Sarcasticamente potremmo affermare che il momento peggiore per aprire un birrificio negli ultimi 25 anni è stato proprio a ridosso dell’emergenza coronavirus: chi ha compiuto investimenti importanti nei mesi passati si ritrova ora a gestire un’attività che praticamente non può operare. Ma al netto dell’amara ironia è chiaro che nessuno poteva immaginare ciò che sarebbe accaduto in così poco tempo, compresi coloro che avevano da poco lanciato il proprio marchio brassicolo. Così le aperture nel nostro settore sono continuate con regolarità almeno fino all’inizio marzo ed è proprio di alcune di esse che ci occupiamo nell’articolo di oggi: quattro progetti partiti come sempre con grande entusiasmo, ma subito costretti ad affrontare enormi difficoltà. Per questo il nostro in bocca al lupo a loro è ancora più grande che in passato.
Partiamo da una beer firm – realtà che sicuramente stanno accusando meno la situazione – e in particolare da Booty Bay, marchio nato a Voghera (PV) a inizio anno. È il frutto dello spirito di iniziativa di Cristian, Alessandro e Fabio, tra amici che dopo anni di cotte in casa come homebrewer hanno deciso di mettersi in gioco nel mondo dei pro. La birra di partenza si chiama Drake (5,8%) ed è un’American Pale Ale brassata con luppoli Citra, Columbus e Simcoe presso l’impianto di Retorto. Il nome richiama il famoso omonimo corsaro e l’idea di omaggiare pirati e navigatori famosi è valida anche per le prossime etichette; chiaramente però ogni progetto per ulteriori ricette è stato momentaneamente accantonato in attesa di tempi migliori. L’obiettivo a tendere è di trasformare Booty Bay in un birrificio a tutti gli effetti. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito della beer firm, che si è subito adattata alla situazione attivando il proprio e-commerce.
Rientra invece nella categoria dei birrifici agricoli Birra Rebvs, la cui sede produttiva si trova a Civè di Correzzola (PD). Il lancio ufficiale è previsto a maggio, ma per la data ufficiale è facile immaginare che si navigherà a vista. Il birrificio nasce all’interno dell’azienda agricola La Rebosola, dove già da anni si coltivano orzo e frumento destinati alla locale Focacceria. Gli stessi cereali saranno utilizzati per le birre, la cui produzione si avvarrà anche di luppolo coltivato in loco realizzando quindi un processo a filiera corta, anzi cortissima. Birra Rebvs si avvale del supporto di Matteo Vanzetto, che se ben ricordate abbiamo citato qualche giorno fa come autore del libro Microbirrifici e aziende agricole. Il marchio veneto partirà con tre birre: Fula, una Belgian Ale con note di coriandolo e bergamotto; Zero, una Pale Ale di stampo americano; Clan, una “rossa” ispirata alla tipologia delle Scotch Ale. Da sottolineare che l’azienda punta forte sul concetto di ecosostenibilità. Maggiori informazioni e aggiornamenti sull’inaugurazione sono disponibili sulla pagina Facebook di Birra Rebvs.
Attraversiamo quasi completamente il territorio italiano per introdurre il Birrificio Artigianale Accussì, aperto a inizio anno a Cesarò, in provincia di Messina. La gestione della sala cotte è in mano a Nino Lo Paro, trentenne tecnico birraio con anni di esperienza in un birrificio artigianale, oltre a una lunga militanza come homebrewer. Lo accompagnano in questa avventura il padre e il fratello: così come molti birrifici artigianali italiani, anche Accussì è un’azienda a conduzione familiare. Al momento viene prodotta una sola birra, battezzata semplicemente Blonde Ale Accussì: si tratta di un’alta fermentazione di colore dorato, realizzata con luppoli nobili che contribuiscono alla definizione del profilo aromatico insieme alle note floreali e fruttate del lievito e alla componente maltata. Il birrificio è attivo con un servizio di delivery in tutta Italia, che prevede consegna gratuita a domicilio. Ulteriori informazioni sono reperibili sulla pagina Facebook del Birrificio Accussì.
Concludiamo la panoramica di oggi tornando in Nord Italia e chiudendo come abbiamo aperto, cioè con una beer firm. Si chiama BIG – Birra Indipendente Gemonese e, come riportato da Il Friuli, nasce dall’idea di due fratelli, Anna e Francesco Facchin. La prima, 32 anni, è laureata in chimica; il secondo, 39 anni, è laureato in agraria e diplomato come “birraio artigiano” alla Dieffe di Padova. In previsione c’è l’apertura di un punto vendita e mescita nel centro di Gemona del Friuli (ex provincia di Udine), ma anche qui ogni progetto è stato rimandato per l’emergenza sanitaria in corso. Intanto però la produzione è cominciata così come il servizio di consegna a domicilio per i comuni limitrofi. Le birre prodotte al momento sono due: San Rock è una West Coast IPA immaginata per il consumo informale e adatto a ogni occasione; The Monkey Business, invece, è un’American Brown Porter definita “atipica”, con note delicate di caffè, tostato e biscotto e sfumature leggermente tendenti al fumé. Per saperne di puù vi rimando alla pagina Facebook di Birra Indipendente Gemonese.