Dell’edizione 2014 di Rhex Rimini ho scritto diffusamente circa una settimana fa, raccontando del numero in calo dei birrifici partecipanti e di addetti ai lavori tra gli astanti. Ciononostante la fiera riminese è stata l’occasione per molti produttori italiani di presentare alcune loro nuove creazioni: saranno queste, insieme ad altre, ad alimentare il post odierno sulle novità brassicole del nostro paese. Partiamo allora dall’Imperial Deep Underground di Opperbacco, birra che ha riscosso un buon successo tra il pubblico. Si tratta di una versione “pompata” della Deep Underground, con la quale condivide in parte la ricetta. Una delle modifiche più importanti è l’aggiunta in bollitura di svariati chili di caffè macinati al momento, mentre non manca il classico dry hopping a fine fermentazione. Lo stile? Difficile inquadrarla, potrebbe essere considerata un’Imperial Porter assai luppolata.
Restando in Abruzzo, c’è da segnalare la Braveheart di Almond ’22, che a suo modo segna una tappa storica per il birrificio di Spoltore. È infatti la prima bassa fermentazione nella quale si è cimentato il birraio Jurij Ferri, come spiega egli stesso sul sito Il Birronauta:
Dopo anni di alta abbiamo sentito di avere quel tanto di esperienza e maturità per iniziare il cammino anche della bassa fermentazione. Il nome è chiaramente legato a un personaggio storico che amiamo ma prettamente al coraggio di fare delle scelte di mercato libere e consapevoli. Sarebbe stato più facile e sicuro brassare una nuova Ipa.
Stoccata finale a parte 🙂 la Braveheart è definita dallo stesso birrificio un’Imperial Lager, quindi con un contenuto alcolico superiore alla media (7,6%).
All’epoca ho lasciato qualche nota degustativa sulla Triskell, ultima nata in casa Birrificio Settimo, ma visto l’argomento di oggi credo sia meglio rinfrescarvi la memoria. Si tratta di una birra scura, appartenente allo stile delle Belgian Stout: una tipologia stranamente poco diffusa, ma che annovera alcune incarnazioni di livello considerevole – penso alla Extra Export Stout di De Dolle o alla Hercule di Ellezelloise. La Triskell si caratterizza per un corpo setoso e un ventaglio aromatico di ampio spessore, riuscendo a mantenersi piuttosto facile da bere nonostante tutta la “ciccia” che si porta dietro. Un altro bel colpo per il birraio Nicola Grande.
Appartiene alle Stout, ma a quelle di origine anglosassone, una delle due novità presenti a Rimini di Birra dell’Eremo. La Terra è infatti una Oatmeal Stout, prodotta cioè con l’impiego di avena in grado di fornire un corpo più morbido rispetto alle classiche Stout inglesi. La Brace (10,8% alc.) è invece ciò che il birrificio definisce un “Sagrantino Barley Wine”, cioè una classica birra forte di stampo anglosassone che, seguendo una moda ormai diffusa tra i birrifici italiani, è stata affinata per diversi mesi in botti di vino. Indovinate quale 🙂 … Entrambe le birre mi hanno ampiamente convinto e segnano la costante crescita di questo giovane produttore.
Rimanendo ancora nel contesto riminese, occorre segnalare anche due novità da Benaco 70. La Honey Ale è, come il nome suggerisce, un’alta fermentazione in stile Belgian Strong Ale realizzata con l’impiego di miele di castagno. È chiaramente una birra calda e avvolgente (7,5% alc.), dove il miele gioca un ruolo da protagonista. Se non amate le birre al miele statene lontani, diversamente potrete trovare una bella sorpresa. La India Pale Ale (7% alc.) appartiene invece allo stile più diffuso al mondo ed è brassata con soli luppoli americani. A Rimini mi ha colpito per le sue note molto aromatiche, con sfumature particolari che la rendono decisamente originale.
