Oggi torniamo a occuparci di nuove birre italiane per smarcare le tante segnalazioni ricevute negli ultimi giorni. Partiamo da Ca’ del Brado (sito web), che proprio ieri ha annunciato la sua inedita Fruston (7,8%), realizzata in collaborazione con il birrificio La Malpolon (sito web) di Montpellier. Se il nome di questo produttore non vi suona nuovo è perché si è già affacciato in Italia: fu protagonista di una bellissima tap takeover presso Luppolo Station durante l’ultima Italy Beer Week, facendosi notare per le sue ottime birre, spesso ispirate alla tradizione delle fattorie. Così la Fruston è una Bière de Garde in versione “wild”, brassata con soli luppoli francesi in fiore (varietà Strisselspalt e P 10/9) e affinata 5 mesi in botte. Di colore rosso borgogna, si contraddistingue per netti toni fruttati (marasca, agrumi, prugna e ribes), accompagnati da sfumature vinose, di cuoio, frutta secca, cantina e un tocco di cacao e spezie. Sarà presentata nel corso del Farmhouse Pride che si terrà a metà giugno e di cui abbiamo già scritto negli scorsi giorni.
A fine maggio invece si è tenuto il grande evento per i quindici anni di Birrone (sito web), importante birrificio della provincia di Vicenza. In quell’occasione è stata presentata la 200% Italiana (4,8%), una Helles prodotta ovviamente con sole materie prime coltivate direttamente dall’azienda e trasformate in Italia. Di colore giallo dorato con riflessi aranciati, la novità di Birrone gioca sull’eleganza, alternando alla buona definizione dei malti (miele, panificato, cereali) una delicata luppolatura. Fresca, scorrevole e facilissima da bere, la 200% Italiana è un bel manifesto per la filiera brassicola del nostro paese, tanto da riportare in etichetta il logo del Consorzio Birra Italiana. Possiamo considerarla l’ennesima incarnazione di un fenomeno in grande ascesa, destinato, dopo tanti anni di sperimentazioni, a influenzare il futuro del comparto artigianale.
Una decina di giorni fa, invece, è stata annunciata l’interessante collaborazione tra i birrifici Toccalmatto (sito web) di Fidenza (PR) e Eastside (sito web) di Latina. La birra si chiama semplicemente ESB (5,5%) ed è inutile specificare che si ispira alle Extra Special Bitter, cioè la versione più alcolica e “piena” della famiglia delle Bitter anglosassoni. La ricetta è piuttosto classica, con un profilo maltato in evidenza e un buon bilanciamento ottenuto con l’impiego di luppoli inglesi. Al naso emergono note terrose, speziate e di caramello e frutta secca; al palato l’ingresso dolce è contrastato da un leggero torrefatto e dall’elegante luppolatura, con un ritorno di toffee e le stesse sensazioni terrose e speziate già avvertite all’olfatto. Una novità da provare da parte di due birrifici che non hanno mai nascosto il proprio amore per le tradizioni brassicole del Regno Unito.
Restiamo nell’ambito dei classici stili britannici per presentare la King Lear (11%), la nuovissima Imperial Stout del birrificio La Piazza (sito web) di Torino. Il birraio Riccardo Miscioscia ha voluto creare una birra forte, muscolare e adatta a un lungo invecchiamento, caratterizzata da un ventaglio aromatico decisamente articolato: troviamo aromi tostati, torbati e affumicati, accompagnati da venature di frutta secca e biscotto, ma anche caffè e cacao percepibili soprattutto nel retrolfatto. Il corpo è denso e morbido (c’è una percentuale di avena), mentre per un valido abbinamento il birrificio consiglia di accompagnare la King Lear con cioccolato fondente o addirittura con un buon sigaro. Molto curata la grafica in etichetta, in puro stile La Piazza.
Può una birra essere inclusiva? Nel caso dell’ultima nata in casa Birra Puddu (sito web), birrificio della provincia di Oristano, la risposta è affermativa. La PerMé (1,6%) nasce con questo obiettivo, sfruttando un bando di Sardegna Ricerche dedicato all’innovazione produttiva nell’ambito del comparto brassicolo locale. La birra presenta alcune caratteristiche che la rendono adatta a tante persone per motivi diversi: innanzitutto si contraddistingue per un tenore alcolico bassissimo, poi è certificata senza glutine (quindi adatta a chi soffre di celiachia), infine ha una carbonazione molto leggera. Se vi state chiedendo come possa essere inclusiva l’ultima caratteristica, vi basti pensare che fu suggerita al birraio Mauro Fanari da una socia AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), perché una frizzantezza elevata rende difficile la deglutizione a chi è affetto da specifiche patologie, come appunto la sclerosi multipla. Anche l’etichetta segue lo stesso principio, presentando caratteri in braille. La ricetta è realizzata sul modello di una leggerissima Bitter e prevede malti inglesi Maris Otter e Crystal e una luppolatura con la moderna varietà Mosaic.
Infine dovrebbero uscire proprio in questi giorni quattro novità del birrificio La Diana (sito web), produttore della provincia di Siena. La Italian Dandy (6%) è una Saison brassata in collaborazione con il birrificio belga t’ Hofbrouwerijke (sito web) e aromatizzata con il dandelion, ossia il tarassaco (o dente di leone). Di colore giallo paglierino, mostra aromi fenolici (pepe nero e bianco) e di esteri (frutta matura a pasta gialla); in bocca risulta rotonda ma scorrevole e chiude secca. Anche la Depende (4%) è una birra collaborativa, ma questa volta la partnership è col birrificio toscano Doctor B (pagina Facebook). Decisamente estiva e molto particolare, può essere considerata una Gose al melone in cui il frutto domina la scena, accompagnato però da un tocco salino e acidulo. La Raab (5%) è invece una classica Irish Red Ale, con note di caramello e biscotto e una chiusura leggermente amara a bilanciare la bevuta. Infine la Tesifone (5%) è una Oatmeal Stout, realizzata con una percentuale di malti tostati a legna. Morbida e vellutata grazie alla presenza dell’avena, ostenta note di caffè, cacao amaro e cioccolato extra fondente.