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Nuovi produttori: Birrificio di Ringhiera, South Soul, Shire Brewing e Birrificio Sorio

Nonostante gli ultimi mesi siano stati tutt’altro che facili per il nostro comparto, in Italia hanno continuato a inaugurare nuovi birrifici e nuove beer firm. Chiaramente la frequenze delle aperture non è minimamente paragonabile al passato, ma poter tornare sull’argomento dopo la panoramica dello scorso marzo è sicuramente positivo. Cominciamo allora da Milano, dove a fine 2020 è partita l’avventura di Birrificio di Ringhiera grazie all’iniziativa di cinque soci con un passato da homebrewer. Il nome riassume i due caposaldi del progetto: da una parte il legame con la città di appartenenza e con il territorio, riscontrabile nell’uso di ingredienti peculiari; dall’altra la concezione socializzante della bevanda, centrale nella visione dell’azienda e incarnata dalla classica abitazione popolare della Milano di un tempo.

Al momento il Birrificio di Ringhiera produce tre birre. La Alt Seriana (5,4%) è chiaramente ispirata alle alte fermentazioni di Dusseldorf, ma prevede l’aggiunta di mais “rostrato” rosso di Rovetta, tipico della Val Seriana. La Ma Mi (6,4%) è invece definita una “Saison alla milanese”, perché riproduce la versione più antica dello stile grazie all’impiego di due ingredienti speciali: il riso, a integrazione del malto d’orzo, e lo zafferano, utilizzato per la speziatura. La MI Way (4,5%), infine, è una curiosa rivisitazione in chiave americana della tipologia delle Patersbier, le birre base dei monaci trappisti (anche dette Singel), che si presenta come una sorta di Table Beer arricchita da un dry hopping di luppoli statunitensi. Tre birre non scontate, di cui trovate maggiori informazioni sul sito del Birrificio di Ringhiera.

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Risale a qualche settimana prima il debutto del marchio South Soul, frutto dell’incontro tra il birrificio Stimalti e il blog di homebrewing Brewing Friends, curato da Salvatore Arnese. Sulla falsariga di diversi progetti nati recentemente in Italia, anche South Soul sfrutta l’impianto di un birrificio già attivo – Stimalti per l’appunto – pur mantenendo una sua identità autonoma e indipendente. L’idea è di creare birre moderne e al passo coi tempi, ma mediate dal gusto mediterraneo, mettendo in campo tutta l’esperienza acquisita negli anni dalle due anime del marchio. Al momento sono disponibili sei birre: Naos (4,1%) è una Session IPA con note agrumate e balsamiche; Virgen (6,4%) un’American IPA con aromi di pompelmo, mandarino e resina; Jamila (8%) una Double IPA muscolare e tropicale; Serica (6,7%) una New England IPA profumata e succosa; Mezouar (5,9%) un’American Pale Ale “contemporanea” con toni agrumati e resinosi, Siwah (5%), infine, una Keller di stampo moderno. Se volete conoscere meglio il birrificio South Soul vi rimando al rispettivo sito web.

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E non è molto diversa da South Soul l’impostazione di Shire Brewing, giovanissimo marchio – il lancio ufficiale risale a una ventina di giorni fa – che possiamo considerare una costola del birrificio Oxiana (sito web) di Pomezia (RM). Anche in questo caso una parte del progetto arriva dal mondo della produzione casalinga: Shire è infatti la diretta emanazione di Castrum Porciani, nome con cui due homebrewer (Mirko e Gianluigi) hanno iniziato nel 2017 a far conoscere le proprie creazioni amatoriali. Nel frattempo Mirko ha avuto modo di partecipare a un corso intensivo di KPU Brewing and Brewery Operations a Vancouver e ha fatto la gavetta presso un paio di birrifici laziali. Del modo in cui Shire Brewing si è presentato al grande pubblico abbiamo accennato negli scorsi giorni: piuttosto che affidarsi a luppolate e tipologie “modaiole”, il marchio ha puntato inizialmente su una Mild e una Best Bitter, battezzate rispettivamente Macclesfield (3,5%) ed Ecbert (4%). A breve uscirà una bassa fermentazione molto classica, ma in futuro non sono escluse – e ci mancherebbe! – anche IPA di stampo moderno. Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook di Shire Brewing.

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E concludiamo con il Birrificio Agricolo Sorio, la cui produzione è cominciata ufficialmente a Gambellara (VI) solo all’inizio di maggio. Il nome suggerisce che l’azienda produce l’orzo che utilizza per le sue birre (la maltazione avviene in Austria), ma non solo: la particolarità è infatti estesa anche al luppolo, coltivato nei terreni di proprietà. Per quanto riguarda la filosofia produttiva, l’idea è di realizzare birre “facilmente comprensibili” da tutti, indipendentemente dal grado di impegno di bevuta richiesto dallo stile. Al momento sono state annunciate due creazioni, tutt’altro che banali. La prima si chiama semplicemente Dark Lager (4,4%) ed è una Schwarz sui generis, che prevede l’aggiunta di caffè; la seconda è stata battezzata Gargan IGA (5,8%) ed è una Italian Grape Ale unica nel suo genere, perché realizzata con l’aggiunta di uve Garganega (15%) su una base ispirata alle Gose. Per saperne di più potete consultare il sito del Birrificio Agricolo Sorio o, meglio ancora, la relativa pagina Facebook.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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