E per finire lasciamo il Rhex per entrare in casa Toccalmatto, che recentemente ha annunciato le sue nuove creazioni direttamente sul suo sito web. Una è già abbondantemente conosciuta dagli appassionati (Salty Angel), mentre le altre due suonano (almeno alle mie orecchie) del tutto inedite. La Okie Matilde è una Belgian Ale volontariamente brettata, creata in collaborazione col birrificio Prairie. Può essere considerata un omaggio alla leggendaria trappista Orval, alla quale immancabile cerca di avvicinarsi. La Dr. Caligari (6,1% alc.) può essere invece considerata una Berliner Weisse “muscolare” – vorrei evitare di usare l’aggettivo “Imperial” 😛 – prodotta con l’aggiunta di una notevole quantità di lamponi. Entrambe le novità di Toccalmatto saranno disponibili da febbraio, quindi l’attesa sarà davvero breve.
Visto che molti di voi sono stati a Rimini, avete avuto modo di assaggiare alcune di queste novità ?
Bevuta la Triskell a Rimini, molto buona mi è piaciuta 😛
Il paragone con la stout di De Dolle o la Ellezelloise però non mi sembra molto calzante, visto che sono stout da 9 gradi 🙂
Non era un paragone, ma mi piaceva citare due birre appartenenti a uno stile (Belgian Stout) che troppo facilmente viene “incorporato” nelle IRS.
Ci sarebbe la monks stout di dupont, anche se credo che utilizzino il loro lievito saison.
mi piace un sacco la Monk’s stout di Dupont….c’è anche la Winterkoninske di Kerkom più o meno in stile Belgian stout più pompata 🙂
La Berliner Weiss di Toccalmatto è da bere guardando un capolavoro del cinema espressionista tedesco…
http://youtu.be/sitjd_CxGjE
Caligaris…
mercoledì scorso ho avuto modo di assaggiare alcune birre di Almond ’22 tra cui la Braveheart che mi ha impressionato positivamente come anche la Hibernum. questo birrificio è sempre più una garanzia.
A Carnago avranno pure chiuso il capitolo dei discutibili latinismi monchi (es. Quis Hoc e Nuce), ma resta il fatto che, a volte, faccio seriamente fatica a capire il significato dei nomi delle ottime birre di Nicola Grande.
Ma che significa Triskell 😀 ???
“Google è tuo amico” http://it.wikipedia.org/wiki/Triscele
Grazie Andrea. Ma mi sfugge il nesso tra la creatura con le tre gambe e la birra in questione.
Il nome più azzeccato fino ad ora per le ottime birre di Nicola!!
Non sceglie lui i nomi…
Comunque per la cronaca Carnago è in una zona di insediamenti celtici o golasecchiani e l’etimologia del toponimo ne è un esempio quindi forse si sono ispirati a questo per il nome della stout…
Vorrei ricordare anche tra le belgian stout l’ottima StoutErik della Brasserie de la Senne..quella a cui la Triskell si avvicina di più!!
http://www.hops-comptoir.com/25-hop-triskel-alsace
Ricci sempre sul pezzo!
Non mi risulta ci sia questo luppolo nella birra, per cui l’origine del nome sarà un’altra.
Sì confermo che il motivo non è quello
Il mistero si infittisce! Non resta che attendere la spiegazione di Nix.
Sempre in tema di nomi bizzarri del Settimo, anche il nome di una delle birre presentate a fermentazioni e riproposta e spiegata come un tributo al monte Rosa, non c’entra nulla. Sto parlando della corno d’oro che non è una vetta del monte rosa ma:
http://it.wikipedia.org/wiki/Corno_d'Oro
Non seguo il discorso di Almond, perché ci vorrebbe una maggiore esperienza per brassare una bassa?
perchè sulle basse fermentazioni non ci sono tradizionalmente spezie, luppolature paracule a coprire magagne e il profilo del lievito è molto neutro….qualsiasi difetto della birra ti balza subito in faccia
Riallacciandomi alla Dr. Caligari, 92 minuti di applausi!
Come risposta è abbastanza sconsolante, sarebbe come dire non sapendo produrre una birra priva di difetti è meglio brassare ad alta, con la speranza che questi restino nascosti.
Quindi il vero birraio si giudica dalle basse?
Stouterik
Si intravede una buona dose di sperimentazione stilistica, o sbaglio? Dal mio punto di vista, è una cosa positiva: esprime la necessità dar sfogo ad una vena creativa e personale, fermo restando l’importanza di avere quel numero di birre in gamma “semplici” e ben fatte