributivo e che quindi, per non implodere, ha dovuto per forza trovare un nuovo sbocco facile alle sue birre (e che magari l’affollato e certo crescente mercato prattamente ‘craft’ non era in grado di dare); poi ha condito il tutto con i toni sempre un po’ retorici e epici che hanno gli americani
ti quoto!