Annunci

Vendesi impianto completo con sala cotte da 250 litri

Vendesi impianto per produzione di birra completo per passaggio...

Mastro birraio senior con lunga esperienza cerca un impiego in un birrificio italiano

Sono Alexandru Moisa, Chimico-Mastro Birraio Senior e consulente con...

Vendesi misuratore fiscale del mosto per birrificio

Vendesi misuratore fiscale del mosto per birrificio. Marca Krohne...

Finalmente Roma ha il suo primo vero brewpub: ecco a voi il Birstrò

birstro2A Roma gli appassionati di birra non hanno certo di che lamentarsi: la miriade di pub, beershop, birrerie e altre attività analoghe ha reso la città il fulcro della rivoluzione artigianale in atto in Italia. Eppure c’è un aspetto brassicolo che non ha seguito questa esplosione in atto nella Capitale e che può essere riassunto con un semplice nome: brewpub. Incredibilmente, infatti, fino a qualche mese fa non esisteva ancora un locale con produzione all’interno del GRA, a parte due casi che per un motivo o per l’altro non possono essere considerati brewpub a tutti gli effetti: l’Atlas Coelestis, che si può definire più un ristorante con birra realizzata in loco – non si può semplicemente bere – e la Birreria di Eataly, che chiaramente ha una natura molto particolare. Questa situazione è finalmente cambiata con la recente inaugurazione del Birstrò, di cui finalmente vi parlo su queste pagine.

Il Birstrò si trova nel cuore del quartiere Pigneto, zona di Roma che negli ultimi anni ha registrato l’apertura di diversi locali. Il brewpub è di dimensioni contenute e si sviluppa in una singola sala di forma quadrata, nella quale trovano posto i tavoli e le sedie. Tutto quindi è piuttosto raccolto, ma gli spazi sono sfruttati in modo ottimale: i tre lati del locale ospitano infatti il bancone (a destra), la cucina (in fondo) e l’impianto di produzione a vista (a sinistra). Gli interni sono arredati in modo semplice e non particolarmente coinvolgente, con pochi orpelli e le solite lavagne ormai elemento imprescindibile. A occhi meno esperti del sottoscritto, la presenza dell’impianto deve sicuramente fare la sua porca figura.

Come già accennato in un passato articolo, il nome del locale rivela la sua forte propensione verso l’aspetto gastronomico. Segno dei tempi che corrono: probabilmente pochi anni fa nessuno avrebbe pensato che il primo brewpub urbano della Capitale avrebbe avuto un’impronta del genere. La scelta del nome è forse azzardata, perché nel caso di luoghi di questo genere l’appellativo ha per forze di cose una doppia valenza: così “Birstrò” mi sembra più indicato, appunto, per un locale che per un marchio di birra. Parere che si riferisce a dettagli puramente commerciali e che quindi ha valenza davvero minima.

- Advertisement -

A ogni modo il nome è assolutamente giustificato dall’offerta gastronomica, con un menu non molto ampio, ma ben assortito e intrigante. Tra gli antipasti c’è persino un omaggio al ristorante stellato Colline Ciociare (l’ottima cipolla fondente), dove lo chef (fratello del birraio) ha lavorato in passato. Per il resto tra primi, secondi e dolci c’è davvero l’imbarazzo della scelta e il livello qualitativo si mantiene sempre su standard elevati, soprattutto per un locale di stampo birrario. Da questo punto di vista il Birstrò si inserisce quindi perfettamente nella nuova corrente di ristopub romani, con risultati anche migliori di nomi ben più blasonati.

Dietro al bancone si muove Claudio Angelilli, che è anche il birraio del Birstrò. Come detto l’impianto, uno Spadoni da 300 litri, è visibile e separato dal resto del locale da pareti trasparenti. Le dimensioni sono contenute, ma per il momento le cotte mensili non sono tantissime, segno che dunque le richieste del posto sono ampiamente soddisfatte. E anche in futuro è difficile che possano sorgere problemi di sottodimensionamento, dati gli spazi non immensi del locale. Insomma, la configurazione attuale dovrebbe permettere a Claudio di lavorare in tranquillità negli anni a venire.

- Advertisement -

Attualmente il Birstrò ha alla spina tre sue produzioni, alle quali nei mesi scorsi si è aggiunta temporaneamente una stagionale. Le ricette hanno chiaramente ancora bisogno di alcuni accorgimenti, ma il percorso intrapreso mi sembra promettente e molto interessante. In particolare non si può non notare una certa lontananza dalla moda del luppolo a go go: in tutte le birre si cerca di dare a questo ingrediente il giusto peso, senza forzarlo mai a essere protagonista unico della ricetta.

La Prima (5,5% alc.) è una Golden Ale con una nota dominante di crosta di pane e cereali e con un corpo leggero e funzionale alla bevuta. Meno luppolata di altre interpretazioni moderne, risulta tuttavia abbastanza secca. Rimane un po’ “grassa” (leggero diacetile), ma in generale è piuttosto piacevole. La Pigneta (7% alc.) è un’immancabile IPA, che comunque si mantiene su standard anglosassoni classicheggianti. Tradotto significa spazio alla parte maltata e luppolo in evidenza, ma in modo delicato. C’è un’impronta un po’ troppo decisa degli esteri (soprattutto a livello olfattivo), ma il risultato è sicuramente apprezzabile, anche perché offre qualcosa di diverso in una tipologia altamente inflazionata. La Trip-Hop (7,8% alc.) è invece una Tripel che gioca molto sui toni dolci, ma alla quale manca la secchezza tipica dello stile. Per ammissione dello stesso Claudio le prossime cotte ricercheranno una maggiore attenuazione, che sicuramente servirà a rendere più bilanciata ed elegante la birra. Come già accennato, comunque, l’indirizzo scelto per le ricette lascia ottimisti per le future evoluzioni dell’offerta brassicola del locale.

- Advertisement -

L’idea è che dunque il Birstrò sia al momento un indirizzo molto interessante per ogni appassionato, con la sensazione che in futuro possa crescere ulteriormente. Chi si aspetta il classico brewpub incentrato quasi esclusivamente sulla birra, si troverà di fronte a una realtà completamente diversa. Questa non è una birreria: non c’è gente che si accalca davanti al bancone, né ci sono orde di ragazzi che bevono fuori, davanti all’entrata. L’impressione è di entrare in un moderno bistrot, con il dettaglio – tutt’altro che trascurabile – di avere birra prodotta in loco. Che vi piaccia o meno, questo è il nuovo trend dei locali romani e la moda è arrivata a influenzare anche l’impostazione del primo brewpub della città. Ma al di là di simili considerazioni, è innegabile che il Birstrò sia un luogo da tenere in considerazione e seguire con attenzione, soprattutto per noi appassionati di birra artigianale.

Birstrò
Via Luigi Filippo De Magistris 64
00176 Roma
Tel. 0697600054

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

Ultimi articoli

Come nasce la grafica di una lattina? Il processo creativo di Jungle Juice

Oggi il mercato italiano della birra artigianale è una...

La Primatia di Birranova trionfa al concorso Xmas Beers di Unionbirrai

La quarta edizione del concorso Xmas Beers, organizzato da...

Nella Legge di bilancio una svolta epocale per le accise sulla birra

All'inizio di novembre avevamo introdotto la consueta discussione annuale...

Qual è il pub più antico d’Irlanda? La sfida tra The Brazen Head (Dublino) e Sean’s Bar (Ahtlone)

Pareti in legno e mattoni, violini, flauti e tamburi...

Newsletter

Al bancone è la nostra newsletter quindicinale con notizie, iniziative ed eventi sulla birra artigianale.

Seguici

28,405FansMi piace
14,384FollowerSegui
6,210FollowerSegui
272IscrittiIscriviti

Qual è il pub più antico d’Irlanda? La sfida tra The Brazen Head (Dublino) e Sean’s Bar (Ahtlone)

Pareti in legno e mattoni, violini, flauti e tamburi che suonano vecchie ballate tra pinte traboccanti. È facile associare l'atmosfera da pub irlandese a...

Nuovi locali: Hoppure, Shallo Certosa, TAPS e Chianti Brew Fighters Pub (ex Diorama)

Il panorama della birra artigianale in Italia continua a evolversi con nuove aperture, che dimostrano quanto l'ambiente rimanga dinamico nonostante le difficoltà del momento....

Nuovi locali a Milano, Aosta ed Emilia: Maremoto, Sorso, Dabòun e Sottopressione

Nell'ultima panoramica sui nuovi luoghi birrari, pubblicata a fine maggio, sottolineammo la presenza di ben tre birrerie indipendenti su quattro indirizzi segnalati. Il dato...

5 Commenti

  1. Un sentito in bocca al luppolo ai ragazzi che stanno facendo un ottimo lavoro da mesi e complimenti per l’accoglienza e l’umiltà.

  2. il nome, scritto Beerstrò ma con la stessa pronuncia, esiste già dalle parti di Milano.
    più in generale, inoltre, i nomi derivanti da giochi di parole con le parole birra/luppolo/beer hanno stancato perchè li usano tutti ormai. al prossimo locale consiglio nomi tipo “rutto libero” o “omo de panza”

  3. LOCALE MOLTO CARINO. COMPLIMENTI PER L’IDEA E LA SCOMMESSA INTRAPRESA. LUI E LEI SONO MOLTO CORDIALI GENTILI NEL RISPONDERE A QUALSIASI DOMANDA. UNICA NOTA NEGATIVA TROPPI UN POCHINO ALTI RISPETTO ALLA MEDIA DELLA ZONA (SIAMO AL PIGNETO E’ !!!!!!!)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui